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 2024  maggio 21 Martedì calendario

Periscopio

I media di Teheran confermano che il presidente iraniano Ebrahim Raisi, 63 anni, è morto in un incidente d’elicottero. (…) A bordo dello stesso velivolo sono morti anche il ministro degli esteri iraniano Hossein Amir-Abdollahian, il governatore della provincia dell’Azerbaigian orientale Malek Rahmati e il leader della preghiera di Tabriz del venerdì Mohammadali Al-Hashem. repubblica.it
Intrighi, omicidi, attentati, episodi misteriosi, teorie del complotto: la storia recente dell’Iran è scandita da episodi traumatici. Molti avvolti da una nebbia fitta come quella dove volava l’elicottero d’Ebrahim Raisi. Guido Olimpio, Corriere della Sera.

Senza Raisi sarà un Iran migliore? Risposta in una parola: no. Dal web.
La cassetta a nastro ha più di 36 anni, ma la voce di Ebrahim Raisi si riconosce bene. «Dovete fermare le esecuzioni», gli dice un vecchio. Il presidente iraniano, allora 28enne, risponde: «Ne abbiamo uccisi 750, ancora 200 e abbiamo finito». Andrea Nicastro, Corriere della Sera.
Mi volsi a Dio per dirgli / che il mondo si dispera; / ma a peggiorar le cose / scoprii che Dio non c’era. Robert Frost, Non del tutto presente (in Fuoco e ghiaccio, Adelphi 2022).
Putin spiazza la Nato e impallina [«impallina», ma andrebbe bene anche «mitraglia», o «bombarda»] il vertice in Svizzera: «Trattare sull’Ucraina». Zelensky rifiuta. il Fattosky quotidiano.
In primo luogo non ci fidiamo di Putin. Secondo, non ritirerà le sue truppe. Terzo, una tregua farebbe il gioco del nemico. Volodymyr Zelensky.
Europa e Stati Uniti si stanno unendo attorno a un piano per utilizzare gl’interessi maturati sugli asset congelati della banca centrale russa allo scopo di fornire all’Ucraina un prestito da utilizzare per l’assistenza economica e militare e fornendo potenzialmente al paese un’ancora di salvezza multimiliardaria mentre lo sforzo bellico della Russia s’intensifica. Lo scrive il New York Times citando la segretaria al Tesoro Usa Janet Yellen. Ansa.

«Il prossimo anno a Bakhchysarai» è il modo di concludere, con una variante ucraina del tipico saluto ebraico del seder di Pesach, una cena di tradizionale cucina tatara di Crimea a Kiev. Bakhchysarai è la storica ex capitale di Crimea, e l’invocazione «il prossimo anno a Bakhchysarai» è un modo per mostrare fiducia nel fatto che il prossimo anno si potrà festeggiare la fine della guerra daggressione russa proprio nella regione occupata dal Cremlino nel 2014. Christian Rocca, Linkiesta.
Gridano «Palestine will be free from the river to the sea», ma Daniela Santus, puntuale e sin quasi pignola nell’analisi storica, ha scoperto attraverso un sondaggio che se chiedi loro quale sia questo benedetto fiume e quale questo benedetto mare, le risposte sembrano, pressoché la totalità, delle tristi parodie dello studente asino. C’è chi ha detto: «Dal fiume Eufrate al mar Rosso». Altri: «Dal fiume Nilo al Mar Caspio». Altri ancora: «Dal fiume Tigri al Mar Rosso», ma anche: «Dal fiume Nilo al Mar Rosso». Qualcuno, tra gli italiani, ha voluto esagerare e mostrarsi capra da premio Oscar: «Dal fiume Alcantara al mar Mediterraneo» o addirittura «dal fiume Tevere al mar Mediterraneo». Gridano [poi] che da decenni la striscia di Gaza è occupata da Israele. Ma se provi a riferire che no, guardate, grazie all’odiato Sharon tutti gli israeliani se ne sono andati da Gaza nel 2005 e dal 2006 Hamas esercita a Gaza un potere dispotico assoluto dopo aver scaraventato dai tetti i rivali dell’Autorità nazionale palestinese e aver speso tutti i soldi in armi, missili e tunnel blindati anziché in cibo e ospedali per i civili, ti guardano sgomenti per tanta improntitudine dell’arrogante sionista. Pierluigi Battista, il Foglio.

Un figlio dei fiori nel campus dell’Università di Princeton è stato catturato dalla telecamera. La foto, pubblicata sui social, lo mostra seduto sulla custodia della chitarra, la chitarra in mano, capelli lunghi, pronto a suonare. Sull’erba davanti a lui, a completare questo ritratto altrimenti fedele dell’hippie, non c’è un segno di pace, ma la bandiera di Hezbollah. Guardate più da vicino e vedrete la kefiah attorno al collo. Questo sostenitore del terrorismo che abbraccia gli alberi è il volto idiota di un matrimonio armonioso [tra jihadismo e sinistra radical]. Nel primo decennio del XXI secolo, gli USA furono attaccati dai jihadisti che trascinarono il paese in una guerra su più fronti durata anni. [Ed eccoci qua]. Abe Greenwald, Commentary (dal Foglio).
Quanto più la routine consente agli esseri umani d’eludere e sfuggire in ogni azione alla presa aspra della verità, tanto più saranno sensibili a costrutti come «questioni di coscienza», «conflitti interiori», «massime etiche». Walter Benjamin, Il mio Kafka. Scritti, lettere, frammenti, Castelvecchi 2024.

Meloni all’evento di Vox: «Buenos días, patriotas. Costruiremo un’Europa diversa e contrasteremo la sinistra che cancella le identità». Fanpage.
Lavorare per avere più migranti, in un paese governato dalla destra, non è semplice, ma le alternative non ci sono: per risolvere buona parte dei problemi che ha un paese come l’Italia quando si parla di crescita, demografia, natalità, lavoro, produttività, ci sono poche scelte diverse da quelle fatte da Spagna e Stati Uniti: più migranti regolari, bellezza. Vale per tutti. Ma vale soprattutto per i paesi con una fertilità bassa, una crescita insufficiente, una demografia in difficoltà. Meno Vox, più realtà. Claudio Cerasa, il Foglio.
Il costume nazionale è questo: i conti senza l’oste. A spese dello Stato, si capisce. Perché in privato ognuno sa fare bene di conto e prima di fare il passo più lungo della gamba ci si pensa non due ma mille volte. Ma sul piano pubblico è tutt’un’altra storia: qui paga Pantalone. (…) I conti pubblici non sono percepiti come di tutti bensì come di nessuno e lo Stato è concepito come una mucca da latte da mungere. E invece, se c’è una cosa che non è infinita, questa è proprio il latte: le risorse. «I soldi non ci sono. Finiti, stop». Lo dice l’oste: Giancarlo Giorgetti, ministro dell’Economia. Ma chi lo ascolta? Giancristiano Desiderio, la Ragione.
Chico [«Chico», per nome, come «Ilaria» e «Giulia», come i concorrenti di Tú si que vales] torna in Italia e la sinistra non parla più.Libero.
Benvenuto, assassino. il Fatto quotidiano.
Legge gialli come se l’assassino fosse lui. Roberto Gervaso