il Fatto Quotidiano, 20 maggio 2024
Ita-Lufthansa, che succede e perché l’Ue blocca la vendita
A due anni e sette mesi dal decollo del primo volo, avvenuto il 15 ottobre 2021, il futuro di Ita Airways è incerto. L’obiettivo di agganciare un partner dalle spalle robuste per mettere in sicurezza la fragile compagnia di Stato (al 100% del Tesoro), identificato in Lufthansa, rischia di essere compromesso dai colpi di maglio della Commissione Ue, che chiede un ridimensionamento dell’attività per motivi antitrust.
“Questa era una bella occasione per espandersi”. Un anno fa l’ad di Lufthansa, Carsten Spohr, spiegava perché considera vantaggioso l’accordo per l’acquisto del 41% di Ita Airway, prima tappa di un percorso che porterebbe i tedeschi al 100%. All’indomani dell’intesa firmata a Roma il 25 maggio 2023 Spohr diceva agli analisti: “Ita non ha niente in comune con Alitalia. È stata fatta una ristrutturazione con successo. Alitalia nel 2019 aveva circa 10mila dipendenti, Ita a fine 2022 ne aveva 3.900 e costano il 30% in meno. Siamo fiduciosi che potremo renderla redditizia entro il 2025”.
Ita ha chiuso il bilancio 2023 con 2,4 miliardi di euro di ricavi (+58%), una perdita operativa (Ebit) di -75 milioni, molto ridotta rispetto ai -439 milioni del 2022. La perdita netta è -5 milioni, con l’aiutino di proventi straordinari per 70 milioni, tra recuperi fiscali e rivalutazioni, ma anche questa voce è in forte miglioramento rispetto ai -486,2 milioni dell’anno prima. Un quasi pareggio che quest’anno potrebbe diventare un utile con un anno d’anticipo. La società guidata da Antonino Turicchi – il primo manager nominato da Giorgia Meloni – ha dichiarato che i ricavi nel primo trimestre sono saliti del 40%: i conti vanno meglio del previsto, grazie soprattutto alla forte ripresa del traffico che ha spinto i prezzi dei biglietti.
Prova ne sia il goffo tentativo del governo Meloni, nell’agosto 2023, di intervenire contro il caro-voli con un tetto alle tariffe: in origine il tetto era pari al triplo del prezzo “medio” sui voli nazionali per Sicilia e Sardegna, ma il governo aveva dimenticato di indicare come si calcola il prezzo medio. Dietro la minaccia di una procedura d’infrazione Ue, il decreto sul caro-voli è stato modificato: l’accertamento degli abusi è stato affidato all’Antitrust. Il governo ha preso di mira soprattutto la low cost Ryanair, la compagnia che ha il volume di passeggeri più alto in Italia: nelle carte preparatorie del decreto sul caro-voli c’è una relazione dell’Enac, in cui si citava uno scandaloso volo da Bologna a Catania con biglietti venduti a 1.000 euro: s’è poi scoperto che quel volo era di Ita…
Il caro-voli è tornato quest’anno a Pasqua e sui voli da Roma per la Puglia dopo una frana in Campania che ha dilatato i tempi dei viaggi in treno. Insomma, il miracolo apparente dei risultati della mini-Alitalia si spiega meglio se lo si colloca nel contesto molto favorevole al settore. Secondo i calcoli del Sole 24 Ore, le tre maggiori compagnie europee – Lufthansa, Air France-Klm e Iag – nei dodici mesi del 2023, insieme a Ryanair (dati da aprile a dicembre), hanno aumentato i ricavi aggregati di 16,87 miliardi a 106,16 miliardi (+18,9%); nello stesso periodo i loro utili netti aggregati sono più che raddoppiati (+110%), da 3,53 a 7,45 miliardi.
Insomma, la piccola Ita ha sfiorato il pareggio nell’anno in cui quasi tutte le compagnie hanno fatto utili a palate. Anche la portoghese Tap ha presentato conti record: il fatturato ha toccato i 4,2 miliardi (+20,9%), l’utile netto ha raggiunto quota 177,3 milioni, quasi triplicato dai 65,6 milioni del 2022.
Il problema di Ita è che è troppo piccola per resistere da sola. Basterebbe un raffreddore del mercato a mandare i conti in rosso per centinaia di milioni. La mini-Alitalia ha raggiunto i 4.800 dipendenti, a fine 2023 aveva 85 aerei, tutti Airbus, di cui 19 per i voli intercontinentali. Quest’anno ha in programma “l’ingresso in flotta di oltre 26 nuovi aeromobili”, ma l’espansione richiede ulteriori risorse finanziarie. Il Mef ha completato la ricapitalizzazione per 1,35 miliardi autorizzata dalla Ue e fino a tutto il 2025 non può versare altri soldi a Ita: l’ingresso di Lufthansa col 41% farebbe arrivare nelle casse della società 325 milioni.
Gli uffici di Bruxelles, però, temono che la concentrazione Ita-Lufthansa riduca la concorrenza e faccia aumentare i prezzi: in particolare che si crei quasi un monopolio nei voli da Linate e Fiumicino per l’Europa centrale e una posizione dominante nei voli intercontinentali tra l’Italia, gli Stati Uniti e il Giappone, nei quali la Star Alliance di Lufthansa ha già una posizione robusta.
Nell’atto formale con le contestazioni, lo Statement of objections, Bruxelles ha chiesto di tagliare i voli su 39 rotte, a partire dal corto raggio come i voli su 12 rotte da Milano e Roma: da Milano per Bruxelles, Dusseldorf, Francoforte, Amburgo, Stoccarda e Vienna; da Roma per Bruxelles, Francoforte, Monaco, Zurigo, Amburgo e Vienna. Lufthansa è disposta, però, a dismettere un numero inferiore di rotte. Nel lungo raggio la Ue – considerando anche il peso dei partner di Lufthansa, come United e All Nippon – chiede di tagliare dove almeno Ita o la compagnia tedesca hanno voli diretti: tra Roma e New York, Washington, San Francisco, Chicago, Toronto, Miami, Los Angeles e Tokyo.
Lo scontro più duro è sugli slot di Linate, il comodo scalo cittadino milanese prediletto dai clienti d’affari, che per questo garantisce tariffe più alte della media. Ita ha il 60% degli slot, le finestre orarie di atterraggio e decollo, il gruppo Lufthansa aggiungerebbe un 6%: l’Ue ha chiesto di abbattere il numero di slot di una percentuale consistente. Lufthansa e il Tesoro hanno offerto una riduzione di 11 coppie di slot, pari al 7% dei movimenti giornalieri di Linate. Pochi secondo Bruxelles, che ha rinviato dal 6 giugno al 4 luglio il termine entro il quale autorizzare l’operazione.
A soffiare contro l’accordo c’è anche Parigi. Air France-Klm ha ancora una flebile intesa commerciale con Ita: la chiusura dell’operazione con Lufthansa indebolirebbe i francesi sul mercato italiano. La Francia è influente a Bruxelles, dove l’accordo col quale Air France-Klm ha acquisito il 20% della scandinava Sas è stato approvato senza neppure un’alzata di sopracciglio. Invece per Ita-Lufthansa l’esame è molto più approfondito.