la Repubblica, 21 maggio 2024
Investigatori antimafia in campo per ricostruire la rete dei riesini
GENOVA – «A Genova c’è ancora un mandamento della cosca dei Cammarata di Riesi», ha raccontato un pentito di mafia, Carmelo Arlotta. Ma ci sono dei legami tra i “riesini” del quartiere genovese di Certosa e i “riesani” (così li chiamano in Sicilia) di Riesi? E qual è il coinvolgimento delle “famiglie” in questa vicenda di corruzione elettorale e voto di scambio nella Tangentopoli ligure che vede indagati, raggiunti dalla misura cautelare dell’obbligo di dimora i gemelli Arturo ed Italo Testa, originari di Riesi e residenti a Boltiere (Bergamo)?
Per questo è scesa in campo anche la Direzione investigativa antimafia della Liguria, alla quale la Procura di Genova ha trasmesso le 9mila pagine di inchiesta che ha messo agli arresti domiciliari il presidente della Regione Toti. La Dia si starebbe già muovendo lungo la triangolazione Genova-Riesi-Bergamo, setacciando anche altre regioni come Piemonte e Veneto. Si cerca di cogliere le eventuali ramificazioni e infiltrazioni mafioseche spostano un discreto numero di voti durante le campagne elettorali per “soccorrere” questo o quel candidato.
D’altra parte se a Toti non viene attribuita l’aggravante del 416-bis, la corruzione elettorale finalizzata a favorire Cosa Nostra è contestata ai gemelli Testa, al capo di gabinetto della Regione Matteo Cozzani e all’ex sindacalista della Cgil Venanzio Maurici (pure lui originario di Riesi). In questa brutta vicenda a fare da intermediari sono stati i Testa (Arturo è presidente dell’Associazione riesini nel mondo) ma a muoversi nel quartiere operaio del Ponte Morandi per i pm sarebbe stata ancora un’altra figura, il consigliere comunale Umberto Lo Grasso. Tant’è che lui, soprannominato “Pupillo”, dice ai due gemelli arrivati a Genova: «...Stanno indagando, non fate nomi... non parlate al telefono...». E Italo: «Sì lo so, non ti preoccupare.... L’ho stutato(“spento”, ndr )». Ora Lo Grasso è accusato di favoreggiamento.
Ed è sempre nella “piccola Riesi”, a Certosa, che la comunità si sarebbe mossa per le Regionali del 2020. In cambio di posti di lavoro, avrebbe dirottato 400 voti sui candidati totiani Stefano Anzalone (indagato), Lilli Lauro e Ilaria Cavo (ora deputata). Cozzani, alla vigila delle elezioni, intercettato in auto con la parlamentare Manuela Gagliardi mentre va a trovare i “riesini”, le confida: «Mi frega soltanto che un bel giorno non vorrei trovarmi la Dia in ufficio».