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 2024  maggio 27 Lunedì calendario

Come far molti soldi coi crediti garantiti: ecco Banca Progetto

C’è un mercato nel quale le banche e il governo, dimenticata la tassa sugli extraprofitti e lo scontro sui crediti del Superbonus, vanno d’amore e d’accordo. Perché, proprio grazie alla mano pubblica, in questo mercato fanno grassi utili. È il settore dei crediti garantiti dallo Stato, che vede un solo operatore specializzato: Banca Progetto, piccola ma dai fortissimi utili, controllata da Oaktree, il fondo Usa che ha appena sfilato l’Inter alla famiglia Zhang. Ora però Banca Progetto potrebbe essere ceduta ad un altro operatore internazionale, Centerbridge, che ha alle spalle grosse plusvalenze realizzate in Italia con un’altra banca-cerniera tra spesa pubblica e imprese.
Il mercato dei crediti alle Pmi garantiti dallo Stato è un business di nicchia ma assai lucrativo. I sistemi pubblici di garanzia gestiti da Mediocredito Centrale e Sace, la società che assicura le operazioni all’estero delle imprese italiane, sono finanziati dal governo. Così le banche erogano finanziamenti alle imprese moltiplicando il valore delle garanzie ottenute: un euro di fondi pubblici ne genera fino a 14 di nuovi prestiti. Durante il biennio 2020-2022 questo mercato ha vissuto un vero boom, dovuto alle norme per salvare le Pmi dalla crisi della pandemia. Ma ci sono ampi margini di crescita e gli analisti prevedono che il mercato si stabilizzerà a 45 miliardi di nuovi finanziamenti annui, il doppio dei livelli pre-Covid.
A questo mercato partecipano tutti i maggiori gruppi creditizi nazionali. Secondo uno studio di Pwc, i primi 10 player bancari gestiscono il 90% dei crediti pubblici garantiti alle Pmi, pari a uno stock complessivo di 120,2 miliardi. Nel settore svetta un piccolo operatore, Banca Progetto, l’unico istituto specializzato che, a dispetto della sua limitata quota di mercato (pari al 4,8%) ottiene performance aziendali da primato. A fine 2022 Banca Progetto aveva in portafoglio 5,8 miliardi di crediti garantiti dallo Stato, il 4,8% dei 120 miliardi gestiti dai primi 10 operatori. Ma mentre per gli altri nove questi crediti valevano appena dal 5 al 15% dei loro prestiti totali, per Banca Progetto questa quota saliva all’88%. La motivazione della specializzazione è che con la gestione dei crediti alle Pmi erogati dallo Stato si fanno soldi a palate. Nel 2023 l’istituto ha avuto un utile netto di 71,9 milioni, in aumento del 38% rispetto al 2022, ma addirittura pari a tre volte e mezza i 20 milioni del 2021. Nello stesso anno, Banca Progetto ha ottenuto un rendimento del capitale (Roe) del 30%, il triplo della media delle banche italiane che già era da record, superiore della metà alle banche europee. I profitti sono dovuti ad alcuni fattori: grazie alla garanzia dello Stato, alla banca i crediti erogati costano accantonamenti molto inferiori a quelli che sarebbero necessari se la garanzia pubblica non ci fosse. C’è poi il rapporto tra il costo del lavoro e i ricavi, che l’anno scorso per Banca Progetto è stato pari ad appena il 32,8%, mentre per la media delle banche italiane era superiore di un terzo.
Le radici di Banca Progetto affondano in un fallito tentativo di realizzare una banca locale in Lombardia. L’istituto nacque nel 1994 a Lecco come Banca Popolare Lecchese, dopo l’acquisizione della concorrente Popolare di Lecco da parte del colosso tedesco Deutsche Bank, che spinse alcuni imprenditori locali a uscirne e fondare una banca del territorio. Ma Banca Lecchese non decollò e il 13 luglio 2008 fu acquisita dal gruppo Banca Etruria. La Popolare di Arezzo però fu messa in risoluzione dalla Banca d’Italia il 21 novembre 2015, azzerando i risparmi di decine di migliaia di azionisti e obbligazionisti subordinati e facendo scattare una serie di inchieste che hanno visto coinvolto anche il vicepresidente Pierluigi Boschi, padre dell’ex ministro Maria Elena Boschi, ex vicepresidente, poi assolto. Appena quattro settimane dopo il collasso di Etruria, il 18 dicembre 2015, i commissari inviati ad Arezzo dalla Banca d’Italia a gestire la Nuova Banca Etruria vendettero il 54,2% della Banca Lecchese a Bpl Holdco, scatola lussemburghese controllata da fondi gestiti da Oaktree Capital Management. Oaktree è una società di investimenti che a fine marzo gestiva un portafoglio da 192 miliardi di dollari. Quotata a Wall Street, Oaktree è stato fondato nel 1995 a Los Angeles, è presente anche in Europa, Medioriente e Asia e si occupa di infrastrutture, gestione del risparmio e credito. Tra suoi i clienti ci sono 65 tra i 100 maggiori piani pensionistici degli Usa, 39 dei 50 piani pensionistici statali e 15 fondi sovrani. Nel 2019 il gigante canadese del risparmio gestito Brookfield Asset Management (con asset per 900 miliardi di dollari) ha acquisito la maggioranza in Oaktree, lasciandone indipendente la gestione.
Ora per Banca Progetto c’è in vista però un nuovo passaggio di proprietà. La banca, guidata dall’ex top manager di UniCredit Paolo Fiorentino, oltre a Bpl Holdco che ne controlla il 99,8% ha anche 900 piccoli soci. Nei mesi scorsi Oaktree ha congelato il piano di quotazione in Borsa di Banca Progetto, che avrebbe dovuto permetterle di incassare 600 milioni mettendone sul mercato tra il 35 e il 40%. Ora la società sarebbe in trattative con il fondo americano di private equity Centerbridge che già nel 2022, aveva cercato di acquisire Banca Progetto. Centerbridge tre anni fa è uscito da un’altra banca collegata ai crediti pubblici, Bff, l’ex Banca FarmaFactoring che si occupa della gestione dei finanziamenti delle farmacie per la spesa sanitaria. Un’operazione che, dopo l’acquisizione nel 2015 per 500 milioni da un altro fondo, Apax Partners, consentì agli americani di incassare 650 milioni, con una plusvalenza di 150. Adesso il fondo Usa parrebbe voler cercare di ripetere il colpo acquistando Banca Progetto da Oaktree.
Sia Bff che Banca Progetto però hanno avuto di recente qualche problema con i controlli. All’inizio del mese le azioni di Bff hanno perso in una sola seduta un terzo del valore dopo che Bankitalia, nel formalizzare alcuni rilievi in materia di remunerazione, ha bloccato la distribuzione dei dividendi. Giovedì Moody’s ha messo la banca sotto osservazione per un possibile downgrade proprio per le misure di vigilanza intraprese dalla Banca d’Italia. Il 16 gennaio invece Banca Progetto ha subìto il sequestro preventivo di 2,7 milioni per un finanziamento da 3 milioni concesso a un’azienda romana, garantito al 90% dal Fondo centrale per le Pmi. Una inchiesta che, secondo alcune fonti, vedrebbe l’istituto andare verso l’archiviazione, ma certo un tipo di notizie delle quali Oaktree, in questa fase, avrebbe fatto volentieri a meno.