la Repubblica, 20 maggio 2024
Il velivolo parte di una flotta vetusta era andato in avaria appena due giorni fa
Nebbia e montagne insieme sono la trappola perfetta per un elicottero. Nella regione di Tabriz le vette eguagliano l’altezza del Monte Bianco e le condizioni del tempo ieri erano pessime: una densa coltre di nuvole ha avvolto i resti dell’apparecchio presidenziale, oscurando qualsiasi certezza sulla sua sorte e sulle cause dello schianto. Non si conosce con certezza neppure il modello su cui il presidente Raisi stava volando. Le ultime immagini lo mostrano a bordo di un Bell 212 di progettazione statunitense.
Potrebbe essere un’eredità dello Scià: nel 1978 ne furono acquistati dieci prodotti dall’italiana Agusta, parte di un maxicontratto che ha fatto arrivare in Persia – così si chiamava allora – oltre trecento elicotteri Bell. Manucheher Khorowdad, il comandante dell’aviazione imperiale che nel 1975 firmò la commessa, pilotando personalmente il prototipo, è stato il primo a venire giustiziato dopo la rivoluzione: i seguaci di Khomeini lo impiccarono assieme al suo pastore tedesco, lasciando i corpi di cane e padrone esposti sulla piazza.
Il Bell 212 è una versione migliorata e bimotore del robusto Huey, il cavallo di battaglia americano delVietnam. La squadriglia presidenziale in genere utilizza insieme elicotteri statunitensi e Mil 17 russi. Nelle trasferte, spesso sono presenti più modelli e soltanto all’ultimo momento viene scelto quello su cui siederà Raisi: una misura di sicurezza che permette anche di usare la macchina più indicata per la trasferta. Stando alle poche notizie disponibili, nell’ultimo viaggio la formazione era composta di tre elicotteri.
Probabilmente si trattava del biturbina statunitense, che mostra interni in allestimento vip, e di due Mil russi dotati di contromisure anti-missile.
L’assenza di notizie permette solo di formulare ipotesi su cosa sia accaduto. Un attacco con missili terra-aria portatili sembra escluso:la squadra avrebbe dovuto conoscere con esattezza il piano di volo ma le pessime condizioni meteo hanno reso imprevedibile la rotta del presidente. Il sabotaggio o l’attentato paiono poco probabili.
Tabriz è stata una delle capitali della protesta contro il regime, con scontri di violenza unica nelle strade proseguiti per mesi. E in linea teorica questo territorio alconfine con l’Azerbaijan meglio si presta all’infiltrazione di agenti israeliani, perché le autorità di Baku ospitano tecnici e consiglieri militari dello Stato ebraico.
Accedere agli elicotteri presidenziali però non è facile: vengono sorvegliati notte e giorno, con la manutenzione affidata a squadre selezionate. Anche se il tour condotto in questi giorni ha previsto l’uso di piazzole improvvisate, la possibilità che un estraneo sia stato in grado di inserire un ordigno o alterare i comandi paiono infime.
Allora? L’incidente o il guasto sembrano lo scenario più probabile. A causa delle montagne, che mettono sempre alla prova le capacità degli elicotteri. A causa della scarsa strumentazioneelettronica, anche se nelle foto si nota un radar meteorologico, che aiuta a evitare di finire nelle bufere. Il mezzo sembra molto più recente di quelli comprati dallo Scià: nonostante l’embargo, Teheran ne ha contrabbandati diversi esemplari, recuperati sul mercato civile in Europa, Cina e Africa.
Almeno tre indagini della magistratura italiana negli ultimi quindici anni hanno scoperto piani per esportare elicotteri simili in Iran. E lo stesso accade per i pezzi di ricambio, importati di nascosto o costruiti clonando gli originali.
Questo non depone a favore dell’efficienza della flotta e le avarie sono frequenti. Tra le intelligence occidentali circola voce che proprio due giorni fa il mezzo di Raissi avrebbe avuto un problema prima del decollo. Uno dei misteri che continueranno ad accompagnare questa fine, con un inseguirsi di notizie e smentite che stanno cominciando ad alimentare sospetti pesanti. Perché se per un sabotatore sarebbe stato praticamente impossibile avvicinarsi al Bell, per un complotto di palazzo interno alla teocrazia sciita quel volo tra monti e tempeste sarebbe stata l’occasione ideale per colpire.