Corriere della Sera, 26 maggio 2024
«Ho superato la malattia grazie a Elenoire e mio marito. I calendari? Non li rifarei»
«Appare, appare dovunque (…) Ma cos’ha fatto, di reale e memorabile, per giustificare tutte queste apparizioni e comparsate?», se lo chiedeva Santi Urso su TvSette, anno 1997. Samantha de Grenet era fra i primi esemplari di personaggio famoso a prescindere. E lo è ancora, come solo una manciata di bellissime che furoreggiarono nei nostri Anni 90. Di cose ne aveva fatte in realtà. Nella moda, anzitutto: unica italiana con Carla Bruni a sfilare per Versace quando lui era il re Mida delle top model (lei: «Avevo iniziato a 15 anni. Mi dicevo: quando farò Versace, smetto. Andò così più o meno, solo che poi arrivò la tv»).
Che cosa ricorda della prima sfilata per lui?
«Che alle otto del mattino vedevo arrivare le donne più belle del mondo. C’erano Linda Evangelista, Karen Mulder, Cindy Crawford, Claudia Schiffer, Carla Bruni e poi c’ero io. Non potevo crederci. Mi dicevo: si saranno sbagliati. Lo stesso con la campagna di Coca Cola. Mi chiedevo: perché hanno chiamato me? Boh».
Trisavolo viceammiraglio, eroe dell’assedio di Gaeta e senatore del regno; nonna principessa di Fondi; lei che bambina era stata?
«Delle ascendenze nobili mi sono sempre disinteressata. Le notavo solo quando la nonna mi portava al Polo Club di Roma e io dovevo stare composta parlare solo se interpellata. A casa, per fortuna, i miei ci facevano fare una vita normale. Papà dirigeva degli stabilimenti della San Pellegrino, mamma si occupava di noi tre figli».
E lei cosa sognava di diventare?
«In principio, la cameriera sui pattini, come nei Drive In dei film americani. Quindi, la benzinaia sexy. Infine, la maestra d’asilo. A 15 anni, fui notata al circolo del Polo e finii nell’agenzia di modelle di Riccardo Gay».
Primo matrimonio a vent’anni, con un giovane della Roma bene, Pierfrancesco Micara. Con il velo, lo strascico, 800 invitati, due paggi, 14 damigelle, 14 garçons d’honneur.
«Una follia. Fummo i primi a sposarci nel castello di Bracciano, prima anche di Tom Cruise e Nicole Kidman. C’era tutta la Roma che contava. C’era Bettino Craxi, Tullio de Piscopo suonava la batteria, Peppino di Capri cantava… Io avrei voluto un matrimonio semplice, ma la famiglia di mio marito ci teneva…».
Vi separaste dopo otto mesi.
«Io mi sarei separata in viaggio di nozze. Eravamo due ragazzi che s’innamorano per la prima volta, io resto incinta ed eravamo felicissimi, ma mentre preparo il matrimonio, perdo il bambino. Avrei dovuto fermarmi e pensarci meglio, ma fu un dolore tale che mi sentivo finita, certa che solo lui potesse capire. In luna di miele, però, mi accorgo che io vedo rosso, lui blu: io volevo andare al mare, lui in montagna; io volevo stare in un posto da giovani, lui in uno da vecchi. Mi presi la responsabilità di andarmene».
Come trovò il coraggio?
«Per tantissimo tempo, il mio ex marito non me l’ha perdonata, ma non ho ammazzato nessuno, ho solo preso coscienza che mi ero infilata in una vita che non era la mia. Mi sono trasferita a Milano e ho iniziato a essere totalmente indipendente. Ho tirato fuori tutti i principi imparati dai miei genitori e ho dovuto imparare a non farmi mettere i piedi in testa. Non mi sono mai ubriacata, mai drogata, sono sempre stata precisa, professionale. Non sono mai andata a letto con un uomo per interesse. Sono stata di una rigidezza, col senno di poi, persino eccessiva».
Quanti uomini ha respinto?
«Si trattava anzitutto di farsi rispettare. Chiunque entrava nel backstage mentre noi modelle ci vestivamo, ma io facevo scenate da pazzi e facevo allontanare tutti. E poi c’era un giro di ricchi che ti offrivano la luna, ma li ignoravo».
Gli amori celebri quanto hanno influito sulla sua popolarità?
«In realtà, Leonardo Pieraccioni arriva quando già facevo i programmi per giovani di Italia 1, Jammin, 8mm, Candida Camera Show… Avevo già le copertine e i paparazzi arrivavano anche se andavo al mare da sola. È stato un grande amore, durato più di tre anni, abbiamo convissuto. Lo amavo così tanto che ho rifiutato proposte di cinema per il terrore che qualcuno dicesse che stavo con lui per interesse. Col senno di poi, sono stata una scema. E ho rifiutato i programmi di calcio quando stavo con Pippo Inzaghi: sia mai che qualcuno pensasse che fossi aiutata».
Mentre stavate insieme, Pieraccioni scrisse il libro «Trent’anni, alta, mora». Il suo identikit. Com’era quella Samantha?
«Giovane, leggerissima. Innamorata pazza. Però stavo con un uomo simpatico da matti che, come tutti i grandi comici, aveva un lato malinconico che non mostrava a tutti».
Perché finisce?
«Era il momento sbagliato. Io volevo un figlio ed ero anche pronta a lasciare tutto, che poi è quello che ho fatto dopo, pensando erroneamente che rientrare in tv sarebbe stato facile».
E con Inzaghi?
«Un’infatuazione pazzesca. L’ho respinto per un sacco di tempo e, quando si è stancato di corteggiarmi, mi sono accorta che mi mancavano le nostre telefonate. L’ho recuperato. Ma, come temevo, era il giovane campione che non voleva una storia seria. L’ho dovuto lasciare, per non ritrovarmi con un cesto di lumache in testa».
Alessandro Benetton?
«È stato il mio primo, vero, grande amore. Corrisposto, ma travagliato: ci siamo lasciati, ripresi, lasciati… Veniva da una famiglia di un certo tipo dove il mio lavoro non era benvisto e lui si era convinto che non fossi fatta per la famiglia. Lo lasciai perché ero stanca di vivere di alti e bassi. A posteriori, deve essersi reso conto che sbagliava, perché nella sua autobiografia mi ha messa fra le sue tre donne più importanti».
Le ascendenze nobili
Me ne accorgevo quando la nonna mi portava al Polo Club: dovevo stare composta e parlare solo se interpellata. A 15 anni lì fui notata e finii in un’agenzia di modelle
Francesco Totti?
«Ne ho parlato di recente in tv da Monica Setta e si è scatenato l’inferno: dire che “ci siamo frequentati” non significa che ci sono stata a letto. Ci sono andata a cena, in barca con amici. Mi ha corteggiata, ma uscivo dalla storia con Filippo e non volevo altri calciatori».
Con suo marito Luca Barbato, ingegnere, si è sposata e separata, poi l’ha risposato.
«Ci siamo sposati nel 2005 e lasciati nel 2008. Nostro figlio Brando era piccolo, abbiamo fatto di tutto per non fargli pesare una separazione difficilissima. Quando cinque anni dopo sono arrivate le carte del divorzio, era una fase di riflessioni: era morta una persona a me cara; un fidanzato mi aveva chiesto di sposarlo ma non me la sentivo. Allora, ho scritto una lettera a Luca raccontandogli cosa provavo. Abbiamo ripreso a vederci. Nel 2015, ci siamo risposati in chiesa, con Brando che portava le fedi e piangeva».
Sui social, posta scenette casalinghe con Elenoire Casalegno. Vive con lei o con suo marito?
«Quelle con Elenoire sono gag fatte per divertimento. Le scene a letto insieme sono un omaggio a Sandra e Raimondo, coi quali fra l’altro ho fatto Cascina Vianello. Funzionano perché la gente ha voglia di leggerezza. Sarebbe bello farne una sit com. Noi due siamo come sorelle, amiche da trent’anni. Nelle cose importanti, la pensiamo allo stesso modo e siamo due che sul lavoro non hanno avuto regali ed entrambe abbiamo fatto calendari che non rifaremmo mai».
Perché lei non rifarebbe i calendari?
«Quello di Francesco Escalar per Maxim lo rifarei perché non si vedeva neanche una tetta. Il secondo, con Dario Plozzer per For Men, no. Quando ho dovuto mostrare le tette, ho iniziato a pensare a mio padre, agli amici di mio padre, agli amici di mio fratello…».
Com’è fatto un momento in cui si riconosce una vera amica?
«Quando non vuoi mostrare una fragilità, un’amica riesce a starti vicina non a modo suo, ma a modo tuo. Quando ho avuto il tumore al seno, Elenoire, come mio marito, ha saputo esserci senza farmi sentire che era preoccupata».
Davanti alla malattia, quanta paura ha avuto?
«Mi ero già fatta il film che morivo e Brando si laureava e io non c’ero, si sposava e non c’ero…».
Che cosa le ha insegnato la malattia?
«A essere meno severa con me stessa. Sono stata ipercritica nei miei confronti, facevo un bel lavoro e mi dicevo che non ero stata abbastanza brava, mai che gioissi appieno».
Ha fatto reality, è ospite in tanti programmi. Una trasmissione sua?
«Ho avuto anni incredibili. Ho fatto Sette per uno in prima serata su Raiuno con Gigi Sabani, Il tappeto volante con Luciano Rispoli… Il direttore di Italia 1 Roberto Giovalli mi dava un programma dopo l’altro. Ma, andato via lui, pagai perché ero considerata la sua amante. Oltre al danno, anche la beffa».
È vero che un giorno fece una colazione a letto con Gianni Agnelli e Luca di Montezemolo?
«Avevo 21 anni, ero fidanzata con Giovanni Malagò. Vabbé, fidanzata è un parolone. Lui era uscito presto. Arrivano l’Avvocato e Luca, che conoscevo, e me li trovo in camera col vassoio della colazione. Una situazione assurda».
Altre situazioni assurde?
«Ho conosciuto Lionel Richie a una festa di Roberto Cavalli. Era fighissimo. Mi lascia il numero. Vado a New York con le amiche, lo chiamo, mi fa: sono in sala di incisione, venite. Chiunque pagherebbe per andarci. Io no. Ho risposto che dovevamo andare per saldi. Allora, ci invita alla festa di Lenny Kravitz. Niente. Eravamo stanche per lo shopping e siamo rimaste in hotel. Però, una volta, ho baciato James Bond».
Quale Bond ha baciato?
«Sean Connery. L’ho incontrato con Afef in una fiaschetteria a Roma. Ma è stato solo un bacio a stampo. Invece, con Batman è stato un bacio bellissimo».
Batman?
«Michael Keaton. Era a Milano a una festa. Ha fatto un po’ il provolone. Mi dissi: quando mi ricapita? Ci siamo dati un bacio stupendo e sono scappata. M’invitò a Malibu, ma non andai».
Il rapporto con Totti
All’epoca ci sono andata a cena, in barca con amici. Mi ha corteggiata, ma uscivo dalla storia con Filippo Inzaghi
e non volevo altri calciatori
Altri incontri strabilianti?
«Ne avrei da raccontare, ma poi dovrei cambiare Paese».