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 2024  maggio 20 Lunedì calendario

Il 60% dei ragazzi fino ai 30 anni crede nella Ue. Draghi più amato di von der Leyen


Siamo alla vigilia del voto per rinnovare il Parlamento Europeo. Una scadenza importante non solo per l’Europa. Anche per l’Italia, dove il voto ha già assunto un significato politico “interno”. Per valutare i rapporti di forza fra partiti di maggioranza e opposizione. E dentro alla maggioranza e all’opposizione. La fiducia nei confronti dell’Unione Europea, fra gli italiani, appare in calo di 3 punti, negli ultimi mesi. Secondo il recente sondaggio condotto da Demos oggi è scesa al 36%. Ma 10 punti meno rispetto al 2022. Si tratta, peraltro, di un ritorno alla “normalità”. Perché l’atteggiamento verso l’UE, in Italia, è divenuto “prudente”. Anche se in passato fortemente “europeista”, come hanno rilevato le indagini condotte da Demos per La-Polis – Università di Urbino.
Questo clima d’opinione era, comunque, “bilanciato” dall’orientamento di fronte alla possibile uscita dall’UE. All’exit, già avvenuta nel Regno Unito. In caso di referendum, infatti oltre il 70% degli italiani affermano che “voterebbero No”. Confermando l’adesione alla UE molto meno rischiosa che un percorso in solitudine. Per questa ragione avevamo definito gli italiani “Europeisti con riserva”. O, in alternativa, “Europei nonostante”. Per prudenza. Perché fuori dall’Unione i rischi per il Paese e, dunque, per i cittadini, sarebbero elevati. Non è un caso che la “curva della fiducia” raggiunga il livello più elevato nel biennio 2021-22. Quando l’Italia ottiene quasi 200 miliardi di euro, nell’ambito del Pnrr, redatto, allora, dal governo guidato da Mario Draghi. Successivamente, però, il sentimento dei cittadini si “raffredda”. O meglio si “normalizza”, perché i problemi di bilancio persistono. E le prospettive economiche e dei redditi non appaiono più positive. Così lo sguardo sull’Europa si annebbia. Oscurato da altri problemi che irrompono. In particolare, la guerra in Ucraina. La valutazione nei confronti della UE fra i cittadini è, comunque, influenzata da alcuni fattori. In primo luogo, come sempre, la preferenza politica e di partito.
Il consenso all’UE, infatti, è piùampio a Centro Sinistra. Supera di poco i due terzi fra gli elettori vicini a Stati Uniti d’Europa, ma oltre il 60% anche fra chi sostiene Alleanza Verdi e Sinistra. E poco più sotto (58%) nella base del PD e Azione. Il favore per l’UE scende al 46% fra gli elettori potenziali del M5s, che, nel Parlamento Europeo, ha una presenza limitata, anche per il suo passato “euro-scettico”. Ma fra coloro che guardano a Centro Destra e a Destra lo sguardo europeo è, sicuramente, più negativo. I sostenitori della Lega e dei Fd’I, infatti, mostrano un grado di fiducia verso l’UE del 35%, una misura che sale di poco nella base di FI (36%). Il giudizio varia in modo evidente anche (e soprattutto) in base all’età. Infatti, la differenza “cresce” via via che “cresce” l’età. Raggiunge il massimo livello di “confidenza” fra i più giovani, con meno di 30 anni. E quindi “cala” al 42% fra chi ha fra 30 e 44 anni. Al 30% – e anche meno – fra gli adulti e gli anziani. (Un dato che mi fa sentire un po’ “più giovane”. O “meno anziano”, visto il mio convinto europeismo).
Il giudizio sulla Presidente Ursula Von der Leyen, fra gli italiani, riproduce l’opinione sull’UE. Com’era prevedibile. Così scende al 37%, dopo avere sfiorato il 60% negli anni del Covid. In particolare, nel 2022. Gli orientamenti politici, in questo caso, riflettono quelli verso l’UE. Anche se le valutazioni “personali” appaiono più elevate rispetto a quelle “istituzionali”, verso l’Unione.
Tuttavia, il clima d’opinione cambia sensibilmente quando lo sguardo si sposta su Mario Draghi. In passato, Presidente della BCE. E, attualmente, indicato come possibile successore di Von der Leyen alla guida della Commissione Europea. Una scelta che otterrebbe un largo sostegno, in Italia, visto che il favore per Draghi, nel sondaggio di Demos, sfiora il 60%. Il consenso nei suoi confronti è prossimo all’80% fra gli elettori vicini al PD e ad Alleanza Verdi-Sinistra. Ma va oltre, fra chi si schiera con Stati Uniti d’Europa, e Azione. Comunque, si avvicina o supera il 70% nella base del Centro-Destra. Mentre si ferma la 59% fra chi è vicino al M5s. D’altra parte, Draghi, nel febbraio del 2022, è stato chiamato a “sostituire” Giuseppe Conte, leader del M5s. Il quale, a sua volta, l’ha “sfiduciato”, pochi mesi dopo. A conferma che la “personalizzazione” della politica coinvolge i partiti, e le istituzioni. Senza confini.
Per questo occorre ri-volgersi alle prossime elezioni europee con attenzione. Consapevoli che, senza l’Europa, il futuro diventa difficile e complicato. Per noi. Ne sono consapevoli soprattutto i più giovani, come conferma il sondaggio di Demos. E i giovani sono il futuro.