Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2024  maggio 20 Lunedì calendario

Meloni riunisce le destre e si avvicina a Le Pen “Cambiamo insieme l’Ue”

 Un passo verso Marine Le Pen, l’altro lontano da Ursula von der Leyen. A tre settimane dalle elezioni, il percorso europeo di Giorgia Meloni fa tappa a Madrid. Al meeting dell’estrema destra internazionale organizzato da Vox che si è tenuto ieri in Spagna, la premier è apparsa in collegamento da Roma, tricolore alle spalle, tono informale e scritta in sovraimpressione errata “Georgia”. Ma nell’entusiasmo della platea per la presidente del partito dei Conservatori e dei Riformisti Europei (Ecr) non c’era nulla di falso. «Un esempio di modello femminile per noi ragazze», dicono le due studentesse arrivate da Siviglia; «La mia preferita», commenta Franc, 52 anni e camicia rosso-oro; «Ne avesse la sinistra spagnola di donne così», dice Luis Felipe, 25 anni, archivista. E Meloni ricambia il gradimento dei 12mila intervenuti con bandiere, braccialetti patriottici e canti tradizionali come Que viva España all’arena Vistalegre, esordendo in collegamento con un «Buenos días patriotas», che infiamma il pubblico.
Poi entra nel vivo del discorso parlando sempre in spagnolo: «Nessun cambiamento in Europa è possibile senza i Conservatori europei, e questo è un fatto. Noi siamo il motore e i protagonisti della rinascita del nostro continente». Seguendo la linea dei discorsi degli altri big dell’ultradestra intervenuti all’evento – da Abascal che parla di «alleanza globale» al portoghese Ventura che dice di «fondere le forze» all’ungherese Orbán in odore di spostamento in Ecr che evoca l’occupazione di Bruxelles – Meloni invita all’unità per «sancire la fine di maggioranze innaturali e controproducenti». E strizza l’occhio a Marine Le Pen, anche lei in prima fila che rispondendo alle domande su un loro avvicinamento sancito da questo incontro, seppur virtuale, alla convention di Madrid spiega che con Meloni «ci sono punti in comune» e che «non c’è dubbio che ci siano delle convergenze per la libertà dei popoli che vivono in Europa». Per tutti l’appuntamento è il voto del 9 giugno, l’obiettivo, ricorda Meloni, «costruire un’Unione Europea diversa e migliore». Perché, nonostante la sintonia ostentata negli ultimi mesi con von derLeyen, la leader di Fratelli d’Italia ieri ha aperto a destra senza risparmiare le critiche alla Ue, con un attacco al Green Deal che ha definito «una follia. Sono arrivati a dirci di non fare figli per non inquinare», e alle politiche gender, «ci opporremo a chi vuole introdurre la teoria gender nelle scuole, a chi intende favorire pratiche disumane come la maternità surrogata». Le risponde la segretaria del Pd Elly Schlein «tra nazionalisti, franchisti e amici di Trump, ci attacca dalla Spagna dicendo che la sinistra cancella l’identità. Un giorno ci spiegherà che cosa vuol dire, nel frattempo le ricordiamo dall’Italia che dopo un anno e mezzo al governo, lei sta cancellando la libertà delle persone. Perché non c’è libertà se hai un salario da fame, e non puoi pagare l’affitto. Siamo fieri della nostra identità antifascista». Ma a Madrid è stato soprattutto il giorno di Javier Milei, acclamato dalle signore della buona borghesia e dai giovani con le bandiere argentine sulle spalle, per tutti il suo intervento è stato dinamite. Li hamandati in visibilio gridando «Viva la libertad, carajo» e poi attaccando il socialismo «corrotto e cancerogeno», «aprirgli le porte è un invito a morte», senza dimenticare di osannare il mercato libero chiedendo di mettere fine alla protezione dello Stato perché «la giustizia sociale è sempre ingiusta». Quella del presidente argentino è stata però una presenza non gradita da tutti e, nella manifestazione contro il fascismo e il raduno di Vox che ieri ha raccolto un migliaio di persone nella plaza de Colón, le più agguerrite sono state le femministe argentine che lo accusano di «rafforzare il patriarcato e l’oppressione». Tra i partecipanti è comparso anche Franek Broda, noto attivista Lgbt e nipote dell’ex premier polacco Mateusz Morawiecki che, insieme agli altri big della destra, è intervenuto in video all’evento di Vox. «Mio zio è alla convention mentre io sono qui per ricordargli che il 9 giugno, alle elezioni europee, noi riusciremo a fermarli», ha detto prima di invitare la piazza a gridare «No pasarán».