il Giornale, 19 maggio 2024
Sulle microcar
Certo, le fuoriserie restano fuoriserie: belle, costose, un sogno. Ma sognare un’auto non è più nei pensieri delle nuove generazioni, quelle per cui le quattro ruote da possedere appena compiuti 18 anni sono qualcosa da vecchi. E in effetti i numeri non ingannano: i giovani sono più rivolti al sharing semmai, piuttosto che spendere soldi per una macchina. Ma, soprattutto, ai ragazzi piace piccola. In particolare, microcar.
Insomma: sembra una strada percorsa al rovescio, perché i veicoli che continuano a segnare dei più nella tabella dei desideri (e in quella delle vendite) sono un po’ come le auto di una volta, quelle che hanno portato il Paese ad allargare i suoi confini in pieno boom economico. Altro che tecnologia e design, a tirare adesso sono proprio quelle strane macchinine a quattro, a tre, in versione cargo e perfino da montare fai-da-te (la propone la svedese Luvly) – spartane, elettriche ed economiche. Mezzi come la Citroen Ami o la Renault Twizi, per fare dei nomi, che sgusciano nel traffico e trovano sempre un posto per parcheggiare. Tanto che, secondo le stime del settore, nel 2030 questo tipo di veicolo raggiungerà i 100 miliardi di dollari di fatturato nel mondo (ora siamo a meno della metà), perché poi – secondo altri calcoli – nel 2050 il 68% degli abitanti del pianeta saranno stipati nei centri urbani.
Certo, chiariamolo subito, non è la stessa cosa di guidare un’auto tradizionale. La Ami, per esempio, in un giro di prova mostra tutte le sue doti limitate: finestrini a compasso, niente aria condizionata, tutta plastica, tre soli tasti per farla funzionare, solo due posti disponibili, velocità che sui 40 all’ora fa rombare tutto. Però, pensandoci bene, in città è alla fine una bella comodità, sia perché si sta comunque larghi e sia perché i 75 chilometri di percorrenza garantita fanno arrivare dappertutto, senza i problemi che pongono i macchinoni pesanti e ingombranti. Ed infatti se viaggiate poi su Facebook, troverete gruppi di appassionati di un veicolo che con circa 8mila euro promette libertà, anche perché si può guidare con il solo patentino dai 14 anni di età (quelle più potenti dai 16). Seppur non va dimenticato il fattore sicurezza, ovviamente meno garantita rispetto alle auto tradizionali, anche se anche in questo aspetto si sono registrati dei miglioramenti. Il mercato allora è in continua ascesa: già nel 2022, con 7mila nuove immatricolazioni, aveva segnato un più 78%. E la corsa è proseguita nel 2023, anno in cui solo la Ami ha superato quota 10mila nelle vendite. Ora è arrivata anche la Fiat, che ha rispolverato la Topolino offrendo anche un canone di 39 euro al mese per averla. E quella scatola con le ruote (perché in certi casi pur mettendosi di impegno, nemmeno i designer più creativi possono fare qualcosa di più) non è più, in pratica, qualcosa di nicchia. Ma soprattutto è questione di sharing, là dove alle microcar hanno creduto.
Se a Milano, i numeri li ha dati recentemente il sindaco Sala, la condivisione rappresenta per ora solo il 4% del traffico globale
(ma le auto a disposizione sono tutte più grandi), da Bari invece arrivano dati controcorrente: nel 2019 è partito un nuovo servizio che conta ora di espandersi anche in altre città, visto il successo ottenuto. Si chiama Pikyrent ed è di proprietà di Auriga, società che dopo aver conquistato il mercato nazionale e internazionale dei software per la gestione del contante bancario ha deciso di espandere il suo business nelle startup, puntando appunto sulla mobilità ecologica. E nel capoluogo pugliese è in funzione una flotta di Ami, con i dati confermano come l’utilizzo di questi quadricicli leggeri a motore (così li chiama il codice della strada) abbia riscosso grande successo tra i giovani: dopo 15 mesi dall’avvio sono stati registrati 18.000 noleggi totali, più di 70.000 Km percorsi e 2.800 utenti che hanno affittato la microcar per una durata media di circa 15 minuti, tanto da aver risparmiato circa 20 tonnellate di CO2. Inoltre, circa il 40% degli attuali 7mila utilizzatori attivi ha un’età compresa tra i 20 e i 30 anni e si tratta per lo più lavoratori pendolari e studenti che, la mattina, raggiungono il posto di lavoro o l’università. Mentre la sera sono soprattutto i più giovani che usufruiscono del veicolo per recarsi nelle zone della movida, con le AMI cargo che sono invece usate da piccoli artigiani e commercianti per il trasporto di attrezzi e merce.
«La nostra idea è che contribuire a una migliore qualità della vita spiega Antonella Comes, CEO di Pikyrent -, tanto che siamo una piattaforma white label, ovvero la mettiamo a disposizione per qualsiasi altra amministrazione italiana voglia implementare un servizio di mobile sharing senza dover costruire una infrastruttura propria. In Puglia abbiamo già cominciato». A Bari ci sono in servizio circa 170 veicoli full electric, tra microcar e scooter, in modalità free floating, il che vuol dire che il mezzo si può parcheggiare e prendere ovunque grazie all’apposita app, anche se esiste un hub di riconsegna che premia gli utenti con un cashback di un euro, quello che si paga per lo sblocco: «Il nostro è un impegno anche per cambiare la mentalità degli automobilisti che stiamo portando avanti anche con Assosharing. Innovare non è facile, e ci troviamo ancora con qualche ostacolo sulla strada: per esempio agli utenti, per questioni di sicurezza, non è stato permesso dal Comune di riattaccare la presa per la ricarica, e questo aumenta i costi di manutenzione; così come un servizio come il nostro non viene considerato ancora meritevole dei fondi del Pnrr. E non mancano purtroppo anche atti di vandalismo, da parte di chi non capisce ancora che questo è un bene comune. Però siamo fiduciosi che riusciremo a portare la nostra visione nel resto del Paese: il prossimo passo sarebbe quello di mettere questo tipo di utilità nel portafoglio dei benefit per i dipendenti delle aziende, come fosse l’iscrizione a una palestra o un abbonamento ai mezzi pubblici». Questo farebbe la differenza, anche perché il futuro, ormai, è segnato. E viaggia in microcar.