Corriere della Sera, 25 maggio 2024
Romeo e Giulietta stanno bene
Spettabili Freud e Jung, vorrei sottoporvi il caso di quei censori che hanno proibito agli adolescenti la più famosa storia d’amore tra adolescenti, «Romeo e Giulietta», nell’ultima versione in scena a Londra e presto a Broadway. Prima hanno espulso dal testo qualunque contenuto che potesse suonare ansiogeno, e chissà quanto avranno dovuto lavorare di forbici per ripulire una tragedia densa di conflitti, complotti e veleni. Ma anche censurando tutto il censurabile, non potevano cambiare il finale e far partire Romeo e Giulietta per una crociera ai Caraibi. Così hanno vietato l’ingresso in sala ai coetanei dei due innamorati «perché non restassero turbati dal loro suicidio». Ohibò. Allora togliamo dalle biblioteche «I Promessi Sposi», con quello stalker di don Rodrigo, e smettiamo di insegnare a scuola i poemi omerici, infestati da eroi poco raccomandabili. Anzi, facciamo prevenzione fin dall’infanzia, strappando dai libri di favole la strega di Hansel e Gretel: non esiste bambino che non ne sia rimasto «turbato», e se servono testimoni, ancorché stagionati, eccomi qua.
Per millenni si è affermata l’idea che il male andasse raccontato, al fine di prenderne consapevolezza, e che il modo migliore per farlo consistesse nell’usare il filtro della parola. Freud e Jung, lo chiedo a voi: cosa è successo alle teste di certi contemporanei per spingerli a credere che un ragazzo abituato a scorrere immagini estreme di ogni tipo sul suo telefono possa rimanere traumatizzato da Shakespeare?