il Fatto Quotidiano, 24 maggio 2024
A Gaza più civili e minori uccisi al giorno di Siria e Yemen
“La crisi umanitaria di Gaza non è comparabile con nessun altro conflitto avvenuto negli ultimi vent’anni. Tanto che sembrerebbe inopportuno considerarlo tale”. Ne è convinto Vittorio Bruni, ricercatore in Studi sulle Migrazioni all’Università di Oxford, che confrontando i dati delle guerre degli ultimi 20 anni mostra “una sproporzione con quest’ultima”.
Dott. Bruni, perché i numeri di questa guerra non sono paragonabili agli altri?
È un dato di fatto. I numeri (che vedete nei grafici in pagina, ndr) su Gaza sono ben più catastrofici di quelli dei conflitti in Afghanistan, Siria, o Ucraina. Le ragioni principali sono due: in primo luogo, il popolo palestinese non può scappare. I civili si ritrovano sotto le bombe 24/7 senza alcun luogo sicuro in cui nascondersi o Paesi terzi in cui cercare salvezza. Molti sono stati uccisi mentre erano in fila per ricevere cibo. In aggiunta, a Gaza non vi è praticamente nessuna presenza umanitaria. Solitamente, appena scoppia un conflitto, agenzie dell’Onu e Ong inviano personale e risorse per assistere la popolazione. A Gaza, viste le uccisioni anche di operatori Onu da parte delle forze armate di Israele, nessuna agenzia è in grado di inviare il personale necessario sul campo. La popolazione palestinese, a differenza di quella degli altri conflitti, è abbandonata a se stessa. A Gaza vengono uccisi 157 innocenti al giorno, mentre in Siria ne venivano uccisi 96, in Sudan 52, e in Ucraina 44.
La sua ricerca compara anche il numero di bambini uccisi a Gaza con quelli morti sotto le bombe in Afghanistan, Yemen, Siria o Ucraina.
Sì, e anche da questo punto di vista i numeri sono sconcertanti. In Siria venivano uccisi 3 bambini al giorno, e fino a oggi questo era il conflitto del XXI secolo con più vittime infantili al giorno, seguito da Afghanistan (2), Yemen (1,5), Ucraina (0,7) e Iraq (0,6). A Gaza vengono uccisi 66 bambini ogni 24h, ventidue volte di più rispetto al conflitto con più bambini uccisi negli ultimi 20 anni. Un prezzo molto alto è anche quello pagato da giornalisti e personale Onu. Mai così tanti operatori di questi settori avevano perso la vita in un anno in un singolo conflitto.
Data la situazione, lei ritiene che non si potrebbe neanche parlare di conflitto vero e proprio. Cosa intende?
Un conflitto vero e proprio si combatte tra due o più eserciti o gruppi armati. I belligeranti tentano di limitare le vittime civili e di agevolare il lavoro umanitario su tutti i fronti e per tutti i coinvolti. Nella Striscia, visti i dati, è una forza armata che si accanisce contro una popolazione civile indifesa, senza casa, affamata, e assetata.
Veniamo alla situazione umanitaria, cosa dice il suo studio comparato circa cibo e acqua?
I civili a Gaza stanno piano piano morendo di fame e di sete. Solitamente, in situazioni normali, utilizziamo 20 litri di acqua al giorno per persona, nei contesti emergenziali si cerca di fornirne 15, mentre i litri di acqua necessari per la sopravvivenza sono 3 in 24h. A Gaza, i civili vivono con circa 1,5 litri di acqua al giorno. Dal punto di vista della fame, l’Onu dal 2004 usa una scala chiamata Ipc. La percentuale di persone affamate a Gaza è quella più alta mai registrata da Ipc in qualsiasi altra area o Paese del mondo da quando è in uso. Nel migliore dei casi si mangia un pasto al giorno, ma spesso si passano notti e giorni interi senza mangiare.
Riguardo agli sfollati, cosa dicono i dati?
Già a inizio febbraio 2024 il 75% della popolazione di Gaza era stata sfollata dalle proprie abitazioni (1,7 su 2,3 milioni). Questi civili si sono ritrovati a vivere in tendopoli, strutture Onu, scuole, e palazzi pubblici. In questi luoghi si vive accalcati, senza acqua e con una latrina ogni 600 persone (in emergenze umanitarie si cerca di costruirne una ogni 20). Analisi di Norwegian Refugee Council (Nrc) dimostrano che i vari centri di accoglienza stanno diventando focolai di epidemie.
Qual è il livello di distruzione delle infrastrutture civili nella Striscia?
Nei primi 4 mesi di conflitto sono state distrutte più infrastrutture a Gaza che nella battaglia di Aleppo durata dal 2013 al 2016, e più di quelle distrutte nel 2017 per sconfiggere l’Isis a Mosul, Iraq, e a Raqqa in Siria. Immagini satellitari mostrano che già a fine gennaio 2024, erano stati distrutti o danneggiati tra il 50 e il 61% degli edifici civili. Sono state danneggiate più di 500 scuole, più dell’80% del totale. Infine, vorrei ricordare che Gaza è in black-out totale, con zero ore di elettricità al giorno.