il Giornale, 20 maggio 2024
Intervista Marta Fascina
Chi è Marta Fascina è presto detto: una ragazza nata in Calabria che, come molte ragazze, si realizza a Milano. Si innamora da adolescente della politica e di Silvio Berlusconi e lo conosce già da ragazzina, si fa strada e arriva in Parlamento a 28 anni. L’onorevole Fascina quando parla di Berlusconi si illumina. Divisa tra la gioia di avere vissuto con lui e il dolore per la perdita. Tra tutti i parlamentari della Repubblica, è certamente la più riservata però, a quasi un anno dalla morte del Cavaliere, ha accettato di parlare con il Giornale. Ci ha raccontato, senza nascondersi, chi è lei e chi era davvero Berlusconi: un uomo capace di offrire l’altra guancia.
Onorevole, lei è nata in Calabria, ha studiato a Napoli e poi a Roma, poi il giornalismo e il Milan. Si sente calabrese, napoletana, romana o milanese?
«Una domanda che mi mette un po’ in difficoltà. Napoli è la terra dove sono cresciuta e di cui ho sempre apprezzato i colori, la musica, le tradizioni. Milano invece è stata la città del mio Silvio, della mia squadra del cuore, la città che mi ha accolta e fatto sentire a casa».
Come è stata la sua infanzia a Napoli? Che famiglia ha avuto?
«Ho avuto la fortuna di avere una famiglia sempre molto presente. Affetto e vicinanza non sono mai mancati. La mia è stata un’infanzia fatta di tanto studio, di sport, di socialità».
Roma è anche la filosofia. Chi è il filosofo che ha amato di più?
«Aristotele e la sua idea di amore. L’amore vero è quello che unisce amicizia intesa come reciprocità, passione quale sentimento irrazionale e benevolenza come stimolo disinteressato. Un pensiero che mi ha sempre molto affascinata».
Quanto il suo pensiero ha influito sulla sua formazione?
«Sono sempre stata una persona dalle idee molto chiare e, come naturale, le mie convinzioni hanno impattato fortemente sul mio percorso di vita».
Cosa pensa quando vede i giovani occupare le università?
«Ritengo che qualsiasi manifestazione di dissenso sia il segno tangibile di una democrazia che funziona, una democrazia vitale. Ma quando l’espressione diventa violenza, verbale o peggio ancora fisica, siamo di fronte a qualcosa di inaccettabile e che va condannata e fermata. La sinistra, rispetto a questi fenomeni dal sapore sessantottino, è sempre stata colpevolmente tollerante».
Perché si trasferì a Milano?
«Mi sono trasferita a Milano perché è sempre stata la città dei miei sogni, sin da bambina. E proprio a Milano mi è stata data la possibilità di lavorare al Milan».
L’esperienza al Milan come è stata? Lei era tifosa?
«Il Milan è la mia squadra del cuore. Può immaginare l’emozione ed il senso di responsabilità che avvertivo nell’iniziare a lavorare per la società. È stata un’esperienza straordinaria, da un punto di vista umano e professionale. Al Milan ho incontrato un gruppo affiatato e motivato, persone meravigliose a cui, ancora oggi, sono molto legata».
Come è iniziata la sua passione politica?
«Come ho detto più volte, la mia passione nasce con Silvio. Ero al liceo, avevo 14 anni e la sua leadership coinvolgente e trascinatrice mi aveva stregato. I suoi ideali e i suoi programmi di modernizzazione dell’Italia, il suo modo di comunicarli, mi entusiasmavano. Ero affascinata e sedotta dalla figura di Silvio e dal suo contributo imprenditoriale e politico al nostro Paese. Lo seguivo ovunque, in tutte le sue manifestazioni».
Berlusconi è venuto a mancare da quasi un anno. Onorevole Fascina, come ha vissuto questo anno?
«Mi hanno portato via la felicità. Mi hanno strappato il cuore. Non è stato un anno vissuto, è stata mera sopravvivenza. Un lutto così terribile non si supera, si convive con esso. Peraltro ieri ricorreva un anno da quando rientravamo a casa dopo il lunghissimo ricovero in ospedale ed eravamo felici pensando di esserci lasciati il peggio alle spalle».
Qual era la dote più grande del Cavaliere ?
«Non è facile individuarne una. È sempre stato uomo dalle innumerevoli doti. Ma se dovessi scegliere, direi l’onestà unita ad una profonda umanità. Un uomo dallo spiccato senso di comprensione e di rispetto per chiunque avesse al suo cospetto. Riusciva a far sentire ogni interlocutore, qualsiasi fosse la sua estrazione sociale o opinione, la persona più importante del mondo. Una dote che lo ha reso unico».
Quali sono i valori che le ha trasmesso?
«L’onestà, la bontà, la nobiltà d’animo, la rettitudine, la generosità, l’altruismo, il grande senso di giustizia. Il saper guardare il bicchiere sempre mezzo pieno. Il saper relativizzare tutto estraendo il buono da ogni situazione, persona, contesto. Questo e tanto altro ha caratterizzato il suo modo di rapportarsi al prossimo».
Ho letto l’ultimo appunto lasciato da Berlusconi poco prima di morire, reso pubblico dalla figlia Marina. Un uomo di pace, innamorato della libertà ma anche della carità sociale. Era così Berlusconi?
«Il mio Silvio è stato un uomo di pace, di armonia e di grande generosità. Ha fatto del bene a chiunque. E dispiace che questo aspetto sia emerso sempre troppo poco. È da lui che ho appreso il valore del porgere l’altra guancia. Valore che, insieme a tutti quelli che ho ricordato e che hanno reso Silvio unico, ritrovo anche nella sua adorata figlia Marina come nei suoi fratelli».
Nilde Iotti subì molti pregiudizi e ostilità perché era la compagna di Togliatti. È successo anche a lei con Berlusconi?
«Sì il pregiudizio è stato un elemento che ha sempre accompagnato la mia storia con Silvio e per certi versi ancora non mi abbandona. Ma lui mi ha insegnato ad avere una certa flessibilità rispetto alle cattiverie gratuite. L’amore ed il sorriso sono l’arma più forte contro l’odio e l’invidia».
Dove ha trovato sempre la forza per andare dritta per la sua strada?
«L’amore per Silvio, la forza d’animo che mi ha trasmesso, il senso di protezione con cui mi avvolgeva, mi hanno resa impermeabile rispetto a qualsiasi critica o pregiudizio. Ho guardato sempre avanti, forte del suo sostegno e del suo amore».
Le donne hanno fatto molte conquiste. Quale è la conquista che ancora manca?
«Ancora vedo, anche in politica, una certa sottovalutazione del ruolo della donna. Quasi come se un concetto espresso da donna abbia meno valore di quello esposto da un uomo. In generale ciò che ancora manca nella nostra società è una effettiva parità di condizioni. Il nostro Paese potrà dirsi davvero giusto quando una donna non sarà più costretta a scegliere tra carriera e figli».
Meloni premier, Schlein capo dell’opposizione. Si è rotto il tetto di cristallo?
«Il fatto che ci siano due donne alla guida dei due maggiori partiti italiani è sicuramente un grande passo in avanti per l’affermazione del ruolo femminile nel nostro Paese. Ma sono sempre stata convinta, esattamente come Giorgia Meloni, che non sia il sesso a determinare il valore, la capacità ed il merito di alcuno, anche in politica».
Prima di conoscere Berlusconi come vedeva la politica?
«Prima di conoscere lui per me la politica era già Silvio Berlusconi. Mi sono avvicinata alla politica perché condividevo valori, ideali, programmi di un uomo straordinario che ha rivoluzionato non solo il modo di fare politica in Italia, ma tutti gli ambiti nei quali si è cimentato. Un costruttore illuminato che ha portato alla creazione delle città satellite (ancora oggi, dopo 50 anni, fonte di ispirazione per i migliori architetti del mondo). L’inventore della tv commerciale, un grande uomo di sport che ha portato il Milan sul tetto del mondo diventando il Presidente di club calcistico che ha vinto di più nella storia del calcio mondiale. Ed infine Forza Italia, sua creatura, che è stata la più grande intuizione politica della storia italiana. Se oggi esiste il centrodestra in Italia, se oggi possiamo contare sulla democrazia dell’alternanza, lo dobbiamo a lui ed alle sue geniali intuizioni; ulteriore ragione per cui gli italiani gli sono grati. Alle manifestazioni di Silvio ricordo il boato ed il calore che accoglieva il suo ingresso sul palco. Quanta emozione, quanta carica, quanto trascinamento. Non un personaggio politico, ma una vera e propria superstar».
La politica oggi per lei cosa rappresenta?
«La politica è stata ed è per me la realizzazione del verbo liberale di Silvio. Il mio impegno ancora oggi è nel solco dei valori e dei programmi in cui Lui ha creduto e per i quali mi sono avvicinata alla politica».
Cosa si aspetta dalle elezioni europee?
«Auspico un buon risultato per Forza Italia, anche e soprattutto come tributo alla memoria del suo leader fondatore a cui tutti dobbiamo gratitudine e riconoscenza. Se siamo ciò che siamo lo dobbiamo tutti a lui. Ma Forza Italia, quale partito che Silvio ha condotto con orgoglio nel PPE, la grande casa della democrazia e della libertà, ad esito di queste elezioni sarà sicuramente nella tolda di comando dell’Europa dei prossimi 5 anni».
Preoccupata per le guerre? L’Italia può far qualcosa per favorire la pace?
«Silvio ha lasciato la vita terrena con una grande preoccupazione che lacerava la sua anima. I troppi focolai di guerra sparsi nel mondo. Ritengo che, ad oggi, a distanza di oltre due anni dallo scoppio del conflitto in Ucraina e dopo quasi otto mesi dall’avvio del conflitto a Gaza, manchi uno sforzo diplomatico efficace e risolutivo da parte dei grandi della terra per far cessare le armi. Dovrebbe essere un obiettivo condiviso e sostenuto con forza dall’Unione Europea che così potrebbe anche ritrovare quella leadership e quel protagonismo che negli anni ha un po’ smarrito. Un uomo di pace, dal pragmatismo e dall’esperienza come lui, avrebbe certamente ed incisivamente contribuito ad allentare tutte le tensioni che viviamo oggi nel contesto geopolitico mondiale. Manca terribilmente anche da questo punto di vista.»
Pensa che si farà la riforma della giustizia?
«La riforma della giustizia non è un cruccio di Forza Italia o una vendetta per la terribile ed ingiusta persecuzione giudiziaria che ha subito Silvio da quando si è impegnato in politica. È invece un’esigenza impellente che si avverte nel nostro Paese sin dai tempi di Tangentopoli. Silvio ha provato più volte a riformarla durante i suoi governi, ma alleati ed avversari hanno fatto di tutto per impedirglielo. I cittadini hanno votato il centrodestra anche per veder riformato il sistema giudiziario italiano, ad iniziare dalla separazione delle carriere tra magistratura requirente e giudicante al fine di una effettiva parità tra accusa e difesa. Ma giustizia significa anche impegno per la legalità. A tal proposito mi faccia ricordare l’intensa azione che Silvio, da Presidente del Consiglio, durante i suoi governi, ha profuso nella lotta alla mafia. Inasprimento del carcere duro, confisca dei beni della criminalità, record negli arresti di vertici ed affiliati ai clan; sono stati arrestati 32 sui 34 più pericolosi latitanti mafiosi. Questi sono fatti che parlano da soli».
Pensa che sia stato giusto impedire il duello televisivo Meloni Schlein?
«Impedire un confronto televisivo tra due leader, a maggior ragione dei due più grandi partiti italiani, è un’occasione mancata per la pubblica opinione. Sarebbe stata un utile fattore di informazione, trasparenza, dibattito, partecipazione. Ma d’altro canto comprendo che, trattandosi di un’elezione con sistema puramente proporzionale, un confronto a due sarebbe stato per certi versi ingiusto verso le altre forze politiche ed in particolare verso Forza Italia che è parte del PPE, primo partito al Parlamento Europeo».
Quale ritiene sia la sua debolezza e quale il suo punto di forza.
«La debolezza sta nella mia estrema sensibilità, per quanto riguarda il punto di forza credo sia giusto che siano gli altri a valutarlo».
Per concludere mi dice se la sua riservatezza è una forma di protezione? Se sì, da chi e da cosa.
«La riservatezza non è solo una forma di protezione o uno scudo da possibili attacchi esterni. La riservatezza, oltre ad essere caratteristica innata della mia indole, è stata anche un necessario espediente per preservare l’intimità e la quotidianità con il mio Silvio. Volevamo sin dall’inizio proteggere il nostro grande amore, considerarlo solo nostro e viverlo con normalità, posso dire che in parte ci siamo riusciti»