la Repubblica, 26 maggio 2024
La mamma di Gaia ha abbracciato Pietro Genovese
«Pietro Genovese e la madre, per la prima volta, si sono avvicinati e mi hanno abbracciata. Lui non ha pronunciato esattamente la parola scusa, ma ho capito il suo intento. Ovviamente sono una mamma anch’io... Erano cinque anni che aspettavo delle scuse». Gabriella Saracino porta con sé un dolore indescrivibile. Il 22 dicembre 2019 sua figlia Gaia von Freymann, 16 anni, e la sua amica e coetanea Camilla Romagnoli, sono state investite e uccise su Corso Francia, a Roma, da un’automobile guidata da Pietro Genovese. Il venticinquenne, figlio del regista Paolo Genovese, sta scontando una pena di 5 anni e 4 mesi. E venerdì si è celebrata un’udienza per una presunta evasione dai domiciliari. La mamma di Gaia, ancora una volta, ha raggiunto il tribunale della Capitale.
E lì stavolta c’è stato un contatto.
Cosa ha detto alla mamma di Pietro Genovese?
«Come dissi anche al pap à Paolo che ho incontrato due anni fa – risponde Saracino –, ho ribadito che forse questo ragazzo andava controllato con più attenzione, perché era già recidivo in comportamenti poco consoni al volante. Vede, molte volte sento parlare di “tre famiglie distrutte”. Due sicuramente, perché noi non sentiremo mai più aprire la porta di casa dalle nostre figlie e non guarderemo più negli occhi le bimbe che avevamo visto sbocciare.
Premesso questo, e ferma restando il concetto, penso che anche la terza famiglia sia senz’altro sofferente. E venerdì ho letto negli occhi di una mamma la sua sofferenza».
Come si è rivolta a lei la madre di Genovese?
«Mi ha detto: “Non so come faccia”...».
E lei cosa ha pensato?
«Ho apprezzato il gesto, devo dire che entrambi, madre e figlio, mi sono sembrati sinceri. Le lacrime, se una persona fingesse, non scorrerebbero. Però, allo stesso tempo, che avrebbero potuto farlo cinque anni fa. E gliel’ho detto: “Sono anni che sia io sia la mamma di Camillaaspettiamo queste scuse”. Ci siamo fatti sette udienze con Pietro davanti. Venerdì li ho visti commossi».
Cosa direbbe se li rincontrasse?
«Alla mamma di Pietro potrei dire: stategli vicino, fatelo sentire amato, ma allo stesso tempo fatelo crescere.
Non è facile fare il genitore».
Cosa ha pensato quando Pietro Genovese è venuto da lei?
«In Pietro ho visto un ragazzo molto provato e ancora estremamente fragile, non mi aveva mai guardato negli occhi. L’ho abbracciato, per etàpotrebbe essere figlio mio. E devo dire che comunque mi è dispiaciuto vedere un ragazzo che soffre. Mi hanno detto che fatica a dormire, che vede i video di Gaia e Camilla… insomma, è una situazione tragica anche la sua, anche se, ovviamente, non come la nostra. Mi ha fatto tenerezza. Che devo fare? Potrei risultare una campana stonata, ma è così».
Lei afferma però che meriterebbe una “pena più severa”.
«Sì, ma non il carcere, perché in questa situazione non sarebbe educativo. Mi aspetto che il tribunale di sorveglianza gli dia i servizi sociali.
Credo che per un ragazzo di vent’anni, che si è macchiato di un duplice omicidio stradale, sia necessario. Il carcere serve per altre situazioni, ad esempio per chi commette omicidi volontari. Questa è una situazione diversa: Pietro Genovese quella notte non è uscito di casa con l’intenzione di uccidere due ragazze. Anche se, dai suoi comportamenti alla guida, a mio avviso era prevedibile potesse accadere. Per cui penso che i servizi sociali potrebbero servirgli».
Ad esempio?
«Un servizio sociale all’interno di un orfanotrofio o di un carcere potrebbe fargli capire cosa significhi il vero dolore. Rendersi conto di essere nato in un contesto fortunato, che potrebbe non durare in eterno, e dunque responsabilizzarsi, mettersi al servizio degli altri».
Lei, anche venerdì scorso, era presente in tribunale.
«Non vedo l’ora che finisca, perché è un dolore che non si attenua. Io voglio continuare a pensare a Gaia come al raggio di sole che ha illuminato la mia vita per quasi diciassette anni, da quando l’ho aspettata il primo giorno a quando, purtroppo, è andata via. Eravamo innamorate l’una dell’altra. La vita a volte riserva tragedie impensabili. Non avrei mai immaginato che mia figlia sarebbe morta prima di me. Un dolore incommensurabile».