Corriere della Sera, 27 maggio 2024
Il punto su Kharkiv
Da qualunque punto la guardi, Kharkiv è una città ferita. Dopo quattro mesi di incessanti attacchi aerei, la seconda città dell’Ucraina è costellata da edifici in rovina con le croci di nastro adesivo sulle finestre, diventate ormai una costante del paesaggio urbano.
Vivace, nota per le sue numerose università e la solida economia industriale, Kharkiv oggi è diventata l’ultimo simbolo della sofferenza provocata dall’invasione russa. «La nostra città potrebbe diventare come Aleppo», aveva detto un mese fa il sindaco Ihor Terekhov in un’intervista al Guardian.
Dai cosacchi all’atomoQuaranta chilometri dal confine russo, all’intersezione di due autostrade strategiche che vanno da Est a Ovest e da Nord a Sud, di cui una collega Mosca, via Rostov sul Don, alla Crimea, Kharkiv – Kharkov alla russa – ha sempre parlato con il vicino. Fondata verso la metà del XVII secolo dai cosacchi ucraini come fortificazione in funzione anti-tatara, tra le principali città della Russia imperiale, tra il 1919 e il 1934 è stata la capitale dell’Ucraina sovietica. Anche se in seguito la città divenne russofona, la cultura ucraina fiorì a tal punto che Stalin ordinò la deportazione di numerosi intellettuali. Ma soprattutto, in epoca sovietica, Kharkiv divenne un centro di trasporti, industria e scienza, sede delle principali università tecniche del Paese. Negli anni 30, fu qui che per la prima volta gli scienziati sovietici riuscirono a dividere l’atomo.
Gas ed energiaAll’inizio dell’invasione, l’ex presidente russo Dmitry Medvedev minacciò: Kharkiv sarà la quinta regione ad essere annessa. Poi l’attacco venne respinto. Avanti veloce fino a inizio 2024, gli ucraini ora temono che Putin voglia vendicare quella débâcle. La cattura di Kharkiv e della regione danneggerebbe gravemente la sicurezza energetica dell’Ucraina.
Le conseguenze economiche sarebbero più gravi di quelle della caduta di Donetsk o Mariupol. La regione di Kharkiv è la terza fonte (6,3%) del Pil ucraino, dietro Kiev e Dnipropetrovsk e detiene le maggiori riserve di gas naturale del Paese. Con una superficie di circa 350 chilometri quadrati e una popolazione di circa 1,3 milioni di persone, Kharkiv ha all’incirca lo stesso numero di abitanti di Milano. Facile da capire allora perché gli analisti temano che la battaglia per Kharkiv possa essere la più sanguinosa mai vista in questa guerra.
I bombardamenti sono ormai all’ordine del giorno. La Russia impiega un mix di armi che va dai missili balistici e droni fino a grandi quantità di bombe plananti a lungo raggio sganciate sui quartieri residenziali e le infrastrutture civili. L’obiettivo di Mosca sembra rendere invivibile la città e costringere i cittadini ad andarsene in vista di una nuova offensiva estiva. Sui social media circolano voci di accerchiamenti ed evacuazioni imminenti, spesso alimentate dalla disinformazione russa. Negli ultimi giorni è diventato molto più raro incontrare bambini per le strade. Molte famiglie sono partite per l’Ovest. E i ragazzi che restano sono obbligati a frequentare le lezioni nella metropolitana trasformata in bunker o da remoto chiusi in casa. Olha Kashyrina, co-fondatrice di una casa editrice specializzata in libri per bambini, trascorre le sue serate osservando dalla finestra il bagliore del fuoco di artiglieria all’orizzonte mentre i combattimenti si avvicinano sempre di più alla sua casa nel quartiere di Saltivka. Olha pensa che solo una ventina di chilometri la separino dall’esercito russo ma continua a lavorare e a fare volontariato per aiutare gli sfollati a trovare alloggi temporanei.
Kharkiv non si arrende. Dmytro Kabanets, ventinovenne proprietario della catena di caffè Makers ha aperto due nuovi punti vendita. Lavorare però sta diventando sempre più difficile. Dopo che entrambe le più grandi centrali elettriche della città sono state distrutte a marzo, i blackout si sono moltiplicati mentre il rombo dei generatori fa da colonna sonora alla vita di tutti i giorni.
Yevhen Streltsov, direttore di Radio Nakypilo, spiega che ognuno affronta il dilemma della partenza in modo molto personale. Alcuni residenti si stanno preparando a una nuova ondata di colpi di artiglieria, gli stessi che hanno scosso Kharkiv nei primi mesi di guerra. Altri dicono che se ne andranno solo se la città sarà sotto la minaccia diretta dell’occupazione russa. «La situazione è tesa, ma non c’è panico», dice Streltsov. «E, in ogni caso, noi non interromperemo le trasmissioni».