La Stampa, 27 maggio 2024
Intervista a Ornella Vanoni
«Tutta questa corsa alla longevità è una stronzata»: parola di Ornella Vanoni, 90 anni a settembre. La signora della canzone accoglie La Stampa nella sua nuova «cuccia» minimalista, di tre locali. Dopo due concerti trionfali agli Arcimboldi di Milano, coronati da standing ovation, il 6 giugno sarà di scena alle Terme di Caracalla con l’ultima tappa della tournée Senza Fine. Ma sembra di una tranquillità Zen. Sul divano bianco, si apre a 360° con la sua verve ironica, sottile: dolce e tagliente. Sempre arguta.
Anticipazioni sullo show di Roma?
«Non ci saranno maschi. Sono tutti in tournée. In compenso, c’è Drusilla: fa per uomini e donne. Lo stimo molto. Inoltre, duetterò con Malika Ayane».
Come si prepara, vocalmente e fisicamente, a due ore di concerto?
«Non faccio niente. Anche quando vado da Fazio, invento e prendo appunti, strada facendo».
Ha duettato con tutti i grandi. Chi ricorda di più?
«Lucio Dalla. Era un genio: vocalmente mirabile. Scriveva testi splendidi, ironici, spudorati. Talora di una tristezza terrificante. Ma sempre intelligenti».
Rapper e trapper?
«È la musica d’oggi e bisogna accettarla. Come accadde per l’arte moderna, quando sconvolse quella classica. Comunque, meglio un bravo rapper come Marrakech, che certe canzonette estive, tutte uguali».
È incappata nella censura con due canzoni: Il marinaio e Non sai fare l’amore. Cosa trova scandoloso, oggi?
«Tutto: tutto è pornografico».
Anni fa annunciò che non avrebbe più inciso un disco...
«Adesso però ne arrivano due: uno a settembre e l’altro nel 2025».
Mara Maionchi sostiene che lei sia competitiva. Vero?
«Sì, con me stessa. Cerco di fare sempre meglio».
Ha debuttato sul grande schermo nel’61, con Romolo e Remo, mitologico film di Sergio Corbucci. Poi ha un po’ trascurato il cinema?
«In quel periodo stavo a Roma che aveva “più voce” per lo spettacolo. Tra canzone e teatro, ho perso il tram del cinema. Ma ho girato i Viaggiatori della notte con e di Ugo Tognazzi».
Un film profetico sulla rottamazione umana e l’ageismo?
«Al contrario. Nella pellicola, i vecchi venivano fatti fuori. Oggi si fa di tutto per allungare le loro vite. E si moltiplicano le RSA. Bisogna far sopravvivere, finché si “vive”. “Mettere più vita nei giorni, che giorni nella vita”, come sosteneva Rita Levi Montalcini».
In scena ha vestito l’etno chic di Giuliana Cella e le architetture di Gianfranco Ferrè. Poi è passata dal provocante Gianni Versace, suo grande amico, al rigoroso Giorgio Armani. Il senso di questo balletto?
«Cambiano i tempi. E Armani è il più bravo, in tutta questa schifezza che si vede sulle passerelle».
Ha il tabù dei capelli bianchi?
«No. Li tingo perché, canuta sembrerei Bruno Lauzi. Con tutto il rispetto».
Scenografie di Pomodoro, la collana di sassi dello scultore Giorgio Vigna, la sua icona disegnata da Giorgio Forattini sulla copertina di Duemilatrecentouno parole. L’arte sulla scena della musica leggera?
«Per il gusto della sperimentazione».
Il contrario del populismo che sta vincendo in politica?
«Infatti, il pubblico faticava a identificarsi in me. Grazie a Fazio, ha scoperto e apprezzato la vera Ornella. Senza maschera».
Cosa nascondeva?
«La mia timidezza. Anche se il mio corpo e le mie movenze apparivano il contrario».
Trump o Biden?
«Trump mi fa paura. Scelgo, Biden anche se è uno sciancato...bip, bip... Ma non c’era una terza opzione? Mi sarebbe piaciuta Michelle Obama».
Voterà alle Europee? Chi?
«Per forza. Ma il voto è segreto».
Però, era nota la sua simpatia per Craxi, nella Milano da Bere.
«Allora, pensavamo di essere tutti –issimi. Poi, ci siamo ritrovati poveri. Visti i risultati della politica odierna, ridateci “il cinese"».
Due donne leader: Giorgia Meloni/ Elly Schlein. Soddisfatta?
«La Meloni mi sembra più preparata in politica. E qui mi fermo».
E la Schlein?
«Ma non mi aveva chiesto della Meloni?».
Titolo di un rotocalco: “Non sono mai stata una mamma e non sarò una nonna”. Cambiato idea?
«Ma dove l’ha letto? Sono stata anche mamma. Ma diversa. Perché mi dividevo col lavoro».
I suoi nipoti?
«Sono molto orgogliosa di loro. Matteo è il sole. Camilla è una Corto Maltese in gonnella. Viaggia sempre».
Altro titolo: “Da profumo di donna a profumo di nonna” Che effetto le ha fatto?
«Uso sempre lo stesso profumo di tuberosa».
Si torna a discutere dell’aborto che peraltro ha vissuto anche lei. Che ne dice?
«È una cosa che riguarda solo le donne. Possono occuparsene solo loro».
Molestata?
«Non proprio. Racconto che da bambina un idraulico mi ha guardato nelle mutandine. Ma solo per sottolineare la vergogna che ho provato e il senso di colpa. Sì, il senso di colpa, per il quale stavo alla larga dall’idraulico e le donne hanno timore a denunciare».
Guarda la Tv? Cosa?
«Film».
Legge i giornali?
«Solo gli articoli di fondo».
L’ultimo libro che ha letto?
«La vendetta delle muse di Serena Dandini».
Naviga sul Web?
«Sono attivissima e amo, amo, amo Chico, il cane di TikTok».
Ha sempre baciato uomini e donne, non necessariamente amanti, sulla bocca. Però, nell’ultimo concerto ha recitato La poesia di un abbraccio di Pablo Neruda. Che differenza c’è tra questi due moti d’amore?
Il bacio può essere superficiale, tipo “ciao come va?” L’abbraccio, se fatto bene, scioglie i nodi. Dona un pezzo di te.
Crede, prega?
«Sì in Gesù. E lo adoro».
Perché dice tante parolacce?
«Sono termini del dizionario. E poi cazzo non ha più lo stesso significato di un tempo. È un’esclamazione rafforzativa».
"La tua voce che scalda i cuori”, scrisse per lei, Alda Merini, “non scalda te stessa”. Vero?
«Certo, non mi dona il calore di una persona».
È nota la sua depressione. Ma perché ne soffrono tanto, anche le nuove generazioni?
«Non sono depressa. Mi sono curata e mi curo con gli psicofarmaci. I ragazzi...chi ha vissuto il Covid tra i 12 e 13 anni, l’età in cui si entra in contatto con la vita, si è rinchiuso. La mia amica psichiatra combatte con tanti di essi, perché non si uccidano».
Come mai l’omosessualità fa ancora titolo sui giornali?
«Gossip. Per bilanciare le notizie tragiche».
La sua omosessualità?
«Parlerei di omoaffettività, perché mi piace il corpo maschile».
Gino Paoli canta: “I ricordi sono dei bambini che sanno inventare quello che gli va”. Quanto ha saputo inventare in questa intervista?
«Niente. Poi, qualche piccolo segreto bisogna mantenerlo, no?». —