la Repubblica, 21 maggio 2024
Alleanza contro i narcos nel nome di Falcone “È la nuova Cosa nostra”
Il crocevia del grande narcotraffico che sommerge di cocaina i Paesi dell’Unione europea è il continente latinoamericano. Ed è qui che si sviluppano le più importanti indagini transnazionali sulle reti criminali e sul riciclaggio in cui sono impegnati i pm antimafia. Per contrastarlo è necessario un coordinamento internazionale fra i pm dell’Iberoamerica e quelli italiani e per questo motivo, su iniziativa del procuratore nazionale antimafia e antiterrorismo Giovanni Melillo, per tre giorni, da domani a venerdì (22-24 maggio), nella ricorrenza dell’anniversario della strage mafiosa di Capaci, arriveranno a Palermo magistrati dell’America Latina e italiani per incontri di studio e di coordinamento. La diplomazia giuridica si ispira all’enorme eredità tecnica e valoriale di Giovanni Falcone e Paolo Borsellino.
Il narcotraffico, come fanno notare gli inquirenti della Procura nazionale antimafia, si afferma «in modo sempre più consistente come minaccia attuale anche nel Nord Europa, in Paesi ritenuti tradizionalmente immuni rispetto alle azioni dei cartelli e delle mafie, che registrano livelli di violenzaquotidiana senza precedenti».
La criminalità organizzata latinoamericana non conosce limiti perché è violenta e potente e ripropone oggi un modello di mafia simile a quello dell’ala stragista di Cosa nostra, tanto che «integra oggi una minaccia globale».
Questo doloroso parallelo con l’Italia mostra quanto siano strettamente legati i destini e il lavoro della magistratura del nostro Paese e di quella latinoamericana.
Per domani è previsto l’incontro della Red de Fiscales Antidroga (Rfai), l’Associazione iberoamericana dei pubblici ministeri Aiamp, cui la Direzione nazionale antimafia e antiterrorismo aderisce. La Aiamp riunisce le procure della Repubblica di 22 Paesi. Si punta a scrivere un protocollo di attuazione per tutti i pm dei Paesi aderenti sull’impiego di agenti sotto copertura in operazioni antidroga.
Contemporaneamente, si riunirà sempre a Palermo la Rete dei pm latinoamericani contro la finanza criminale. Alla rete aderiscono 18 Paesi. Le conclusioni saranno affidate venerdì al procuratore Melillo.
Fra i magistrati che parteciperanno ci sono pure Diana Salazar,la procuratrice generale dell’Ecuador e “la nemica dei narcos”, indicata da Time tra le cento personalità più influenti del 2024; Luz Adriana Camago, procuratrice generale della Colombia e Lincoln Gakiya, magistrato di San Paolo che indaga sul gruppo Pcc, la più grande organizzazione criminale del Sudamerica che ha connessioni anche con la ’ndrangheta. Il Pcc ha provato ad uccidere Gakiya per le sue inchieste sui narcos. E di nuovi scenari del narcotraffico parleranno i procuratori distrettuali Giovanni Bombardieri (Reggio Calabria), Maurizio de Lucia (Palermo), Nicola Gratteri (Napoli) e Marcello Viola (Milano) e interverrà anche il sottosegretario al minstero dell’Interno Alfredo Mantovano. Tutto ciò sulla strada tracciata da Falcone e Borsellino.
Da quello che emerge nelle indagini internazionali, ai gruppi criminali tradizionali si affiancano organizzazioni ancora più pericolose, in alcuni casi in grado di attaccare le istituzioni «come in un conflitto armato». Fra questi episodi c’è l’omicidio del candidato alle elezioni presidenziali in Ecuador Ferdinando Villavicencio, giornalista e attivista politico noto per il suo impegno contro la corruzione, avvenuto (9 agosto 2023) in circostanze sconcertanti durante la campagna elettorale ad opera di sicari colombiani, successivamente arrestati e poi assassinati in carcere.
O ancora l’omicidio del magistrato di origini italiane Marcello Pecci Albertini, uno dei più importanti pubblici ministeri del Paraguay, specializzato contro la criminalità organizzata e il narcotraffico, così come quello del pm ecuadoriano Cesar Suárez, ucciso a colpi di arma da fuoco lo scorso gennaio nella città di Guayaquil. Suárez si occupava di narcotraffico, terrorismo e criminalità organizzata nella provincia di Guayas, una delle aree più violente del Paese.
E sebbene questi scenari possano apparire lontani dall’Italia, la Procura nazionale antimafia sottolinea che «le strettissime interconnessioni e relazioni tra le associazioni mafiose italiane e le reti di narcotrafficanti internazionali costituiscono una realtà storica e processuale più che riscontrata».
In Italia, è in costante aumento il flusso di cocaina proveniente dai Paesi produttori sudamericani, in particolare da Ecuador, Brasile e Guatemala, dai porti a cui la via d’acqua che parte dalla Triplice Frontiera conduce a quelli del Cile.
Nel solo biennio 2021-2023 le procure distrettuali antimafia italiane hanno lavorato su 1.783 procedimenti aperti per il reato di associazione a delinquere finalizzata al narcotraffico, per un totale di 16.736 persone indagate.
Tutto ciò richiede una nuova strategia globale e condivisa di prevenzione e contrasto. E quindi la necessità di un maggiore coordinamento tra procuratori e operatori delle forze di polizia. Così come aveva intuito Giovanni Falcone.