il Fatto Quotidiano, 28 maggio 2024
I corrotti di Montale, i rutti di Ennio, lo scollo della Lollo
Una pisciata, troppo lunga, con Gabriel García Márquez; una canna, rifiutata, con William Burroughs; un abbaglio, perdonato, con Mario Monicelli salutato come “Comencini”. E lui: “Magari!”. A volte capita, ma ai cronisti capita più spesso che agli altri. E così è per Ennio Cavalli – classe 1947, inviato Rai per la radio, poeta e narratore laureato (Premi Viareggio e Campiello) –, testimone di storie, Storia e vite che non sono la sua, memorabili, abbacinanti, stellari, compreso un inedito di Eugenio Montale (qui riportato) che, nel 1975 (anno del Nobel), gli scrive: “I ventenni d’oggi tendono a intrupparsi… Sono stati corrotti dai loro educatori… Io a 20 anni non ero felice, ma nemmeno troppo infelice… Non ho figli, meglio così…”.
Di star e starlette il giornalista ha fatto incontro e incetta, e ora Ci dice tutto il nostro inviato, fresco di stampa per Rubbettino. Da buon poeta, Cavalli non lascia sepolto il Porto; riporta a galla le perle e persino i granchi: fallimenti e gaffes, come con Woody Allen o Wisława Szymborska, chiamata poeta anziché poetka, poetessa, in anni in cui il gender contava, soprattutto per le signore e gli intellettuali.
Il titolo dello zibaldone – tra memoir, “porta-pillole” e dispaccio culturale – rimanda alla “formula usata per lanciare da studio i servizi dei colleghi in trasferta. ‘Ci dice tutto il nostro inviato’. A viva voce. Come i teatranti, gli imbonitori o i frati predicatori”, o come il capoclasse Dino Buzzati, il “cronista-raccontista” di “un tempo”, quasi un secolo fa, quando “i lanci d’agenzia si presentavano come ‘papiri’ cartacei (che) i capiredattori srotolavano e isolavano servendosi del bordo della scrivania come righello”: lustri di lusso, quando un collega veniva mandato a Stoccolma un’intera settimana, con sconfinamento a Oslo per la Pace. Ai Nobel “col botto”, qui, è dedicato un capitolo, dal burbero Naipaul al melanconico Saramago, passando per gli italiani Levi Montalcini, Rubbia, Fo, Parisi fino alla Beautiful mind di Nash, genio schizofrenico, che “gioca a rubamazzo con la fantasia e la matematica”.
La cronologia si dilata dagli Anni di piombo, che oscurano persino il Giro d’Italia 1977 al grido di “Gambe di piombo e piombo nelle gambe”, ai processi per l’attentato a Giovanni Paolo II (1981) seguiti con quell’altro cronista, Giovanni Arpino. Dal pranzo, chez Erri De Luca, con Barbara Balzerani, ex Br stupita della “violenza degli automobilisti” (sic), alla epidemia di Aids, dalla Berlino unificata e festosa all’ex Urss della perestrojka, quando Cavalli chiede alla guida se il nome di Aleksandr Solženicyn, inviso al regime, si pronunci con la ge o la ghe. E lui: “Non si pronuncia affatto”. Da stampare è poi il monito di Iosif Brodskij, altro Nobel interpellato: “Non basta essere dissidenti per essere buoni scrittori. Una cosa è il dissenso, un’altra la letteratura”.
Seguono “interviste-matrioska” agli Antichi maestri con un piede nell’Ottocento: Aldo Palazzeschi, Riccardo Bacchelli, allievo di Giovanni Pascoli (“Mediocre scolaro io; pessimo insegnante lui”), e il succitato Montale, che accoglie in casa il giornalista “scusandosi. È molto stanco, ha mal di denti”, ma non lesina il vetriolo, la sprezzatura da ligure. Della mancata carriera di cantante lirico sussurra: “Ci vogliono genialità ed esteriorità, sensibilità e frivolezza per riuscire a sormontare il lato ridicolo del trucco, del pubblico, applausi e fischi, claque, agenti… È un mestiere con lati spaventosi. E io non avevo il sistema nervoso adatto per le scene”. Poi insinua: “Quello che scrive le canzoni di Gianni Morandi… Franco Migliacci! Pare sia il più importante poeta italiano…”.
A zonzo con Marta Abba, musa di Pirandello, Wolfgang Wagner, nipote di Richard, Pier Paolo Pasolini, Jorge Luis Borges (“La poesia è allegria anche quando l’allegria non c’è”), Cavalli confessa: “Ho acceso una sigaretta a Patty Pravo. Gina Lollobrigida si girò di spalle, potevo chiuderle la cerniera dell’abito? Ennio Morricone confidò che tra le coloriture sonore di Per un pugno di dollari (fischi, frusta, ocarina, scacciapensieri) c’era anche un rutto d’autore”. E che autore: Cavalli, detto Ennio.