il Fatto Quotidiano, 25 maggio 2024
Anvedi che gravitas ’sto Caltagirone
Effettivamente è vero: in giro “c’è domanda di gravitas”, ci spiegava ieri Il Messaggero, prova ne sia che giovedì a Trento sono accorsi in gran numero grandi e piccini a sentire Aldo Cazzullo parlare della fine dell’impero romano con Francesco Gaetano Caltagirone, casualmente editore del Messaggero. Dice: ma che è ’sta gravitas? Nientemeno che “l’approccio serio e profondo alle grandi questioni”, che fu “la virtù civile degli antichi romani” e che al giorno d’oggi conserva giusto qualche editore, cioè uno solo… Come che sia, “Caltagirone, che non si ritiene uno storico ma è un conoscitore vero dell’antichità, ha illustrato passo dopo passo la vicenda che ha portato alla fine dell’impero romano”. Un po’ Barbero de noantri, un po’ Marult (Mars Ultor, il suo nom de plume), l’editore-palazzinaro-finanziere è partito ricordando proprio le virtù classiche, ahinoi perdute. Prendete Catilina: “Pensava alle donne e alle feste ma, quando andava in guerra, dormiva sulla terra nuda come i suoi soldati”. Ma il nostro, in realtà, “scandagliando la storia s’interroga sul futuro” in un “affascinante viaggio su e giù lungo i millenni” e ha opinioni che non avevamo mai sentito da nessun ottantenne in nessun bar del mondo: “I giovani oggi hanno poca disponibilità al sacrificio”. Mica come Catilina, lavativi! Commenta il cronista: “Lo spirito di sacrificio le generazioni dell’immediato secondo dopoguerra lo avevano. E chi è ancora in pista orgogliosamente non deflette da quell’ardore creativo” (forse si riferiva a un editore-palazzinaro-finanziere classe 1943, ma chissà…). Vabbè, ma com’è caduto l’impero? E qui si scopre che Francesco Gaetano fa parte della minoranza cavouriana degli andreottiani: “Roma era la ragione, e il cristianesimo era la fede. Vinse la fede. E quando vince la fede, vince il medioevo”. Arriva il Papa e addio virtù classiche, addio gravitas, addio maiestas e tutto il resto appresso: per questo oggi ci ritroviamo con questi smidollati che emigrano invece di “stare qui e combattere”. Sarà per cercare la gravitas perduta dalla città che fu caput mundi che Caltagirone scava da vent’anni sotto Roma con l’improbabile scusa della Metro C: “In hoc signo vinces”. O almeno fattura.