il Fatto Quotidiano, 26 maggio 2024
Intervista ai Ricchi e poveri
Ricchi di spirito, Poveri di noia. “Siamo di ritorno dal Kazakistan e il fuso orario si fa sentire. Non siamo più giovanissimi; ma quanto ci divertiamo”. Tanto. “No, tantissimo”. Star internazionali. “Veramente. E dopo Sanremo stiamo vivendo una fase pazzesca, abbiamo anche un nuovo singolo (il titolo è ‘Aria’)”. Una rivincita. “Enorme…”.
Undici del mattino in un albergo romano.
Angela Brambati esce dall’ascensore con occhiali neri, grandi, assonnata, capelli elettrizzati. Dopo la stretta di mano inizia a zompettare, a mitragliare di parole e vocalizzi mentre racconta il concerto della sera precedente (“un delirio!”); Angelo Sotgiu la guarda sornione. Saggio. Pacato. Divertito. A ognuno il suo ruolo.
Così, insieme, non sono quel che resta dei Ricchi e Poveri. Sono i Ricchi e Poveri nella loro essenza.
Acclamati, cercati da tutti, pure dalla politica, avete cantato per Tajani
(Angela) La politica non ci interessa, ci siamo per chiunque; comunque è come essere partiti daccapo, senza voler apparire come dei ragazzini.
Da sessant’anni sul palco, mentre alcuni giovani cantanti già mollano per lo stress.
(Angela) Poverini, per loro è più importante apparire di essere. E poi vogliono arrivare immediatamente.
Avete retto alti e bassi.
(Angela) E ora viviamo una botta di alti; in questi anni ce l’abbiamo messa sempre tutta.
Quante serate l’anno?
(Angela) Tra tour ed eventi privati, ben più di cento; (sorride) oramai potremmo stare a casa belli tranquillini, a riposarci: qualcosa abbiamo guadagnato.
Ma…
(Angelo) Non ce la facciamo: abbiamo voglia di pubblico, di viaggi, di cantare, di salire sul palco. C’è voglia di adrenalina.
(Angela) A Milano, esordio del tour, nei camerini ero agitata, tremavo. Dopo la prima nota è passato tutto.
Il vostro primo concerto risale agli anni 60…
(Si guardano spiazzati, cercano di riallacciare i ricordi, poi tocca ad Angelo) Era un locale milanese, uno di quelli che a mezzanotte serviva spaghetti pieni di peperoncino per stimolare la sete. Cantavamo pezzi inglesi, americani o cover di gruppi italiani; (ci ripensa) no, il primissimo è stato un Capodanno alle porte di Milano: non avevamo la macchina, ci ha accompagnati mio fratello: ammassati in cinque in una Fiat 850 con tutti gli strumenti. Poverissimi.
Come vendite tra i gruppi siete dietro solo ai Pooh.
(Angelo) In realtà abbiamo smesso di contare i dischi a metà anni 80.
Perché?
(Angelo) Una volta siamo andati in Kamcatka; nell’aereo privato c’erano altri cantanti, tra i quali uno russo molto famoso, e lui ci ha raccontato di aver iniziato la carriera dopo un nostro live del 1986 a Mosca.
Bene.
(Angelo) Ci ha spiegato che al tempo non esisteva una famiglia russa che non avesse un nostro album. Probabilmente tutti falsi. Quindi impossibile contarli.
(Angela) Ci ascoltavano di nascosto, era proibito; però abbiamo visto la Russia prima del crollo del Muro.
Venivate seguiti dai servizi segreti?
(Angelo, deciso) Sì. E li definivano “accompagnatori”, ma non ci mollavano mai: non eravamo liberi di muoverci; (sorride) c’era un locale a San Pietroburgo dove ogni sera si festeggiava il Capodanno: il pubblico arrivava, riceveva cappellino e stelle filanti e a mezzanotte scattava l’inno nazionale sovietico (lo intona). Poi il brindisi. E subito dopo mettevano Mamma Maria.
Mamma Maria è un tormentone.
(Angela) All’estero è famosissima.
(Angelo) C’è un nostro amico che spesso ripete: “Non ce la faccio, quando la sento è la fine”. Allora ogni tanto gli mando un messaggio vocale e gli canto il pezzo.
Quante versioni estere?
(Angela) Tantissime, non lo sappiamo. Stessa storia per Sarà perché ti amo.
È anche un inno da stadio.
(Angelo) Pure in Spagna con il Siviglia.
(Angela) Sarà perché ti amo è la nostra svolta: da lì siamo diventati popolari nel mondo.
Anni prima eravate all’Eurofestival. E non è andata benissimo…
(Angelo sorride) Avevamo a disposizione solo un discografico e un accompagnatore, mentre gli inglesi si presentarono con 26 persone, Rolls Royce, la banda e il prete per recitare la messa.
Voi poverelli…
Ci dicono: “Questa sera c’è una festa dedicata”. “Dove?” “Al 14esimo piano”. Siamo andati, non c’era nulla. “E la festa?”. Che festa?” “Quella per i Ricchi e Poveri”. “E chi sono?”
(Angela) Dobbiamo tornare all’Eurofestival.
(Angelo) E come? Prima dovremmo vincere Sanremo.
Ci volete tornare?
(Angela) Sì. E Conti è l’unico che può prendere in mano il Festival.
(Squilla il cellulare di Angela. “Siamo in albergo, in via Boncompagni…”)
Qui accanto c’è il Jackie ‘O, celebre locale anni 70.
(Angelo) Ci venivamo con Franco Califano, Gigi Rizzi, Teo Teocoli…
Tutti playboy.
(Angelo) Entravano nel locale ed era come se si fermasse tutto: la luce era su di loro.
(Angela) Franco era un uomo generoso, viveva per gli amici, a costo di rimetterci…
Per voi fondamentale.
(Angela) All’inizio ci ha pagato tutto, compresi i vestiti: ne ricordo uno di velluto mai visto in vita mia; poi ci portava a cena, ci ha regalato una macchina bianca, enorme (la foto al centro). Il grazie va a lui.
Via Boncompagni chiama in causa un altro vostro incontro: Gianni Boncompagni…
(Angelo) Con lui eravamo fissi a Domenica In e il suo stile era particolare: ti lanciava.
Cioè?
(Angela) Per lui era normale dirti “fai quello che vuoi”.
(Angelo) Non avevamo nulla di scritto: abbiamo imparato ad arrangiarci, a improvvisare: una scuola di vita. Che ci siamo ritrovati negli anni…
Altro incontro: Sandra e Raimondo a Tante scuse…
(Angelo)Con Vianello il problema era uno: non sapevi mai se ti parlava seriamente o se ti prendeva in giro.
Sadico…
(Angelo) Uhhhhh; attenzione: uomo e professionista fantastico, alta scuola di spettacolo, ma tremendo…
Nel 1973 eravate sul palco del Vigorelli di Milano, quando il pubblico cacciò i cantanti italiani.
(Angelo) Quel giorno c’era un fermento incredibile, tutti aspettavano solo i Led Zeppelin, e chi non era “Led Zeppelin” rappresentava un intralcio da abbattere. Sul palco arrivava di tutto, dai pomodori a salire.
E voi?
Non vedevamo l’ora di andare via; è andata bene.
Né pomodori né zolle?
(Angela ride) No, ma ma in un’altra occasione a Ezio Radaelli (patron del Cantagiro), una volta, si è beccato una cacca in faccia.
Torniamo agli e bassi.
(Angela) Cosaaa?
(Angelo scandisce la domanda) Non ci sente. (Poi si rivolge ad Angela e muove la bocca senza emettere suoni)
(Angela) Non capisco.
(Angelo guarda verso chi scrive) Ci casca sempre.
Altra personalità da voi incontrata Walter Chiari.
(Angela) Per due anni abbiamo condiviso il teatro. Era brillante, intelligente, compagnone. Però malinconico e quando lo era non lo vedevi: si chiudeva in camera e saltava la serata.
(Angelo) Non era molto affidabile, ma era in grado di improvvisare l’intero show partendo da una barzelletta ascoltata al ristorante; era generoso come nessun altro: nei camerini, dopo lo spettacolo, c’era sempre qualcuno pronto a chiedergli i soldi e non era in grado di rifiutare; per difenderlo da se stesso, il suo collaboratore aveva iniziato a sequestrargli il portafogli.
Vi hanno mai trattato con la puzza sotto il naso?
(Angelo) Tante volte, alcuni colleghi hanno pure finto di non vederci: giravano la testa.
E voi?
(Angelo) Te ne devi fregare.
Eppure avete iniziato con De André…
(Angelo) È stato lui a spingerci e ad accompagnarci a Milano per un provino: lì giustamente non ci hanno preso.
Perché giustamente?
(Angela) Portavamo canzoni non commerciali tipo Crosby, Stills, Nash & Young. Non andavamo bene. Poi tendevano a chiedere a ognuno di noi di diventare solista…
Hanno mai provato a mettervi contro?
(Angelo) Una volta con l’idea di una carriera fuori dal gruppo: abbiamo rifiutato senza sapere dell’altro.
All’inizio eravate fidanzati: chi ha sedotto chi?
(Ridono, inizia un battibecco sui modi e i tempi, alla fine tocca ad Angelo) Ha cominciato lei.
(Angela) Tutti e due ma avevamo 16 e 17 anni e lui stava con una certa Elvira. Te la ricordi?
(Angelo) Certo,
(Angela) Uscivi con entrambe.
(altra discussione sul primo bacio, luoghi del bacio. Una vera sit-com)
Altro che Sandra e Raimondo…
(Angela) I Ricchi e Poveri sono nati da noi due, dal nostro rapporto.
Chi ha rimorchiato di più tra di voi?
(Angela) Lui ha fatto una strage; ma era bello, anzi bellissimo. (Angelo sorride lievemente, un po’ fiero)
Vi siete mai coperti con una bugia?
(Angela) Io spesso; veniva da me ed esordiva: “Mi sono innamorato, viene a trovarmi Tizia”. Dopo due giorni cambiava tono: “Devi dirle che oggi partiamo: non la sopporto”. Allora fingevo di ricevere una telefonata, iniziavo a preparare i bagagli: “Purtroppo hanno fissato una serata”.
Altro che Gigi Rizzi o Califano…
(Angelo) Al massimo sono stato un loro allievo.
Il vostro maggiore difetto.
(Angela) Lui non ne ha; solo che io sono più coraggiosa, più intrepida; Angelo mi segue.
(Angelo) È intraprendente. Troppo.
(Angela) Mi frena, ha sempre paura che esageri; però è migliorato, oggi sul palco si muove di più. Una volta era immobile.
(Angelo) Quando sei un quattro ognuno deve fare la propria parte, non si deve esagerare. Ora siamo in due.
Angela esagerava.
(Angelo) Sempre, ed è anche il suo pregio.
(Angela) Quando mi rivedo non mi piaccio sempre tanto.
Il primo sfizio da “ricchi”…
(Angela) Non ne ho, niente mi dà più del palco (Angelo la guarda quasi sconsolato, prova a stimolare una risposta diversa, ma niente)
(Angelo) Una Porsche usata, mi piaceva correre.
(Angela) Pensava di rimorchiare ancora di più
(Angelo) Non mi serviva la macchina.
C’è qualche vostro brano che vi annoia cantare?
(Angela) No!
(Angelo) Mi emoziono tutte le volte che intono Che sarà o La prima cosa bella.
(Angela) C’è un motivo: non sono pezzi nostri, ma del pubblico. Gli appartengono. Questa è la chiave. E per questo non possiamo provare noia.
Voi chi siete?
I Ricchi e Poveri.