Corriere della Sera, 26 maggio 2024
«Kiev sia libera di usare le armi alleate in Russia» Stoltenberg chiede di revocare il divieto. Gli italiani contrari. Tajani: decisione collegiale
«Penso che sia giunto il momento per gli alleati di considerare se eliminare alcune delle restrizioni imposte sull’uso delle armi fornite all’Ucraina». Sono le parole di Jens Stoltenberg a scaldare gli animi nelle cancelliere europee. In un’intervista all’Economist, il segretario generale della Nato ha esplicitato quello che a Washington già si discute da settimane. Ossia la revoca del divieto imposto a Kiev di non usare le armi fornite dall’Occidente per colpire in territorio russo. Raid contro «obiettivi militari legittimi» sono, secondo l’ex ministro norvegese, «necessari soprattutto ora che molti combattimenti sono in corso a Kharkiv».
A Mosca rispondono sarcastici. «Forse è utile che gli invitati alla presunta conferenza di pace in Svizzera sappiano dell’appello di Stoltenberg», stiletta la portavoce del ministero degli Esteri Maria Zakharova riferendosi ai tentativi diplomatici occidentale di intavolare una trattativa con Mosca. A poche settimane dal voto europeo i nervi sono scoperti: immediate arrivano le reazioni, Italia compresa. Scettico il ministro degli Esteri Antonio Tajani che si limita ad affermare: «Noi siamo parte integrante della Nato ma ogni decisione dev’essere presa in maniera collegiale». Più duro il vicepremier Matteo Salvini: «Non se ne parla nemmeno. L’Italia non è in guerra contro nessuno e non voglio che i miei figli crescano con la paura della terza guerra mondiale», taglia corto mentre il leader del M5S Giuseppe Conte si spinge a definire le parole di Stoltenberg «un’ulteriore escalation militare» cui dire «no» perché «a pagare non devono essere gli italiani».
I politici europei provano a schivare il colpo o a cavalcare l’onda a seconda della convenienza elettorale. Ma anche il presidente statunitense Joe Biden, durante la cerimonia delle lauree all’accademia militare di West Point, ribadisce di essere «determinato a non inviare soldati americani in Ucraina». Parole che arrivano mentre la Russia rivendica un altro villaggio nella regione di Kharkiv, Arkhanhelske. Un ulteriore successo che costringe il leader ucraino Volodymyr Zelensky a chiedere nuovi aiuti agli alleati a meno di 24 ore di distanza dall’ultimo pacchetto di sostegno annunciato da Washington che include una nuova fornitura di aiuti da 275 milioni di dollari.
Di asset russi congelati si è parlato a Stresa dove era riunito il G7 Finanze. L’ipotesi è di un prestito a Kiev garantito dalle nuove cedole sui beni russi bloccati, che potrebbe essere gestito dalla Banca mondiale, per assicurare aiuti finanziari anche per il prossimo anno. Soddisfatto il ministro delle Finanze ucraino, Sergii Marchenko, ospite dei lavori, che però lancia l’allarme sull’ammanco di 10-12 miliardi di dollari con cui il governo dovrà fare i conti nel 2025, se la guerra andrà avanti con questa intensità. Una partita «non ancora finalizzata», secondo il ministro Giancarlo Giorgetti, per le «problematiche di tipo tecnico e legale» perché – lo spiega il governatore della Banca d’Italia Fabio Panetta – «vi possono essere ripercussioni sul funzionamento del sistema monetario internazionale». A preoccupare è la posizione dell’Ungheria che, dopo aver annunciato di voler ridefinire il suo ruolo all’interno della Nato, sta boicottando l’utilizzo degli asset russi per finanziare gli aiuti militari europei a Kiev. In vista del vertice a Borgo Egnazia di giugno c’è però ottimismo. «Vengo dal G7 di Stresa. Direi bene sul tema degli asset russi», ha spiegato il commissario europeo per l’Economia, Paolo Gentiloni che ha parlato anche di «un annuncio atteso per il mese prossimo».