Il Messaggero, 27 maggio 2024
Il Trump-bis porterà l’America lontana dal fronte europeo
NEW YORK Se il prossimo 5 novembre Donald Trump verrà rieletto, entro 24 ore fermerà la guerra fra Russia e Ucraina. Questa è un’affermazione che lui stesso ha fatto più di una volta, ma sempre rifiutandosi di chiarire come potrebbe convincere Zelensky e Putin a deporre le armi così prontamente. «A ciascuno di loro dirò certe cose che non direi al resto del mondo, ed è per questo che non posso dirvi molto di più» ha spiegato sibillinamente il tycoon in un’intervista all’ex collaboratore Sebastian Gorka. IL PIANO Persone a lui vicine hanno sostenuto che il programma sarebbe di spingere Zelensky a cedere l’intera regione del Donbass e la Crimea. Secondo il Washington Post: «In privato, Trump ha detto di ritenere che sia la Russia che l’Ucraina vogliano salvare la faccia, vogliano una via d’uscita». Per di più, l’ex presidente è anche convinto che «alla popolazione di alcune aree dell’Ucraina non dispiacerebbe far parte della Russia». Si tratta però di teorie che solo pochi dei suoi collaboratori giudicano realistiche, per non parlare poi dei politologi indipendenti. L’analista Fiona Hill, che per due anni è stata primo consigliere sulla Russia di Donald Trump e oggi è in posizioni critiche nei suoi confronti, spiega che l’ex presidente vede la guerra come una semplice «disputa territoriale, piuttosto che una questione che riguarda l’intero futuro della sicurezza europea e, per estensione, dell’ordine mondiale». Non c’è da stupirsi di questo, perché l’indifferenza di Trump nei confronti dell’Europa non è una novità. «ADDIO ALLA NATO»Da presidente più volte aveva minacciato di uscire dalla Nato. E appena due mesi fa, durante un comizio, è arrivato a dire che sotto una sua seconda amministrazione gli Usa non obbedirebbero all’articolo 5 dell’Alleanza sulla reciproca difesa e lascerebbero Putin libero di fare «quel che diavolo vuole» se attaccasse un Paese «moroso» che non spende abbastanza per la propria difesa. Bisogna anche ricordare la sua prima reazione due anni fa, nel febbraio 2022, quando fu l’unico nel mondo occidentale a lodare la mossa di Putin di invadere l’Ucraina come una decisione «geniale e astuta». E ricordare altresì che ha un conto aperto con Zelensky, che si rifiutò di soddisfare la sua richiesta di trovare del «marcio» su Biden. Le pressioni sul presidente ucraino portarono al primo impeachment di Trump nell’autunno del 2019, quando la Camera lo incriminò per abuso di potere ma il Senato lo assolse. AMERICA FIRSTNei suoi otto anni da leader del partito repubblicano Trump ha plasmato il partito nella sua quasi interezza sul concetto di “America First”, un allontanamento dalla tradizionale posizione internazionalista e atlantica dei repubblicani e della loro fiducia nelle alleanze e negli accordi commerciali. Allo stesso tempo si è manifestamente avvicinato a Putin, anche in questo caso portandosi dietro una maggioranza del partito.La sua ammirazione per l’autocrate lo ha spinto ancora una volta a non unirsi alla condanna universale di Putin per la morte di Alexei Navalny, scegliendo di parlarne solo dopo vari giorni senza neanche citare il presidente russo. E pochi giorni fa ha mandato un altro messaggio “all’amico” Putin, parlando di Evan Gershkovich, il giornalista del Wall Street Journal, prigioniero in Russia da più di un anno. Trump ha detto che Putin lo libererà solo se lui è eletto, «lo farà per me, e per nessun altro» si è vantato, forse senza neanche rendersi conto che così segnava la sorte di Gershkovich che sicuramente resterà in prigione fino a dopo le elezioni di novembre. I DUBBI SULLA STRATEGIADa tutto ciò si potrebbe dedurre che Trump sia decisamente schierato a fianco di Putin e se un piano di pace davvero ce l’ha, non è certo quello che l’Europa vorrebbe. Eppure ci sono fatti e testimonianze che fanno pensare che forse non tutto è così scontato. Trump per esempio non ha messo i bastoni fra le ruote allo speaker della Camera Mike Johnson quando questi ha finalmente messo ai voti gli aiuti per l’Ucraina. Se Trump avesse voluto abbandonare Kiev, avrebbe potuto farlo: poche settimane prima aveva con successo ordinato ai repubblicani di bocciare senza appello un simile finanziamento che doveva andare a sanare la questione dell’immigrazione. Non è dunque sicuro al cento per cento che, se eletto, Trump abbandonerà l’Ucraina. Gordon Sondland, già ambasciatore di Trump all’Ue e ora impegnato per la sua rielezione, sostiene che le sue esternazioni così in dissonanza con gli alleati europei, pro Putin e anti Ucraina, sono vuota retorica per soddisfare lo zoccolo duro dei suoi sostenitori: «Sta facendo una finta per mantenere la sua base solidamente allineata fino a quando non avrà superato le elezioni».Cosa consiglia Sondland all’Europa? Ricordando che per Trump due cose sono importanti, essere lodato e ammirato e proteggere gli interessi degli Stati Uniti, suggerisce di venire a fargli visita a Mar-a-Lago, per omaggiarlo e per spiegargli perché restare nella Nato e continuare a proteggere l’Ucraina sia appunto – negli interessi degli Usa.