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 2024  maggio 19 Domenica calendario

La violenza in Messico e le elezioni che porteranno una donna al vertice del Paese (2 giugno)


insicurezza a Celaya permea ogni cosa». Juan Miguel Ramírez Sánchez è seduto a casa sua su una panca di legno con dei grandi girasoli intagliati nello schienale. Accanto, siede sua madre di 90 anni, con trucco e manicure perfetti. Dietro di lui, due soldati della Guardia nazionale con la mimetica e gli M-16 appesi al collo lo scortano a vista. Nel cortile, altri quattro controllano il perimetro e chiedono ai passanti del quartiere sorvegliato di cambiare marciapiede. «Se ho paura? Tutti gli abitanti di questa città vivono nella paura ma continuano con le loro vite e il loro lavoro. Noi che siamo in politica non possiamo tirarci indietro. Ho 68 anni, sono stato un professore universitario, ho ricevuto enorme solidarietà dai miei ex studenti. Alcuni di loro mi hanno finanziato agenti di sicurezza privata extra». Si scusa, cerca di prendere fiato. Ma scoppia a piangere.Ramírez Sánchez è candidato sindaco per la sinistra del partito Morena ma non doveva esserlo. La sua predecessora Gisela Gaytán, 37 anni, è stata assassinata lo scorso aprile in pieno giorno con 4 colpi di pistola sparati a distanza ravvicinata, a 15 minuti da dove lo incontriamo. Siamo a Celaya, nello stato di Guanajuato, a tre ore di macchina da Città del Messico. Con una popolazione di 500mila abitanti e 34 poliziotti uccisi in tre anni, è la città del continente americano più pericolosa per le forze dell’ordine. Con 109,3 omicidi ogni 100mila abitanti, è il luogo più pericoloso al mondo se sei un cittadino (dati Statista, 2023). Nella classifica, le prime 7 città sono tutte messicane. Il Paese vota per le elezioni presidenziali il prossimo 2 giugno e la città, che è nel centro geografico e nel cuore logistico del Messico, si trova anche nel mezzo di un dibattito nazionale che riguarda la sicurezza e come domare la violenza.Un voto storicoSono elezioni storiche. Per il numero di incarichi in palio: si vota per eleggere il sostituto del popolarissimo presidente populista di sinistra Andrés Manuel López Obrador, alias “Amlo”, che la Costituzione non permette di rieleggere, oltre che 628 parlamentari del Congresso e un totale di oltre 20mila seggi tra stati e municipi. Votano 99 milioni di persone. Non era mai successo prima nella storia democratica del Paese, secondo i dati dell’Istituto elettorale nazionale (Ine). Ma sono anche elezioni storiche perché per la prima volta il Messico avrà una presidente donna.Claudia Sheinbaum, 61 anni, rappresenta la sinistra anti neo-liberale e nazionalista della piattaforma di Morena: è l’erede di López Obrador e lagrande favorita. La insegue Xóchitl Gálvez, coetanea: è l’outsider che raggruppa attorno alla sua formazione Fuerza y Corazón por México le principali forze conservatrici del Pan, Pri e Prd. Fisica, accademica, di famiglia ebrea la prima, ingegnere, imprenditrice e di origine indigena la sfidante. Vada come vada sarà una rivoluzione per un Paese leader anche in violenza machista.Non c’è angolo del Messico in cui non si stia facendo campagna elettorale e non c’è municipio al voto in cui il crimine organizzato non stia facendo sentire la sua pressione. Sono elezioni violente: dall’inizio della campagna a marzo oltre 20 candidati sono stati assassinati, centinaia sono state le intimidazioni, 400 le richieste di protezione, troppe le rinunce alla candidature. E a Celaya il trend nazionale è drammaticamente evidente.Blanca Mireles è una giornalista del quotidiano locale El Sol del Bajío,tende la mano e si presenta: «Io mi occupo ditinta roja,sarebbe a dire tutto il peggio che succede: assassini, sequestri, sparatorie e assalti…». Con l’altra mano regge un bambino di due settimane di vita: «È nato un po’ prima del previsto», dice, quasi a scusarsi.Resterà con noi durante tutto il lavoro immersivo. Come molti qui, fa due lavori: reporter fino alle 17 e pompiere nel turno serale. In entrambe le vesti, ha avuto amici assassinati: «Un giorno sono arrivata su una scena del crimine per il giornale e la vittima era un collega pompiere. Gli avevano sparato in testa nel suo negozio di camicie. Credo che sia stato per errore». Anche lui aveva una doppia occupazione. Più recentemente un altro collega dei vigili del fuoco è arrivato sul luogo di un incendio ed è stato assassinato. Perché la vita qui a volte non vale nulla. Ci incamminiamo verso quello che chiamano “il triangolo delle Bermuda”, l’area compresa tra le località di León, Guanajuato, Salamanca e la stessa Celaya. Nel cuore di questo triangolo, celebrato nei narcocorridos, si trova la comunità di Santa Rosa de Lima, la Corleone dell’omonimo cartello che è al centro della spirale di violenza che sta dissanguando la regione.Il cartello Santa Rosa de LimaIl cartello di Santa Rosa de Lima è emerso sulla scena nel 2014 e si è affermato principalmente per il furto di idrocarburi dai condotti di Pemex, la compagnia nazionale di petrolio. Da qui, infatti, passano le condutture che distribuiscono il petrolio da Nord a Sud: un tesoro per i banditi. Il carburante viene diluito con altre sostanze per aumentarne il volume e il profitto.
segue dalla primaCartel de Jalisco,halcón,La strategia della sicurezzaMessico Unito Contro la Violenza,I desaparecidosmadres buscadoras,L’ombra di Amlo e il dilemma di SheinbaumMovimento di Rigenerazione Nazionale,El Pais,Reforma.Donne in un Paese machistaL’Invincibile estate di Lilianamachista.Legge Ingrid©RIPRODUZIONERISERVATASanta Rosa de Lima, la Corleone del cartello omonimo, è una landa desolata controllata dai narcos: dai suoi terreni aridi spesso emergono cadaveri squartatiClaudia Sheinbaum, 61 anni, è l’erede di López Obrador e la grande favorita La destra si è affidata invece all’outsider Xóchitl GálvezALEJANDRO ERREGUINAP PHOTO/FERNANDO LLANOIl muro dei desaparecidosLa benzina tagliata ha un nome specifico da queste parti: “Huachicol”. Il cartello è rapidamente cresciuto con il traffico di droga e gli assalti ai camion merci che attraversano la strada federale 45, l’arteria principale del Paese e percorso obbligato per arrivare da città del Messico: è infatti sconsigliato percorrerla di notte e in ogni caso fermarsi, anche per andare in bagno. Il rapido astro del cartello autoctono ha presto attirato l’attenzione del più grande e potentema la situazione è precipitata quando, nel 2021, è stato arrestato il leader dei Santa Rosa, José Antonio Yépez Ortiz, alias El Marro, lasciando un vuoto di potere facile da sfruttare per i rivali. Da allora la guerra tra i narcos è diventata spietata e gli esponenti del Santa Rosa hanno stretto alleanze con il gruppo degli Scorpioni che fa capo al cartello di Sinaloa. In città è stata registrata persino la presenza di ex paramilitari colombiani.È difficile trovare bellezza in questa landa dannata. Le strade che portano a Santa Rosa sono circondate da costruzioni rudimentali, edifici non terminati e discariche illegali. Il telefono di Blanca continua a squillare con segnalazioni di crimini nella zona. L’esperienza le insegna che sotto questi terreni aridi spesso sono sepolti cadaveri squartati.All’ingresso della comunità di Santa Rosa ci sono 10 poliziotti di guardia, armati fino ai denti e con i passamontagna. Abbiamo chiesto i permessi per entrare e ci identifichiamo. Vogliamo raggiungere il monastero che dà il nome al cartello e ci lasciano passare. L’urbanizzazione è primaria, le strade non sono asfaltate, i pickup vanno e vengono con i cassoni stipati di persone. Girano anche le pattuglie: sempre a due, ognuna con due agenti nell’abitacolo, 4 seduti nel retro e altri due in piedi con i fucili spiegati sulla torretta, pronti a sparare. Sulla strada principale c’è un grande affresco che celebra “San Giuda” e di fronte ad alcune case sorgono enormi croci di legno. Si avvicina un giovane su una Bmx, pantaloni corti, tatuaggi, grande baffo nero, le pupille dilatate e il capo coperto da un cappuccio. È ununa delle vedette dispiegate per il villaggio. Ci ferma, vuole le chiavi della macchina per perquisirla prima di farci proseguire, chiama al telefono, arrivano altri giovani sulle Bmx, nessuno è maggiorenne. Le forze dell’ordine a poca distanza non intervengono.L’auto è bloccata da entrambi i lati e le vedette non permettono di fare inversione. Per vari minuti contrattiamo: prima per proseguire, poi per andarcene. Blanca assicura che non ha problemi ad accedere a questi luoghi, ma capiamo che è la presenza della stampa internazionale a infastidire. Il monastero è a poche centinaia di metri ma èmeglio desistere. Le vedette non son armate. Il baffo prende ordini per telefono, sfruttiamo un momento di distrazione per tornare indietro.E il fatto è che a Celaya non va in scena solo la guerra tra cartelli ma anche lo scontro tra due strategie di sicurezza che vedono la contrapposizione tra polizia da una parte ed esercito e Guardia nazionale dall’altra. Con lo slogan “Abrazos, no balazos”, abbracci, non pallottole, López Obrador ha adottato una politica di “non-belligeranza” con i narcos: ha dissolto la polizia federale, accusata di corruzione, e ha tagliato i fondi per addestramento ed equipaggiamenti, privilegiando gli investimenti nella Guardia nazionale che dipende invece dalla Difesa. Dalla pandemia in poi si è ampiamente appoggiato all’esercito. «Amlo ha militarizzato il Paese», spiega Lisa María Sánchez, direttrice generale die voce progressista molto nota su questi temi, «ha consegnato all’esercito le chiavi della sicurezza e molto di più: porti, aeroporti e infrastrutture sono stati demandati. Ma i militari non perseguono i reati e non fanno attività investigativa. Il risultato è che chiude i sei anni di mandato con 176mila morti – il doppio del predecessore Peña Nieto, e un aumento spaventoso di sparizioni». Diversamente da altrove, alcune città del Guanajuato, storicamente amministrato dai conservatori, non hanno accettato il depotenziamento della polizia – che considerano anche un attentato all’attività investigativa – e nel tentativo di ripulire le fila della corruzione hanno assimilato gli agenti federali che non volevano incorporarsi alla Guardia nazionale. Nella città di Celaya hanno addirittura coniato un nome per queste figure: “Fedepales”, (dalla crasi tra “federali” e “municipali”) e attualmente sono il 70% dell’intera formazione di circa 300 membri. Da quando sono arrivati, la guerra con il cartello di Santa Rosa è stata totale. Solo nel 2024, sono stati uccisi 14 agenti.La strategia della non-belligeranza non era un’opzione per il sindaco conservatore di Celaya, Javier Mendoza, e questo è costato la vita a suo figlio, ucciso da sicari in motocicletta mentre usciva da una farmacia il 17 agosto del 2022. Lo raggiungiamo a un evento elettorale a 15 minuti da Celaya. È in un edificio con i colori bianchi e azzurri dei conservatori del Pan, e come tanti non terminato. L’immagine fuori è plastica: a garantire la sicurezza qui ci sono i “fedepales”, diversamente da quanto avviene a casa di Ramírez Sánchez: entrambi i candidati diffidano della sicurezza altrui. «Uno dei grandi problemi del Messico è che le risorse per la sicurezza non hanno mai smesso di essere gestite in modo politico», osserva ancora Sánchez.Mendoza è un animale politico evidentemente più collaudato, sintetico e contundente nelle risposte, chiama i giornalisti per nome, anche quelli stranieri conosciuti pochi istanti prima. Avvisato delle presenza di stampa estera, si trattiene a lungo, al margine, a chiacchierare. «Quando ho preso potere nel 2018 in città c’erano 350 telecamere di video sorveglianza, ora ce ne sono 1.500», racconta e si riferisce all’unità C4, il grande polo di sorveglianza della municipale conosciuto come “Gran Hermano”. I numeri sono dalla sua parte: dal 2021 al 2022 gli omicidi sono calati sensibilmente, ma soprattutto sono diminuiti tutti gli altri tipi di crimine: dai furti agli assalti. «Ho pagato un costo molto alto e come tributo a mio figlio quello che voglio è dare tutto ciò che è in mio potere fino all’ultimo giorno della mia vita per costruire una città in pace, in salute, con un futuro e che può tornare a pensare in grande». Il telefono di Blanca suona ancora e questa volta la notizia fa sussultare anche lei: «È stata trovata una fossa comune a Abasolo!», un’ora da dove ci troviamo.È il giorno della festa della mamma e la notizia del ritrovamento si impone nella discussione in un caffè con Olimpia Montoya Suarez, Ana Laura Hernandez e Blanca Torres. Sonomadri cercatrici. Montoya è fondatrice del “Progetto di ricerca” della città nato nel 2021 da 5 famiglie di persone scomparse. Ora ne raccoglie 165, solo a Celaya. In tutto il Messico, secondo la Comisión Nacional de Búsqueda ci sono 119mila persone scomparse. «Non c’è un singolo stato della Repubblica in cui non ci siano sparizioni e gruppi di ricerca», spiega. È evidente che questa categoria sottrae unità alle statistiche sul totale dei morti. Nel Guanajuato, da che si ha memoria, sono state ritrovate in vita solo due persone.«A partire dalla sparizione ogni ragione di vita cessa di esistere se non quella di ritrovare la persona, quantomeno il corpo», prosegue Montoya. I gruppi di ricerca escono anche 3 o 4 volte alla settimana. Ci si arma di badile, piccone e un palo lungo e affilato che serve per fare i sondaggi preliminari. Per procedere bisogna chiedere prima il permesso ai cartelli e poi la protezione alle forze dell’ordine. La perversione vuole che spesso siano i criminali ad avvisare le famiglie attraverso messaggi anonimi su Facebook, Whatsapp o per telefono. È il caso di Torres che la faccia del figlio Jesus Abel Jimenez la porta tatuata sul braccio sinistro: «Mi è arrivato un messaggio riguardo alla zona dove trovarlo. Abbiamo svolto varie ricerche ma ancora nulla, continuiamo a cercare». Hernandez invece non trova la figlia di 24 anni che a sua volta scomparendo ha lasciato orfana una bambina.La realtà spietata in cui vivono le ha obbligate ad acquisire rudimenti forensi: «Siamo in grado di riconoscere se un osso è umano. E riusciamo anche a riconoscere se i corpi sono stati squartati, torturati o freddati con colpi alla testa, e di conseguenza, chi sono i narcos che li hanno uccisi». Il senso di impunità è totale. Dopo otto giorni, in mancanza dell’ostinazione dei famigliari, le pratiche vengono archiviate. «Le madri argentine di Plaza de Mayo sono state ricevute dal presidente. Ma per quelle come noi non è stato fatto nulla», conclude Montoya.Arginare queste ferite sarà compito della nuova presidente. «C’è in gioco l’eredità del progetto politico di Amlo, che senza dubbio è stato la figura più importante della politica messicana degli ultimi 50 anni», spiega Carlos Perez-Ricart, professore all’università Cide di Città del Messico. Morena, acronimo diformazione registrata come partito solo nel 2014, è stata la prima forza di sinistra in grado di mettere fine a 80 anni di governi di fatto di centro e destra. È una sinistra populista anti-imperialista e anti-neoliberale che nella gestione di Amlo ha assunto toni nazionalisti.Gli ultimi sondaggi di questa settimana danno a Claudia Sheinbaum il 49% delle intenzioni di voto, un vantaggio minore rispetto a quello di aprile ma pur sempre netto sulla sfidante Xóchitl Gálvez che si posiziona al 28%, mentre Jorge Álvarez Máynez, una meteora di centrosinistra a capo del Movimento dei Cittadini, è intorno al 10%.Non sono previste sorprese. E il dato è che per ora in Messico non si assiste all’emergere di figure di estrema destra. Gálvez riunisce in una coalizione il Partito di Rivoluzione Istituzionale (Pri) e il Partito di Azione Nazionale (Pan): il primo è la forza centrista che ha guidato il Paese ininterrottamente dagli anni ’30 ai 2000. Il secondo è la formazione della destra cristiana che ha messo fine a questi 70 anni di predominio con la vittoria di Vicente Fox (2000). Il timore è che una sconfitta devastante di Gálvez lasci spazio auna destra ispirata da figure come Nayib Bukele (El Salvador) e Javier Milei (Argentina).Claudia Sheinbaum che è stata sindaca di Città del Messico e ha traghettato la megalopoli fuori dalla pandemia ha condotto una campagna elettorale ordinata senza grandi colpi di scena, seguendo disciplinatamente il solco del predecessore. Di Amlo, che i messicani negli Stati Uniti hanno rinominato “Am-slow” (sono lento), per la cadenza calma fino allo sfinimento, Sheinbaum ha assunto anche la parlata.E il fatto è che il fondatore di Morena, universalmente riconosciuto come un comunicatore empatico, mantiene una popolarità del 60%: nessuno prima di lui aveva conservato questi livelli dopo i sei anni di mandato. Per lo più si deve a generose politiche sociali: circa 25 milioni di famiglie hanno beneficiato di iniezioni dirette di denaro sui propri conti in termini di borse di studio, aumenti delle pensioni, sussidi. Il Governo ha aumentato il salario minimo e i fondi per far scendere il prezzo della benzina e dell’elettricità e ha sviluppato alcune infrastrutture ambiziose come il Tren Maya, il treno dello Yucatàn, come forma di stimolo per una regione storicamente depressa. Si tratta di politiche in gran parte necessarie per ridurre il divario sociale ma che si sono tradotte nel maggiore aumento del debito pubblico dagli anni ‘80 ad oggi. Ma i dati economici sono positivi: il Messico è cresciuto del 3,2% nel 2023, per il secondo anno consecutivo sopra il 3%.Sembra impossibile che una tale violenza possa esistere così vicina ai quartieri totalmente gentrificati di Città del Messico come Condesa e Roma Norte, dove gli americani comprano casa, gli europei aprono galleried’arte e fioccano le stelle Michelin. La sicurezza è il grande tallone di Achille, che tanto Amlo quanto Sheinbaum hanno cercato di nascondere durante la campagna. Nel programma di governo di Morena, il tema compare a pagina 323 (di 381) ed entrambi si sforzano in equilibrismi volti a sottolineare come certi crimini siano scesi e altri siano stagnanti, per respingere gli attacchi dell’opposizione. L’approccio di non-belligeranza è sotto accusa per essere connivente. Nell’ultimo dibattito Gálvez si è guadagnata tutti i titoli accusando Scheinbaum di essere la “narcocandidata”. Secondo il giornalista Pablo Ferri della redazione messicana di«Sheinbaum si trova di fronte a un dilemma: difendere l’ingombrante eredità morale di López Obrador o differenziarsi e riposizionare la sua strategia una volta al governo». La tesi è che il basso profilo si deve a un celato quanto profondo disaccordo sulla materia.«Amlo ha tenuto una leadership di successo ma la sua gestione è stata incompetente, marcata da decisioni impulsive», osserva Jesús Javier Silva- Herzog Márquez, professore all’università tecnologica di Monterrey e opinionista politico del quotidiano conservatore«Da questo punto di vista Sheinbaum ha una formazione scientifica e una capacità di analisi e decisione più fredda». In questo contesto, molti ricordano che durante la pandemia la sindaca della capitale ha mantenuto un approccio scientifico, mentre allo stesso tempo il presidente flirtava con i negazionisti. Gli ottimisti sperano che Sheinbaum faccia cadere la maschera elettorale una volta al potere.«Donne cresciute in una città e in un Paese che le molesta a ogni passo e non le lascia in pace. Donne che muoiono e che tuttavia sono vive»: sono le parole della scrittrice messicana Cristina Rivera Garza, che con(Edizioni Sur) ha vinto la scorsa settimana il premio Pulitzer. È un testo autobiografico che racconta la sua personale lotta per riaprire il caso di femminicidio della sorella.La lotta femminista ha colorato le piazze di città del Messico: di fronte al Museo di Bellas Artes, sullo Zocalo, lungo il viale Reforma, le proteste viola così potenti degli ultimi anni hanno lasciato il segno. E anche questa è un’emergenza di sicurezza.Negli ultimi 6 anni sono state uccise in Messico oltre 4.800 donne. Un dato che posiziona il Paese al decimo posto al mondo per violenzaSolo il 25% dei casi si sono tradotti in condanne per femminicidio, una tipologia di reato codificata solo nel 2012. Quattro casi illustri hanno però scosso le coscienze. Ingrid Escamilla, assassinata nel 2020: le immagini del suo corpo mutilato diffuse sui social media hanno commosso l’opinione pubblica fino all’approvazione dellache prevede il carcere per chi diffonde immagini di cadaveri nel corso delle indagini. Fatima Cecilia, uccisa a 7 anni e trovata in una borsa di plastica: il caso resta impunito. Abril Pérez Sagaón uccisa a Città del Messico di fronte ai figli e Debanhi Escobar scomparsa da una festa nel Nuevo León e ritrovata in una cisterna.Le associazioni femministe sono divise sulle candidate, ma certo è che da questa svolta storica verso una presidente donna tutte si aspettano un cambio epocale. Un’aspettativa che si manifesterà anche plasticamente oggi: mentre le due candidate si sfideranno nel dibattito finale, il primo sul tema della sicurezza, una “Marea Rosa” di associazioni invaderà lo Zocalo per fare sentire la propria voce