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 2024  maggio 24 Venerdì calendario

In vent’anni triplicate le esportazioni di formaggio italiano


L’industria lattiero-casearia non può lamentarsi del 2023: il comparto è cresciuto del 2,2% grazie all’export: 600mila tonnellate di formaggi per un valore di 5 miliardi, numeri “imponenti”, come li definisce Fabio Leonardi, responsabile delle politiche di esportazione di Assolatte, che ieri a Milano ha tenuto la sua 79esima assemblea nazionale.
Il 45% della produzione casearia viene venduta ormai al di fuori dei confini nazionali e, come ha ricordato il presidente dell’Associazione Paolo Zanetti, «in 20 anni abbiamo triplicato il volume e quintuplicato il valore delle vendite all’estero che sono ormai un asset strategico». Il merito è di quegli industriali italiani che sono sempre con la valigetta in mano, veterani di un marketing che ha fatto grande e continua a portare successi al made in Italy, come ha riconosciuto il ministro Francesco Lollobrigida partecipando all’assise milanese. «Siamo fortissimi in Europa e in Francia – ha ammesso Zanetti – dove la mozzarella ha surclassato il camembert, diventando un caso politico». Ed effettivamente, il mercato delle mozzarelle – come ha spiegato all’assemblea Angelo Galeati – attualmente raggiunge i 2316 milioni di euro; nel 2023 vi è stato quindi un balzo del 7,3%, analogo a quello del prezzo medio. Non risulta meno spumeggiante il mercato del Pecorino romano Dop (ma più della metà del latte viene dalla Sardegna) che trascina la produzione al record di 366mila quintali. Il 60% degli incassi, anche in tal caso, deriva dall’export. Anche nel caso dei formaggi Dop, come ha spiegato Antonio Auricchio, l’export fa segnare addirittura il 4% in più e c’è da sperare che il trend sia confermato dalla crescente protezione delle indicazioni geografiche, estesa al commercio elettronico.
Per contro, si registrano sofferenze cicliche nel mercato del latte, dove però i prezzi sono stabili. Se la passa peggio il burro, ostaggio della volatilità dei mercati che ne fanno ormai una pura commodity. Il sentiment del comparto è di collaborazione tra gli attori della filiera. Sempre ieri, il presidente di Assolatte ricordava che «il 92% del latte che trasformiamo è italiano» e che la fine delle quote latte, nel 2015, ha impresso la spinta decisiva, passando da 9,5 a 13 milioni di tonnellate. Mancano al fabbisogno 300mila tonnellate che importiamo, insieme a 400 di formaggio 268mila di yogurt. La nostra produzione non riesce a star dietro a una domanda in crescita.
All’assemblea si è parlato in positivo, evitando temi scabrosi come il latte in polvere e “mera teoria” come quello sintetico, al momento non disponibile. Gli industriali del settore lattiero-caseario paiono più interessati a mantenere alta la qualità delle forniture – sicurezza, salute degli animali e sostenibilità sono le tre esse che ricorrono più spesso nei discorsi – e il governo riconosce al comparto il ruolo di «un settore strategico per Made in Italy, un asset a cui il sistema Italia non puo’ rinunciare in termini di qualità, economia e posti di lavoro. Come governo Meloni, continueremo ad essere al loro fianco, lavorando in sinergia per sfruttare appieno le infinite potenzialità di crescita dei prodotti lattiero caseari e difendendo le nostre eccellenze da ogni modello che le aggredisce, sia sul piano interno, sia a livello internazionale a cominciare dall’Unione europea» ha detto il ministro dell’Agricoltura a margine dell’assemblea.