la Repubblica, 23 maggio 2024
La prima volta di Gasperini
DUBLINO – La vittoria per 4-1 col Valencia a San Siro in Champions la celebrò bevendo uno champagne che sapeva d’acqua. Colpa del Covid, avrebbe ricostruito poi. In quella festa senza sapore di quattro anni fa c’era tutto il paradosso di Gasperini, che non gode mai fino in fondo e si ferma sempre a un passo dal paradiso. Da ieri va messo tutto all’imperfetto. Non godeva. Si fermava. Ora gode il Gasp e chi lo ferma più. A 66 anni ha accompagnato la Dea fra le stelle, ha realizzato il sogno di una città e di un popolo, e finalmente si è dipinto in faccia la gioia dei bambini, quella della meraviglia. Gasp avete vinto? «Credo di sì. Credo di sì! E ci siamo arrivati con un percorso incredibile, battendo il Liverpool che al tempo era primo in Premier. Ho schierato il tridente perché stasera si giocava per un risultato solo. Squadre come il Leverkusen sono inarrestabili se le lasci attaccare».
Il Gasp ha sempre detto che la vera vittoria è superare se stessi, e nemmeno dopo aver alzato una coppa nel cielo freddo di Dublino, che pareva Bergamo in novembre, ha cambiato idea: «Non credo di essere meglio rispetto a oggi pomeriggio. Sono lo stesso. Quest’anno non hanno vinto solo l’Inter, con lo scudetto, e la Juve, con la Coppa Italia. Ha vinto anche il Bologna che è andato in Champions. Ha vinto il Verona che si è salvato». Ma gli occhi dicevano altro, raccontavano una gioia nuova. Aveva indicato come obiettivo più realistico la Coppa Italia, che già aveva perso due volte in finale. L’Europa League era troppo grande anche per essere sognata, contro l’avversaria più in forma del continente. Gian Piero da Grugliasco, ex mediano di Palermo e Pescara, contro Xabi, stella di Liverpool e Real. Il superprovinciale, che magari sbaglia le battute su Ndicka ma che sui campi di allenamento cava il sangue dalle rape e si inventa i Lookman, contro la stella da 12 milioni di follower su Instagram, pupillo al contempo di Mourinho, Ancelotti e Guardiola. Il Leverkusen veniva da 51 partite utili. «L’importante è che non abbia perso l’ultima», aveva detto con saggezza contadina il Gasp alla vigilia. Sapeva che prima o poi dovevano fermarsi, i tedeschi. Aveva ragione lui, fin dall’inizio, da quando otto anni fa mandò in campo i ragazzini per dare la sveglia ai titolari, e cominciò a costruire quel marchingegno infernale di gioco, forza fisica e determinazione in cui sono rimasti tritati per ultimi il Liverpool e il Marsiglia.
Commosso il patron Percassi nel suo abbraccio al tecnico: «È un sogno che si avvera, ragazzi, abbiamo fatto un partitone. A Gasp ho detto che erano anni che meritavamo una gioia così: lui ha portato l’Atalanta nella storia. Ci vedremo a breve, ma sul contratto sono sereno e la coppa ci aiuta». E Toloi: «Per il mister Bergamo è casa, la scelta spetta a lui. Ora è solo il momento di far festa».