Corriere della Sera, 26 maggio 2024
Ecco l’«Atlante Pinocchio»
E tu che Pinocchio sei? L’Atlante che l’Istituto dell’Enciclopedia Italiana Treccani ha dedicato all’immortale (e universale) burattino-bambino inventato da Carlo Lorenzini detto il Collodi non è soltanto il racconto di come questo piccolo eroe bugiardo (certamente più ingenuo che cattivo) sia stato capace di oltrepassare confini all’apparenza invalicabili di culture, religioni, tradizioni tra loro lontanissime, ma è anche un immaginario viaggio dentro quello che è stato per ognuno dei suoi (infiniti) lettori.
Le illustrazioni di Enrico Mazzanti (1883) e Lorenzo Mattotti (2019); la versione in swahili (1957) e quella in ladino (2017); la rilettura di artisti come Alberto Giacometti (Il naso, 1947) e di Maurizio Cattelan (Daddy, Daddy, 2019); il film di Luigi Comencini (1972) e quelli di Roberto Benigni (2002) e di Matteo Garrone (2019); il cartone animato Disney (1940) e il lungometraggio d’animazione di Enzo d’Alò (2012) mettono così in scena l’attrazione fatale che ancora oggi suscitano Pinocchio e tutti i co-protagonisti delle sue storie di burattino: Geppetto, la Fata dai capelli turchini, Mangiafuoco, Lucignolo, il Gatto e la Volpe, il Grillo parlante, persino i quattro piccoli conigli neri come l’inchiostro (che convincono il riottoso burattino a purgarsi). Ma soprattutto, testimoniano la loro universalità; l’idea che ogni lettore (a secondo dei propri gusti e del proprio animo) possa di volta in volta sentirsi innamorato oppure annoiato dalla Fata; possa condannare la perfidia del Gatto e della Volpe oppure ridere del loro essere maldestri (non a caso al cinema i due ruoli sono sempre stati privilegio dei comici, da Franco Franchi e Ciccio Ingrassia a Rocco Papaleo e Massimo Ceccherini); spaventarsi per quel pescecane (che in molti credono ancora una balena) oppure essere conquistato dalla sua forza spietata degna dello Squalo di Steven Spielberg.
L’Atlante Pinocchio ricostruisce per la prima volta la diffusione di Pinocchio nel mondo e la fortuna internazionale che la storia di Collodi e il suo eroe hanno avuto, dalla prima pubblicazione in volume (1883) fino a oggi. «Un’eccellenza della letteratura italiana – la definisce Massimo Bray, direttore generale della Treccani – capace di superare i confini del nostro Paese per diventare patrimonio universale». Un’eccellenza che ha avuto tra i suoi interpreti eccellenti il regista Robert Zemeckis che nel 2020 ha rifatto in live action il film Disney e artisti del calibro di Jim Dine, Gino de Dominicis, Giacomo Balla, Venturino Venturi, Tina Modotti, Alexander Calder che più o meno dichiaratamente si sono ispirati alla sagoma del burattino-bambino (Enigma Pinocchio. Da Giacometti a LaChapelle era il titolo della mostra del 2019 a Firenze, a Villa Bardini).
Il progetto Atlante (ideato e diretto da Giovanni Capecchi, supervisionato da un comitato scientifico composto da Veronica Bonanni, Alberto Casadei e Mario Casari) è diviso in novantasei capitoli e impreziosito da sei diversi percorsi che mettono in relazione Pinocchio con le diverse «letture» che del capolavoro di Collodi sono state di volta in volta fatte attraverso la traduzione, l’illustrazione, la pittura, la scultura, le installazioni o il cinema.
L’Atlante Pinocchio si rivela dunque un’impresa critica e storiografica unica, capace di raccontare un libro nato in Italia ma penetrato in ogni angolo del Pianeta. Un’impresa resa possibile dalla collaborazione di oltre 140 studiosi e che congiunge idealmente due anniversari importanti: i 140 anni dalla prima edizione in volume di Pinocchio (2023) e i 200 anni dalla nascita di Carlo Lorenzini detto il Collodi (2026).