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 2024  maggio 20 Lunedì calendario

Il ritorno di Demi Moore

CANNES Thierry Frémaux lo aveva anticipato. The Substance, opera seconda di Coralie Fargeat che segna il ritorno di Demi Moore è, in effetti, «un body horror dal finale molto splatter con fiotti di sangue che arrivano a travolgere l’obiettivo». Un ritorno decisamente pulp per l’attrice simbolo della Hollywood anni Novanta – Ghost, Codice d’onore, Proposta indecente – che in gara a Cannes non c’era mai stata. E l’ultima volta era arrivata sulla Croisette nel 1997 per accompagnare l’ex marito Bruce Willis per l’anteprima de Il quinto elemento.
Qui interpreta una star di Hollywood, Elizabeth Sparkle, la cui stella ha brillato a lungo fino a quando, a 50 anni (Moore ne ha 61) il trucidissimo boss della rete tv (Dennis Quaid) la considera troppo vecchia per continuare a presentare il suo show di fitness («Ma quando ha vinto l’Oscar? Per King Kong?»). Per caso lei entra in contatto con i misteriosi spacciatori di una sostanza ancor più misteriosa che promette «una versione migliore di te: più giovane, più bella, più perfetta». Non resiste alla tentazione, segue le istruzioni e si ritrova accanto la sua replica più giovane, impersonata da Margaret Qualley (già in Kind of Kindness). Unica regola da rispettare: alternarsi una settimana a testa, per ricaricarsi. Cosa mai potrà andare storto?
«È un genere insolito, body horror, fantasmagorico. Mi ha spinto fuori dalla mia comfort zone, è profondo e provocatorio», ha commentato ieri l’attrice, ospite d’onore dell’American Pavillion al Marché, già qualche giorno a Cannes: il 23 sarà lei a fare gli onori di casa al galà AmfAR. Splendente da un red carpet all’altro dove è sembrata la miglior versione di sé stessa. Come peraltro la vediamo nel film, spesso nuda, prima che la trama deragli verso dichiarati omaggi, piuttosto estremi, della regista ai suoi amati Cronenberg e John Carpenter.
L’autrice
Coralie Fargeat:
ho scelto lei perché è un’icona del cinema in un ruolo provocatorio
L’autrice Coralie Fargeat ha voluto Demi Moore in quanto icona cinematografica e perché era certa che avrebbe avuto coraggio e fisicità adatte. «Ho scelto Moore e Qualley come due facce della stessa medaglia, due attrici potenti, capaci di recitare con il corpo. Il film ha pochi dialoghi, è molto visivo, passa tutto dall’interpretazione». Fargeat si dice convinta che il suo film, un’opera femminista adatta a un festival che ha messo in primo piano il Me Too, attraverso tocchi horror «innovativi e eccessivi», sia «un veicolo perfetto per esprimere la violenza che la questione della rappresentazione femminile porta con sé».
Questione lanciata al Festival da Meryl Streep, quando ha ricordato la sua prima volta a Cannes, alle soglie dei 40 anni, madre di tre figli, convinta di essere vicino a fine corsa. «Come si fa da attrice – rilancia Moore – a fare i conti con l’età? Ti mostri e affronti quello che trovi davanti nel migliore dei modi. Credo sia più importante come ti consideri più che come ti considerano gli altri. The Substance parla proprio di questo, l’immagine maschile della donna idealizzata che le donne hanno portato con sé. Credo che stia cambiando. Lo stiamo vivendo proprio ora». Un po’ nervosa per come sarà accolto il film. Ma felice di essere in gara come protagonista. A Cannes è arrivata con la sua chihuaua Pilaf. «È sempre con me, è stata agli Open di Francia, al Louvre, viene alle prime di Broadway con me: ha appena visto un Romeo and Juliet con Tom Holland».