Corriere della Sera, 20 maggio 2024
Incidenti e complotti nella nebbia fitta del regime
Intrighi, omicidi, attentati, episodi misteriosi, teorie del complotto: la storia recente dell’Iran è scandita da episodi traumatici. Molti avvolti da una nebbia fitta come quella dove volava l’elicottero di Ebrahim Raisi.
L’incendio
Estate del 1978, il Paese è in rivolta contro lo Scià. Un rogo devasta il cinema Rex di Abadan, quasi 400 persone perdono la vita. I seguaci dell’imam Khomeini, allora ancora in esilio in Francia, addossano la responsabilità sui servizi segreti ma in seguito le accuse si spostano sugli estremisti islamici. La strage ha un impatto fortissimo, è uno dei primi lampi di una crisi lunghissima con infinite diramazioni.
La decapitazione
Giugno dell’81, una bomba piazzata da oppositori spazza via decine di figure rappresentative della Repubblica islamica, compreso l’ayatollah Mohammed Behesti. Alla fine di agosto nuovo colpo: questa volta viene assassinato il presidente Mohammed Rajai. Per le autorità è terrorismo interno, non mancano tuttavia ipotesi di faide. Siamo infatti in un’epoca tumultuosa, con contrasti politici, prove di forza (come la cacciata del presidente Bani Sadr), manovre sotterranee, giochi d’alleanze. Il Paese è anche sotto attacco, deve difendere i propri confini dall’offensiva militare dell’Iraq sostenuto dall’Occidente. Ci saranno liste di proscrizione, eliminazione massiccia di dissidenti ma anche l’epurazione successiva di alcuni personaggi chiave, compreso il portavoce parigino di Khomeini, Sadegh Ghotbzadeh: fucilato dopo aver ammesso il «tradimento».
I sabotaggi
A partire dalla prima metà degli anni 2000 gli ayatollah ingaggiano il duello con gli israeliani e gli americani. Gli avversari esterni conducono sabotaggi per ostacolare il programma nucleare e quello missilistico, cadono in agguati numerosi scienziati e, nel novembre 2020, il padre del progetto atomico Mohsen Fakrizadeh. Operazione sofisticata, condotta forse con il ricorso a una mitragliatrice «guidata» da remoto. Il Mossad, la Cia e qualche intelligence europea hanno «talpe», usano infiltrati reclutati all’interno Paese, riescono a infettare le centrifughe con un virus cibernetico. Impiegano droni, ordigni nascosti nei mobili, tecnologia taroccata, guerriglieri appartenenti a fazioni ostili a Teheran. Il clima è tale che ad ogni incidente – ne avvengono tanti – in fabbriche e siti si pensa quasi in automatico a un evento doloso. La tesi dell’azione sovversiva è costante, non manca chi nella nomenklatura «cavalca» la minaccia per beghe di palazzo.
Cieli a rischio
I cieli possono essere pericolosi, specie in momenti di grande tensione. Il 3 luglio dell’88 una nave statunitense abbatte con un missile per errore un Airbus iraniano sul Golfo Persico, lo ha scambiato per un caccia: 290 le vittime. Gennaio 2020, questa volta sono i pasdaran a compiere lo sbaglio: distruggono un jet ucraino con 176 persone a bordo e, all’inizio, cercano di «coprire» il tutto. Erano giorni di sfida. Il 3 un drone statunitense aveva fatto fuori a Bagdad il generale Qasem Soleimani, il comandante della Divisione Qods (apparato speciale dei pasdaran) e faro delle milizie sciite in Medio Oriente.
La sicurezza
Sotto embargo da una vita, il settore aeronautico ha dovuto arrangiarsi per procurare pezzi di ricambio. Triangolazioni, traffici, componenti non sempre perfette e produzione propria. Parametri poco ideali per la sicurezza dei velivoli, molti gli allarmi di esperti sulla qualità della «flotta». In questo contestato due precedenti che hanno coinvolto i vertici: nell’80 Banisadr sopravvisse all’impatto del suo elicottero in una regione di confine, epilogo analogo a quello che ebbe per protagonista nel 2013 Mahmoud Ahmadinejad, allora capo dello Stato, costretto a un atterraggio d’emergenza sui monti dell’Alborz. Aspettiamo e vediamo.
Sospetti
Per gli spostamenti ufficiali i vip hanno a disposizione uno «Squadron» di stanza a Mehrabad, nei pressi della capitale, con un paio di Bell 412 e alcuni Mil di concezione russa. Qualcuno potrà chiedere perché è stato affrontato un viaggio di ritorno con una situazione meteo pessima. Ci saranno interrogativi su piloti e sorveglianza attorno ai velivoli durante la missione ufficiale. I disastri, però, possono avvenire lo stesso. Altri ancora potrebbero alludere a un sabotatore ispirato dal nemico, un «ipocrita», «un corrotto sulla Terra». In Medio Oriente è facile pescare (o ipotizzare) un «colpevole». E lo è ancora di più in una stagione di conflitti. Aspettiamo e vediamo cosa uscirà dalla nebbia di Varzaghan.