Corriere della Sera, 20 maggio 2024
Grasso stronca Carlucci
«L’acchiappatalenti», il nuovo show di Milly Carlucci, ha un solo, grande difetto: non è in bianco e nero (Rai1). Manca anche «l’applausometro», è vero, altrimenti potremmo pensare senza sensi di colpa che sia un fondo di magazzino, un vecchio varietà registrato ai tempi di Carlo Codega e mai mandato in onda, un po’ per la vergogna, un po’ perché c’era di meglio. Invece a questo format «originale» hanno lavorato una decina di persone (lo ripeto: la Rai è diventata l’ufficio collocamento degli autori, qualunque cosa significhi oggi questa investitura) quando un tempo sarebbero bastati Marchesi e Metz o Terzoli e Vaime, tanto per fare dei nomi.
Ci sarebbe anche da discutere sull’originalità della proposta perché il programma si presenta come un patchwork di altri programmi (da «Primo applauso» a «Tú sí que vales», da «La corrida» a «Italia’s Got Talent»), una di quelle misture in cui l’originalità è poco più di un fondo di caffè.
Passi per i concorrenti e parlo di una ragazza che vuole darsi alla lirica, di un addestratore di cani (da quando è iniziata la moda di trattare gli animali come umani?), delle ballerine di Vallecrosia, di un samurai giapponese che canta in napoletano e di altri dilettanti allo sbaraglio, ma la cosa più imbarazzante sono i cinque «acchiappatalenti», vale a dire Teo Mammucari, Francesco Paolantoni, Mara Maionchi, Sabrina Salerno e Wanda Nara e i tre giurati, vale a dire Simona Ventura, Flavio Insinna e Francesco Facchinetti. Francamente non riesco a spiegarmi come alcuni personaggi siano sempre in video (non sarebbe il caso che Mara Maionchi, imbarazzanti i suoi commenti a Eurovision Song Contest, o Francesco Paolantoni o Simona Ventura si prendessero un po’ di ferie?); non riesco a spiegarmi come alcuni personaggi siano in video, come Wanda Nara (qual è il suo specifico?) o Francesco Facchinetti, una finestra sul vuoto, o Sabrina Salerno. E i predicozzi di Flavio Insinna sono proprio necessari? Format originale: già nel 1958, il famoso pittore Scorcelletti («Totò, Eva e il pennello proibito») affermava con risolutezza che «creare è facile, difficile è copiare».
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