Il Messaggero, 18 maggio 2024
Sfatato il mito del Mezzogiorno ci sono più impiegati al Nord
ROMA Quello del meridionale impiegato pubblico può essere consegnato all’archivio dei luoghi comuni. La «fine di un mito», scrive l’Ifel, la fondazione dell’Anci che studia gli enti locali. In un rapporto intitolato «Il personale comunale e la sua cura», che sarà presentato la prossima settimana al Forum della Pa, mette in evidenza come nel settore degli enti locali il Nord per numero di dipendenti in rapporto alla popolazione batte il Sud. Nel Mezzogiorno ci sono 5,34 dipendenti pubblici ogni mille abitanti, nel settentrione la quota sale a 5,83. Sul primo gradino del podio c’è invece il Centro Italia, con una quota di 6,30 dipendenti comunali ogni mille abitanti.
Secondo i dati dell’Ifel, dal 2017 al 2022 le assunzioni dei Comuni sono ripartite. Gli ingressi sono stati circa 100 mila. Ma a fronte di questi ci sono state anche 180 mila uscite. La buona notizia è che almeno nel 2022 le cessazioni e le assunzioni hanno praticamente pareggiato il conto. Per la prima volta dopo anni, il saldo è stato negativo solo di poche centinaia di unità. Negli anni, spiega il rapporto dell’Ifel, l’incidenza del personale comunale sul totale del pubblico impiego, si è assottigliata.
I DATI
Nel 2007 il 14 per cento dei dipendenti pubblici lavorava alle dipendenze di un sindaco. Nel 2022, ultimo dato disponibile, questa percentuale è scesa al 10,6 per cento. La vera preoccupazione per i Comuni è la carenza dei profili tecnici. «Oltre alla preoccupante riduzione della forza lavoro», spiega il Rapporto, «si aggiunge la diminuzione degli addetti negli uffici tecnici dedicati alla progettazione delle opere pubbliche (bacino di unità responsabili di seguire più direttamente la complessa filiera degli investimenti comunali)».
LE CARENZE
Tra il 2015 e il 2022 il personale tecnico impegnato nella pianificazione è calato di quasi il 20 per cento (18,7 per cento per l’esattezza). C’è un altro elemento interessante nei dati presentati dall’Ifel. La spesa per la formazione del personale nei Comuni in questi anni è cresciuta. Si è passati dai 51 euro del 2012 ai 77 euro del 2022. Ancora non si è tornati ai livelli del 2008, quando era stato toccato il massimo di 97 euro, ma il trend è in aumento. Il dato curioso è però che il 77 per cento dei Comuni non ha predisposto un piano per la formazione e il 70 per cento non ha un responsabile che si occupi delle competenze dei dipendenti del proprio municipio. Questo può essere un problema ulteriore. Sempre secondo i dati dell’Ifel, l’età media dei dipendenti comunali è cresciuta ancora. Siamo arrivati a 51,4 anni dai 47 del 2007. L’invecchiamento dei dipendenti ha ovviamente delle conseguenze sia sull’adeguatezza delle competenze per sostenere i nuovi impegni lavorativi, che sulla motivazione. Secondo l’Ifel, «il rilancio della formazione è uno snodo cruciale per la transizione amministrativa, elemento imprescindibile per il raggiungimento degli obiettivi di crescita economica e di benessere collettivo durante, ma soprattutto, dopo il Pnrr». La formazione, sottolinea ancora l’ifel, è un momento fondamentale della cura del personale a cui va affiancata una politica accurata di percorsi di crescita e di remunerazione competitiva.