la Repubblica, 26 maggio 2024
Intervista ad Al Gore
Scommetto sull’umanità e credo che alla fine vinceremo questa battaglia».
Quando Al Gore dice questeparole, le scandisce quasi, sembra di rivedere il leader che diciassette anni fa scosse il mondo con la sua“Unconvenient truth,la scomoda verità” (ovvero il ruolo degli esseri umani nel riscaldamento globale e l’impatto nocivo sul clima). L’ex vice presidente degli Stati Uniti è diretto a Roma, dove arriverà a fine giugno, e per spiegare il senso della missione italiana e fare il punto sulla transizione ecologica si collega conRepubblica dalla sua casa a Nashville, in Tennessee, la stessa dove nel 2007 lo raggiunse la notizia della vittoria del Nobel della Pace – assieme all’IPCC, il panel di scienziati del clima delle Nazioni Unite –; e non lontano dall’auditorium dove nel 2000 seguì il drammatico spoglio elettorale per la Casa Bianca, che lo vide soccombere a George W. Bush per una manciata di voti in Florida.
Oggi Al Gore ha 76 anni, guida un fondo per sostenere le innovazioni tecnologiche nel campo della sostenibilità; e il progetto Climate Reality,tramite il quale forma in tutto il mondo giovani ambientalisti; ed è una delle voci più autorevoli del mondo su questi temi.
Sono passati sei mesi dall’ultima Cop di Dubai, chiusa con lo storico accordo per iniziare ad eliminare i combustibili fossili: transition away, dice il testo finale. Stiamo davvero “transitioning away” dai combustibili fossili alle energie rinnovabili?
«Le aziende di combustibili fossili, sotto pressione dall’opinione pubblica, hanno accettato di includere nel documento finale l’impegno a una transizione dai combustibili fossili. Purtroppo, molte di loro sembrano essere state disoneste, poiché quasi subito dopo aver sottoscritto tale impegno, hanno iniziato ad espandere la produzione di combustibili fossili. E in molti paesi, incluso il mio, sono state immediatamente lanciate massicce e fuorvianti campagne pubblicitarie per convincere la gente che è impossibile abbandonare i combustibili fossili. Quindi, c’è preoccupazione che queste aziende non stiano rispettando i loro impegni. Tuttavia, molte persone si stanno muovendo nella giusta direzione. Stiamo assistendo a una straordinaria espansione dell’energia solare e dell’energia eolica in tutto il mondo. I veicoli elettrici stanno guadagnando una quota sempre maggiore nel mercato dei trasporti anche perché le batterie stanno diventando sempre più economiche.
Insomma, stiamo vedendo molti progressi nonostante gli sforzi delle grandi compagnie di combustibili fossili per ostacolare tale progresso nella giusta direzione».
A questo proposito, in Italia e in Europa si afferma che la transizione energetica rappresenti una grande opportunità economica, ma per la Cina, che trae vantaggio dalla produzione di pannelli solari e batterie elettriche. Insomma, secondo questa visione, sostenuta dai partiti di destra, così facendo staremmo semplicemente creando un’opportunità per loro, non pernoi europei. È così?
«Siamo padroni del nostro destino.
Negli Stati Uniti, il presidente Biden ha ufficialmente riconosciuto i massicci sussidi che la Cina fornisce ai suoi produttori di solare, eolico, veicoli elettrici e altro; e sta applicando una tariffa molto alta per preservare i posti di lavoro creati negli Stati Uniti per produrre solare, eolico e veicoli elettrici. Anche l’Europa ha l’opportunità di fare lo stesso. I sussidi della Cina per i suoi produttori sono principalmente sotto forma di finanziamenti al di sotto dei tassi di mercato. Ma ci sono molti altri sussidi. Nella mia carriera politica, sono sempre stato un grande sostenitore del libero scambio reciproco, ma deve essere equo. La Cina sta operando in modo scorretto e credo che il vostro primo ministro ne abbia preso atto.
L’opportunità di creare posti di lavoro attraverso la transizione ecologica dovrebbe essere preservata in Italia, nell’Unione Europea e negli Stati Uniti, in ogni paese».
Quest’anno il destino delle politiche di contrasto al cambiamento climatico, più che dalla prossima Cop di Baku, sarà segnata dai risultati di due elezioni: quella per la presidenza degli Stati Uniti, dove è forte il rischio di un ritorno di Donald Trump; e quella per il Parlamento europeo, fra meno di due settimane. In entrambi i casi la posta in palio è la cancellazione del Green New Deal e di tutti gli investimenti necessari a raggiungere gli obiettivi dell’accordo di Parigi del 2015, ovvero il contenimento dell’aumento della temperatura della Terra ad 1,5 gradi. Perché l’opinione pubblica rimane divisa su questa questione? Perché non si è riusciti a raggiungere un consenso diffuso per affrontare ilcambiamento climatico?
«La ragione per cui l’opinione pubblica è ancora così divisa è molto semplice: i grandi inquinatori hanno speso ingenti somme di denaro per ingannare la gente, facendo credere che dobbiamo rimanere dipendenti dai combustibili inquinanti. Questo modo di fare rappresenta una cultura di morte. Quando si guarda al quadro generale, di fatto stiamo dragando, trivellando e scavando animali e piante morti e fossilizzati milioni di anni fa e li stiamo bruciando in modi che utilizzano il cielo come una fogna aperta, intrappolando ogni giorno tanto calore quanto sarebbe quello rilasciato da 750.000 bombe atomiche di Hiroshima che esplodono ogni giorno sulla Terra.
Stiamo alterando il ciclo dell’acqua, creando sia inondazioni che siccità, sciogliendo i ghiacci e aumentando il livello del mare, aumentando le temperature e l’umidità nei tropici e costringendo milioni di persone a migrare attraverso i confini da aree che hanno sempre chiamato casa, ma che ora stanno diventando fisiologicamente invivibili. Le compagnie di combustibili fossili cercano di confondere la gente.
Hanno preso il modello creato decenni fa dalle compagnie del tabacco quando i medici ci hanno detto degli ovvi danni alla salute causati dal fumo di sigarette e hanno assunto attori vestiti da medici per rassicurare falsamente l a gente. Le compagnie di combustibili fossili hanno fatto la stessa cosa, soprattutto sui social media, ma anche in TV, radio, giornali, stampa e cartelloni pubblicitari. Ora, qual è la mia previsione su come questi problemi procederanno?...»
Un attimo: ha menzionato i social media e lei ha avuto un ruolo cruciale nello sviluppo di Internet negli Stati Uniti (c’è anche una famosa citazione, non così precisa,per cui lei ha inventato Internet).
Pensa che i social media stiano giocando un ruolo scorretto nel plasmare il dibattito politico?
«Sì, ovviamente. Gli algoritmi c he creano i cosiddetti rabbit holes,le tane del coniglio, conoscete il termine rabbit holes in Italia? Ecco, in fondo c’è la camera dell’eco.
Quando le persone passano troppo tempo nella camera dell’eco, diventano vulnerabili a una nuova forma di non intelligenza artificiale, ma di pazzia artificiale. Ecco da dove provengono QAnon e il negazionismo climatico. Quindi, sì, questi algoritmi sono nocivi e soprattutto per quanto riguarda i bambini, dovrebbero essere vietati.
Un algoritmo che crea questo tipo di trappola mentale è l’equivalente digitale di un fucile d’assalto.
Dovrebbe essere vietato.
Quindi, sì, io spero che le cose cambino per i social media».
Come finirà? A Washington e a Bruxelles?
«Credo che la situazione politica sia già stata modificata dai vantaggi tecnologici ed economici dell’energia solare e eolica, delle batterie e dei veicoli elettrici, dell’idrogeno verde veramente verde e dei modelli economici circolari, dell’agricoltura rigenerativa e della silvicoltura sostenibile. Penso che le persone stiano vedendo da sole che queste opzioni sono migliori e più economiche. E non penso che questa rivoluzione della sostenibilità possa essere fermata. La vera domanda è se verrà accelerata o rallentata.
Dobbiamo accelerare perché siamo in una corsa contro il tempo: rischiamo di oltrepassare alcuni punti di non ritorno negativi oltre i quali potremmo, in teoria, perdere la nostra capacità di gestire il futuro. In realtà sono in atto tanti cambiamenti positivi. Vi faccio un esempio. Se chiedessi quale percentuale dellanuova generazione di elettricità installata nel mondo l’anno scorso era composta da energie rinnovabili, principalmente solare ed eolica, la maggior parte delle persone sarebbe sorpresa di scoprire che la risposta è l’87 per cento. A guidare questa svolta sono i vantaggi economici assieme ai vantaggi ambientali.
Ancora: i veicoli elettrici rappresentano già il 20 per cento di tutte le nuove vendite di automobili dell’anno scorso. E se guardate ai veicoli a due e tre ruote, che costituiscono la maggior parte del trasporto meccanico nel mondo, quasi il 50% di quei nuovi veicoli l’anno scorso erano elettrici. Quindi il cambiamento non si può fermare. Ma la vera domanda è se possiamo accelerare come necessario. E cosa accadrà se non lo faremo?».
C’è una domanda che arriva prima: Donald Trump tornerà alla Casa Bianca?
«Non mi sento a mio agio con le ipotesi. Beh, non sono un analista politico di primo piano. Non è il mio punto forte. Ma vi dirò che penso che tra cinque mesi e mezzo quando si terranno le elezioni negli Stati Uniti, l’inflazione non sarà un problema tanto grande quanto lo era sei mesi fa, si sarà attenuata. Inoltre, l’incredibile forza dell’economia statunitense continua a creare posti di lavoro a un ritmo record. E credo che quando si terranno le elezioni, il presidente Biden sarà in una posizione forte per la rielezione. Io farò tutto il possibile per cercare di farlo accadere. E so che milioni di altre persone faranno lo stesso. Sono imbarazzato come americano nel dirvi che c’è più incertezza sull’esito di quanto dovrebbe esserci. Ma sono fiducioso».
Nelle elezioni americane il denaro gioca sempre un ruolo importante.
Qualche giorno fa Trump, nel corsodi un evento elettorale, ha chiesto una grande quantità di denaro ai capi delle compagnie petrolifere degli Stati Uniti in cambio dell’abolizione del Green New Deal: come lo chiamerebbe, questo gesto, corruzione?
«Certo. Sì. Abbiamo un detto negli Stati Uniti: hai gridato le cose che si dicono sottovoce. Normalmente questi tipi di quid pro quo sono mascherati perché le persone si vergognano che il pubblico ne venga a conoscenza. Trump invece lo dice apertamente: dammi un miliardo di dollari e distruggerò il pianeta».
Un importante segnale politico può arrivare intanto dalle elezioni europee: veniamo da cinque anni segnati da un insieme di regole e investimenti molto puntuali e completi per affrontare la transizione ecologica. Ora i partiti di destra stanno cercando di cambiare rotta. Qual è la sua previsione per l’Europa?
«Prima di tutto, c’è stata una tendenza globale verso l’autoritarismo populista. E penso che sia in parte dovuto al fatto che la rapida globalizzazione dell’economia ha lasciato molte persone indietro e i governi di tutto il mondo hanno faticato a fare i cambiamenti politici necessari a proteggere le persone di fronte a questa massiccia riorganizzazione dell’economia mondiale. Le famiglie medie hanno atteso troppo a lungo per un aumento reale del loro reddito.
Quindi è comprensibile che questo stia accadendo. Tuttavia, abbiamo anche visto negli ultimi anni alcuni risultati elettorali, anche in Europa, che si muovono nella direzione opposta. Inoltre, alcune personalità associate all’estrema destra in passato hanno iniziato a cambiare e moderare le loro posizioni man mano che si scontrano con la realtà e affrontano i veri problemi che devono essere risolti. Io ho più fiducia nell’umanità rispetto ad alcuni profeti di sventura.
Scommetto sull’umanità. So, come tutti sappiamo, che noi esseri umani abbiamo dei limiti e siamo vulnerabili a tutte le cose che possono andare storte nella natura umana. Ma so anche che quando la posta in gioco è stata molto alta, abbiamo sempre avuto la capacità di superare i nostri limiti, penso alla lotta per abolire la schiavitù, per dare alle donne gli stessi diritti degliuomini, per combattere la discriminazione razziale. Nella storia ci sono stati movimenti i cui attivisti a volte erano disperati perché il traguardo sembrava impossibile da raggiungere. Ma quando si è fatta chiarezza e la scelta da fare è stata tra giusto e sbagliato, allora l’esito è diventato chiaro. Penso che ci stiamo avvicinando a quel tipo di punto di svolta politica nel movimento per il clima. Anche le persone che fin qui hanno preso delle posizioni ideologiche iniziano a cambiare idea ora che le loro stesse comunità sono gravemente danneggiate da eventi meteorologici estremi mai visti prima. Quando assistiamo alla devastazione incredibile sperimentata in Italia, negli Stati Uniti e in altre parti del mondo, le persone dicono: ‘Lo vedo, lo sento, dobbiamo fare dei cambiamenti’’».
A fine giugno sarà a Roma perché sta creando una rete globale diattivisti attraverso il Climate Reality Project (ci si può iscrivere sul sito fino al 4 giugno). L’impressione è che il movimento ambientalista stia attraversando un momento difficile. Non sembra come cinque anni fa quando Greta Thunberg e i Fridays for Future ogni venerdì invadevano le strade e sfidavano i leader politici. È un momento difficile per essere un giovane attivista adesso?
«Per certi versi sì. Ma, vede, io partecipo a questa sfida da 50 anni e ho visto alti e bassi nel tempo. È un fatto naturale. A tutti coloro che sono preoccupati, mi sento di dire: non cedete alla disperazione. C’è un antidoto molto efficace alla disperazione climatica ed è l’azione climatica. Impegnarsi personalmente nel contribuire a cambiare le cose è la migliore difesa contro la disperazione climatica. Non dobbiamo mai scordare che c’è una grande ruota che si muove nella giusta direzione mentre ruote più piccole si muovono nella direzione sbagliata. Stiamo per vincere. Non ho dubbi nella mia mente. La domanda da farsi è se vinceremo in tempo per evitare alcuni dei punti di svolta negativi per l’equilibrio climatico della Terra che potrebbero creare sfide ancora più grandi per noi.
Credo che ce la faremo. Abbiamo l’avvocato più potente dalla nostra parte, ed è Madre Natura. Le persone la sapranno ascoltare».
Incontrerà Papa Francesco a Roma? Nove anni fa è stata pubblicata l’enciclica Laudato Si’e da allora il pontefice ha costantemente affrontato il cambiamento climatico. Con quale impatto?
«Non ho attualmente piani per incontrare il Papa. Sarebbe uno dei più grandi onori della mia vita incontrarlo. Sono un grande ammiratore di Papa Francesco.
Penso che sia stato un leader incredibilmente coraggioso ed eloquente per farci fare le cose giuste. La Terra è del Signore, come ci insegna la Bibbia, e tutto ciò che contiene. Papa Francesco è uno dei miei eroi: il suo coraggio nel dire la verità è senza eguali. E sapete come si dice: conoscere la verità ci renderà liberi. Sono un grande fan, sembra una parola banale, di Papa Francesco; grato, come lo sono milioni di persone in tutto il mondo, per la sua leadership».f
Anche in Europa la tendenza all’autoritarismo populista è comprensibile Tante famiglie sono rimaste indietro, ma siamo vicini ad un punto di svolta: la scelta da fare è chiara