Corriere della Sera, 20 maggio 2024
Unabomber, isolato il Dna dai reperti degli attentati. L’incrocio con i sospettati
Sembra arrivato a una svolta il caso Unabomber, l’attentatore misterioso che dal 1994 al 2007 terrorizzò Friuli Venezia Giulia e Veneto con 34 colpi, ferendo e mutilando soprattutto anziani e bambini. A un anno e mezzo dall’apertura dell’inchiesta bis da parte della Procura di Trieste, le nuove tecniche scientifiche avrebbero consentito il prelievo di tracce di Dna da reperti di attentati avvenuti tra il 1994 e il 1996 e tra il 2000 e il 2007 nelle province di Pordenone, Udine, Treviso e Venezia. Ora saranno comparate con il Dna di 31 soggetti.
Lavorando in una stanza «blindata» per evitare contaminazioni, il comandante del Ris di Parma, Giampietro Lago, e l’antropologa molecolare Elena Pilli, consulenti del gip Luigi Dainotti, avrebbero prelevato frammenti genetici da peli scoperti su una bomboletta di stelle filanti, su un uovo-bomba e su un tubo-bomba, sul nastro isolante usato per chiudere altri ordigni, su rilievi dattiloscopici e su un inginocchiatoio, una scatoletta di sgombro, un congegno individuato sotto la sella di una bicicletta e una bottiglia di Coca Cola. Saranno confrontati con il Dna degli undici indagati e di altre venti persone i cui nominativi erano contenuti nel fascicolo iniziale della Procura di Trieste, ma alle quali non è ancora stato notificato l’avviso di garanzia. Non sono indagate, però hanno acconsentito di farsi prelevare il Dna.
In caso di esito negativo, le nuove tracce genetiche potrebbero essere comparate anche con i profili di individui che abbiano scontato una pena in carcere, contenuti nella Banca nazionale del Dna. Ma sul fatto che il cerchio si stia stringendo attorno al responsabile di tanta sofferenza, dopo l’archiviazione della prima inchiesta nel 2009 con la condanna del perito della Procura di Venezia, Ezio Zernar per aver alterato la prova regina, e non dell’unico indagato Elvo Zornitta, il procuratore di Trieste, Antonio De Nicolo, frena.
«Anche all’epoca venne estratta una traccia di Dna da un reperto (saliva e peli dal nastro isolante di un uovo-bomba, ndr) – sottolinea – ma il confronto con il profilo genetico di Zornitta diede esito negativo. Lasciamo lavorare i periti, che hanno chiesto tempo fino alla prossima udienza del 14 ottobre per comparare il Dna prelevato con quello dei 31 soggetti dell’inchiesta. Al momento si concentrano su di loro».
«Finché non arriveranno notizie certe, non voglio farmi illusioni», commenta Francesca Girardi, vittima di Unabomber che nel novembre 2022 chiese di riaprire le indagini insieme a Greta Momesso, anche lei gravemente ferita dall’attentatore. «Sono molto felice che il lavoro degli inquirenti proceda e sia arrivato a nuovi sviluppi. Ho sempre creduto nella possibilità di trovare il colpevole, che vorrei incontrare, anche se non so immaginare come tutto ciò cambierebbe la mia vita. Di sicuro si chiuderebbe una ferita ancora aperta».
Di altro tenore il giudizio di Maurizio Paniz, difensore di Zornitta anche in questa inchiesta bis: «Ha già sofferto troppo, non ho parlato con lui di notizie fornite prima alla stampa che alla difesa del principale indagato. Sarei felice si arrivasse al vero responsabile ma, come ho sempre detto, nutro più di qualche perplessità sulla corretta conservazione dei reperti».