Il Messaggero, 23 maggio 2024
Biografia di Marlene Dietrich
«E Lili Marlene, bella più che mai, sorride e non ti dice la sua età...». Così Francesco de Gregori, in Alice, faceva riferimento a una delle più celebri canzoni di tutti i tempi, Lili Marlene. Tanto popolare che durante la II Guerra Mondiale venne cantata sia dall’esercito tedesco sia da quello Alleato. Il testo, pare, proveniva dal poema – La canzone di una giovane sentinella – di un soldato della I Guerra Mondiale. Benché antibellico e nostalgico piacque e fu messo in musica nel ’38.
LA CANZONE
A cantarlo, e a realizzare la prima incisione, fu Lale Andersen. Il titolo dell’opera era Das Mädchen unter der Lanterne, “La ragazza sotto la lanterna” (o “il lampione"). “Davanti alla caserma/Davanti al grande cancello/C’era una lanterna/ Ed è ancora lì? Quindi vogliamo rivederci lì/Vogliamo stare accanto alla lanterna/Come fece una volta Lili Marleen”. Questo ultimo verso è, in tedesco, il famoso ritornello Wie einst Lili Marleen.
LE GAMBE
Nonostante uno scarso successo iniziale – il feroce ministro della propaganda Joseph Goebbels non ne apprezzava i toni antimilitaristici – la canzone finì per piacere all’esercito, che la impose. Ma a renderla immortale sarebbe stata un’altra tedesca, che pure era emigrata negli Stati Uniti in odio al nazismo. Una star, cristallizzata nell’immaginario collettivo per le sue mises maschili, i suoi smoking, i suoi frac, i suoi abbigliamenti marinari.
E per le bellissime gambe, inguainate in calze trasparenti e reggicalze. Ovvero Marlene Dietrich. La quale aveva cominciato a intonare, con voce roca e sensuale, quella che ormai era nota come Lili Marlene per l’esercito americano. Rendendola «la canzone di tutti i soldati al fronte» e trasformandola in un inno alla fratellanza che accomuna tutti gli esseri umani. Per la Dietrich, legatissima alla sua patria, era stato un dolore prenderne le distanze a causa del nazismo. Hitler l’aveva metaforicamente (e non solo) corteggiata e così aveva fatto Goebbels, che voleva coinvolgerla nella cupa, ossessiva, paurosa propaganda del Terzo Reich.
Tuttavia l’attrice, che viveva dal 1930 negli Stati Uniti, non solo si era opposta alle “avances” naziste, ma aveva preso le parti degli Alleati, cantato per i soldati al fronte, contribuito alla salvezza di fuggitivi ebrei, rotto con i componenti della sua famiglia che sostenevano il Reich.
IL FASCINO
Quella donna coraggiosa era allo stesso tempo una femme fatale, di cui Ernest Hemingway dirà: «Già con la sua sola voce potrebbe spezzarti il cuore. Ma ha anche un corpo stupendo e il volto di una bellezza senza tempo». Moltissimi sarebbero stati gli estimatori di Marlene Dietrich, nonché gli artisti che trarranno da lei ispirazione per canzoni e film.
Nata in un quartiere di Berlino il 27 dicembre 1901 con il nome di Maria Magdalena, si era diplomata come cantante all’Accademia della città. Aveva poi iniziato lavorare con il regista Max Reinhardt. Si era sposata nel ’23 con Rudolf Sieber, da cui avrebbe avuto la figlia Maria Elisabeth, per separarsi successivamente.
LA DIETA
L’incontro destinato a cambiare la sua vita era stato quello con il regista Joseph von Sternberg, che l’avrebbe diretta in Der blaue Engel, “L’angelo azzurro”, tratto dal romanzo di Heinrich Mann. Nota è la drammatica storia dell’attempato professore che si innamora dalla cantante Lola Lola, una sensuale e lievemente perversa Marlene che canta con il cilindro in testa e le gambe scoperte la canzone omonima.
I FILM
Cominciava il sodalizio con Sternberg, che l’avrebbe messa a dieta e le avrebbe fatto estrarre i molari per rendere il suo aspetto “più drammatico”. Sempre lui le fece la foto in cui l’attrice indossava abiti da yachtman, sul transatlantico che la condusse negli USA. Sì, perché la Paramount l’aveva ingaggiata nel gennaio 1930, con un magnifico contratto. Al quale lei aveva fatto aggiungere una clausola, e cioè poter scegliere i suoi registi. Per Marlene iniziava una stagione d’oro, anche grazie al costumista Travis Banton e al fotografo Rudolph Maté. Girava Marocco (indimenticabile mentre fuma con la tuba in testa), Shangai Express, l’Imperatrice Caterina, Capriccio spagnolo.
Disciplinata, professionale, rigorosa sul lavoro, affascinava e turbava il pubblico. Iniziò a guadagnare cifre ingenti, anche se la sua vita privata destava scandalo.
GLI SCANDALI
Prese la cittadinanza USA e ne sostenne lo sforzo bellico. In seguito cominciò per lei una fase professionalmente difficile, per cui Noël Coward le organizzò uno show per il mondo.
Alla fine degli anni Cinquanta, Marlene girò Testimone d’accusa di Billy Wilder e L’infernale Quinlan di Orson Welles. Nel ’61 recitò in Vincitori e vinti di Kramer. Cominciò ad avere problemi di salute, scelse di ritirarsi nel ’75, trascorse gli ultimi 8 anni della sua vita immobilizzata a letto. Morì a Parigi il 6 maggio ’92: si disse per infarto, ma forse fu per una dose eccessiva di sonniferi.
LA MAMMA
Venne sepolta a Parigi, poi fu riportata a Berlino (dopo il suo trasferimento negli USA, la Germania non aveva avuto con lei rapporti facili) vicino alla madre. «Quando sono vicino alla mamma, non può accadermi nulla», aveva detto nella sua biografia.