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 2024  maggio 20 Lunedì calendario

Intervista a Roberto Occhiuto

Roberto Occhiuto, lei presiede la regione d’Italia più esposta alle tentazioni.
Lo so da me.
Ha avuto cattive tentazioni?
Io sapevo e so che la poltrona su cui sto seduto “consuma” (metta il verbo tra virgolette). Quindi ai consiglieri regionali e agli assessori della mia giunta ho detto: voi dite che “curate” il territorio, (metta tra virgolette il verbo curare). Io devo difendere la mia ambizione di non uscire “consumato” da questo ufficio.
Metto tra virgolette il verbo consumare?
Virgolette.
E quindi?
Numero uno: non accettare mai inviti a pranzo.
Lei non mangia?
Mangio con due amici, sempre gli stessi.
Teme.
Perciò evito.
La Calabria ha quasi ottocento chilometri di costa. Nessuno yacht ormeggiato?
Non me ne intendo, non fa per me.
Mangia da solo. Non va a feste, non incontra. Non ascolta, non intercede, non propone, non segnala?
Ascolto eccome. Ma ricevo solo nel mio ufficio e chiedo a chi vuole vedermi di anticipare con una mail alla mia segreteria il tema del colloquio.
Così li spaventa, diamine!
È per tenere alto l’avviso che con me bisogna immaginare la cornice programmatica del colloquio e individuare il limite diciamo.
Non parla al telefono di cosacce.
Quando fui eletto mi fu proposto di fare bonificare gli uffici nel sospetto di cimici installate. Ho rifiutato.
Quale altra precauzione prende per non cadere in tentazione?
Essendo la sanità la maggiore industria pubblica, l’area più delicata e più esposta alle richieste ho deciso di troncare ogni connessione, discussione, valutazione.
La sanità è una fucina di vizi perché è macchina di potere. Nessun politico in Italia ha il potere di chi in Regione gestisce la sanità. E infatti i presidenti fanno a gara a occuparsene.
Ho comunicato agli imprenditori della sanità che non li avrei ricevuti singolarmente ma avrei conosciuto e dibattuto dei loro problemi con i rappresentanti di categoria.
La sanità è tutto un dare e avere.
Per cui mi sono detto: più sto lontano.
Faccia dire a me: più sto lontano, meno mi consumo.
Esatto.
Ora che ricordo: lei, devoto berlusconiano, ha chiesto aiuto ai comunisti cubani per venire a capo della disastrosa carenza di medici in Calabria.
Una soluzione creativa: dall’Avana sono giunti 270 medici che hanno dato sollievo agli ospedali e alle comunità in debito di assistenza.
Bravi i comunisti.
I medici sono bravissimi, non indago le loro idee politiche, non so e non mi interessa.
Scherzavo. Voi calabresi siete permalosetti però.
I cittadini sono soddisfatti e abbiamo quasi azzerato la costosa macchina dei medici gettonisti che costano tantissimo.
Se lo sapesse Salvini direbbe che lei ha compiuto nella sanità una completa sostituzione etnica.
Rido. Stiamo procedendo con i concorsi aperti ai medici italiani. Naturalmente la condizione è che partecipino.
Torniamo alle tentazioni. Occhiuto non vive nel paese delle meraviglie, avrà avuto qualche proposta un po’ hard?
Mi è capitato.
In Calabria la politica ha ridotto i cittadini a clientes. E quindi c’è la convinzione che se non dai non hai.
Esatto. Mi è capitato di ascoltare proposizioni.
Ha rifiutato, spero.
Certamente.
Imprenditori?
Anche da un sindaco è venuta fuori una proposta.
Lei quando parla con qualcuno lascia i telefonini nell’anticamera così da ridurre il rischio del trojan che ascolta e registra?
Non prendo queste precauzioni, non esiste.
Con il Pnrr c’è una mole di soldi da distribuire e di lavori da effettuare in poco tempo.
Ho chiesto alla Dia di aiutarmi, connettendo le banche dati, in modo da capire in tempo reale l’impresa pulita da quella che invece è nella black list.
Lei è al cento per cento certo che…
Ho detto ai miei assessori: fate come me.
Ritiene che Giovanni Toti sia innocente?
Da quel che leggo credo di sì.
Evitiamo di commentare la Liguria, concentriamoci invece sulla Calabria. Riassumendo: è una terra bellissima ma frequentata anche da troppi fetentoni.
La brava gente è la stragrande maggioranza.
Ma purtroppo i fetentoni connettono, aumentano di numero.
Non esageri. Non più che altrove.
Forse un po’ di più.
Esagera.
Incrociamo le dita.
Io devo incrociarle?
Se crede.a