la Repubblica, 25 maggio 2024
Intervista a Brunello Cucinelli
Il brand Cucinelli si distingue per i capi di cashmere e la cura artigiana, tipicamente umana. Ma alla guida dell’azienda – 2.600 dipendenti, 1,1 miliardi di euro di ricavi nel 2023 – c’è il sostenitore di quell’intelligenza artificiale che minaccia di sostituire le persone. E, per alcuni, di annientarle.Brunello Cucinelli non teme il progresso. Anzi lo abbraccia. Nel borgo umbro di Solomeo, dove vive e lavora, ha ospitato nei giorni scorsi pensatori, innovatori e filantropi – quasi tutti provenienti dalla Silicon Valley – per parlare di umanesimo e IA. Tra loro, Laurene Powell Jobs, vedova di Steve Jobs, il cofondatore di Apple.Ma cosa c’entra il suo marchio di moda con le big tech americane?«È iniziato tutto da un invito a cena a San Francisco nel 2015».Chi è stato a cercarla?«Kevin Systrom, il cofondatore del social network Instagram, e Marc Benioff, ceo del colosso tech Salesforce. Volevano che gli parlassi di umanesimo».E come è andata?«A tavola fissavano troppo il telefono».Li ha rimproverati?«Un po’ sì, scherzosamente, poi gli ho spiegato che la tecnologia è un dono del creato ma va governata, non si può subire. Ho aggiunto: solo chi unirà tecnologia e umanesimo, forse, diventerà un altro Leonardo».Chi le ha dato retta?«Marc Benioff. Ci siamo incontrati, in seguito. Non parlava mai di affari.“Abbiamo bisogno di ritrovare dignità morale ed economica”, diceva. Gli proposi di incontrarci, una volta ogni due anni, a Solomeo per parlare di questi temi».Nel 2019 si è svolto il suo primo simposio. Chi c’era?«Tra i tanti, un imprenditore solare, Reid Hoffman (il fondatore di LinkedIn e uno dei più noti investitori della Silicon Valley, ndr )”.Hoffman è tornato anche quest’anno. E l’Università diPerugia ne ha approfittato per conferirgli un dottorato honoris causa in Scienze Umane.«Ha fatto un discorso bellissimo che mette insieme l’uomo e l’intelligenza artificiale. Reid è stato tra i primi a parlarmi di questa tecnologia».Cosa le ha detto?«Di non avere paura».E lei?«Non l’ho mai avuta. Tant’è che l’ho fatta entrare in azienda. Per scrivere comunicazioni o per l’e-commerce, per esempio. Ma a una condizione».Quale?«Chi la usa deve dichiararlo sempre».L’IA rimpiazzerà i dipendenti?«Il 52% dei nostri prodotti, fino a tre anni fa, era fatto a mano. Oggi siamo al 60%. Tra pochi anni i nostri sarti guadagneranno il doppio».Ma ultimamente abbiamo visto robot porgere delicatamente una mela a un uomo.«Uno che arriva a cucire così – Cucinelli mostra l’interno della giacca – non riesco a immaginarlo.Ma se arriverà, non avrò paura. InCina un robot mi è venuto incontro con la colazione».E lei che gli ha detto?«Come va, amico?» (ride,ndr )Che cosa la spaventa, allora?«Il male dell’anima. È peggiorato. Per questo gli innovatori della Silicon Valley vengono qui, per curarlo».Non sono interessati solo allabuona tavola e alla moda?«No, vengono per ubriacarsi di bei pensieri. Con me parlano di etica e dignità del lavoro. Ne l 2019 venne anche Jeff Bezos, il fondatore di Amazon».Con lui di cosa ha parlato?«Di come progettare l’umanità per l’eternità. Gli dissi: ma che ne sarà dite, cosa resterà tra 500 anni dell’uomo più ricco del mondo?».Cosa ossessiona i grandi delle big tech?«Non riescono a capire dove sta la loro anima».Li dipinge come pensatori illuminati, ma alcuni di loro licenziano senza pietà.«È vero. Io gli dico: volete fare il 20% di utile? Va bene. Ma perché allora l’1% non lo mettete sui vostri dipendenti?».Lei ha lasciato l’università per avviare la sua impresa. Se ne pente?«No, per me bisogna studiare il giusto e anche un po’ meno: c’è un’intelligenza che viene dallo studio e una dall’anima».Cos’hanno i talenti italiani più dei geni delle big tech?«Lo disse Bezos, una volta: i vostri giovani sono i più bravi a intercettare la non linearità delle cose».Si teme che l’IA sviluppata negli Usa oscuri la nostra cultura.«A una traduttrice simultanea, una volta, ho chiesto di ripetere in inglese dei versi di Sant’Agostino: “O eccellentissimo, onnipotente Reggitore dell’universo…”».Cosa vuol dire?«Non resteremo indietro, perché una tecnologia non può sostituire ciò che ci rende unici: da come ci vestiamo a come gesticoliamo, fino a comecreiamo».Se potesse salvare due ricordi della sua vita, quali sarebbero?«Quando a 9 anni ho sotterrato i pantaloni verdi che mi ha regalato mia madre. Il mio primo giudizio sulla moda».E l’altro?«Il mio babbo che ripete: “Devi essere una persona per bene”».Qual è il suo primo ricordo tech?«Nel 1989, a Hong Kong, ho visto una persona telefonare per la prima volta con un cellulare».Il giorno dopo ne comprò uno?«No, ma ai miei dipendenti consiglio sempre di acquistare la tecnologia più avanzata. Basta che non la usino con me».In che senso?«Alle nostre riunioni sono ammesse solo carta e penna. I calcoli si fanno a mente».Ma perché?«Amo Pitagora, ho un suo busto proprio qui. Sotto c’è scritto: il numero è la legge dell’universo».