Corriere della Sera, 20 maggio 2024
Il modello Portogallo contro la denatalità
Diciamoci la verità: ci siamo già un po’ rassegnati alle culle vuote. La «questione denatalità» comincia a essere considerata irrecuperabile perché le coorti di popolazione in età da poter far figli si stanno assottigliando. E invece no, invertire la rotta si potrebbe. In Portogallo è successo: i nuovi nati sono aumentati del 5,1% nel ‘22 e del 2,3% nel ‘23. Il tasso di fecondità è salito così a 1,43 figli per donna: in Italia è 1,2. Come ha segnalato Paolo Riva su «Percorsi di Secondo welfare», il Paese iberico ha molto in comune con noi quando si parla di demografia, per questo ha senso studiarne le politiche. I risultati di oggi sono il frutto di un’azione sulle condizioni che permettono alle famiglie di avere figli e lavorare. I padri hanno diritto a 20 giorni di congedo obbligatorio più cinque facoltativi (da noi 10 giorni). Nel 2021, poi, il governo ha varato un percorso di cinque anni che, partendo dai nuclei meno abbienti, dovrebbe rendere gratuiti i nidi per tutti. Qualcosa si fa anche nel nostro Paese. Il bonus nido, che garantisce un contributo sulla retta proporzionato all’Isee, per esempio. L’indennità per chi è in congedo parentale portata per due mesi, nel 2024, dal 30 all’80%. Basta? Purtroppo no, visto che il numero di figli per donna è sceso ancora (il nuovo record negativo è 1,2). Il governo ha messo in soffitta il Family Act dell’esecutivo Draghi. Resta la necessità di un piano coordinato, che agisca nel medio periodo. Il più condiviso possibile. Peccato che agli Stati generali della natalità le polemiche abbiano prevalso sulla discussione di merito.