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 2024  maggio 19 Domenica calendario

L’interrogatorio di Spinelli

genova La glicemia è alle stelle e lui se ne infischia: «Ma non vuol dire, io voglio parlare, non me ne frega niente… adesso è scesa a 250 e va bene». Dall’altra parte della scrivania siedono la giudice Paola Faggioni e il pm Luca Monteverde, al suo fianco l’avvocato Andrea Vernazza che cerca di contenerlo: «Gli ho suggerito di avvalersi della facoltà di non rispondere ma lui non mi sembra su questa strada».
Sensazione giusta, Aldo Spinelli non arretra di un millimetro: io parlo. Si apre così il sipario su un interrogatorio che sembra uno show, dove si mescolano gag involontarie e dichiarazioni di peso, anche perché stiamo parlando di una maxi inchiesta, corruzione, mafia, il governatore Toti ai domiciliari con il suo capo di gabinetto, l’ex presidente dell’Autorità Portuale in carcere. E, al centro, lui: Aldo Spinelli da Palmi, uno dei reucci del porto di Genova, non il più potente ma il più vulcanico, il più amato, il più furbo, «Spino» per gli avversari, «Scio’ Aldo» per i suoi mille dipendenti. Imprenditore, commendatore, patron del calcio, prima del Genoa poi del Livorno, e ora, a 84 anni portati con disinvoltura, indagato eccellente come grande corruttore della politica ligure.
«Dov’è nato e quando, signor Spinelli?». «4 gennaio 1940 ma mi sento dell’80». In effetti, a giudicare dalla vitalità Spinelli è un ragazzo di ottant’anni. Titolo di studio? «Quinta elementare». L’imprenditore si è fatto da sé. Partito da marittimo di macchina si è messo in proprio a 23 anni, subito dopo la morte del padre nostromo in un naufragio. E da lì è iniziata l’irresistibile ascesa: padroncino autotrasportatore di legnami, ditta di logistica, il business dei container. Fino a diventare uno dei grandi attori del porto di Genova, socio del potente armatore Gianluigi Aponte e punto di riferimento della logistica navale italiana. È stata un’ascesa famelica, da mangusta, un boccone dietro l’altro sferrando colpi micidiali. La sua arma segreta è il chi no cianze no tetta, il chi non piange non poppa alla genovese.
«Ha dei beni patrimoniali?», chiede la giudice. «Cosa vuol dire?», si rivolge al suo avvocato che glielo traduce in una lingua a lui più familiare: «Proprietà». Ed allora parte l’elenco: «Abbiamo la casa in via…», che è una villa bellissima, «diversi immobili (…) specie a Genova (…) una casa a Prato Nevoso che ci andavo sessanta anni fa (…) la barca (il Leyla 2 da 9 milioni di euro) (…) il 57 % della Spinelli Srl», che lui dice in un’ intercettazione valga un miliardo, e poi altre quote societarie. Si confonde sul certificato penale, ma poi con l’aiuto dell’ avvocato ricostruisce una condanna di «sessanta anni fa» che prova a giustificare: «Le spiego… Un ingegnere di Livorno». La magistrata lo stoppa: «No, adesso non mi deve spiegare». Corruzione? «No, no...», ma la gip ha il casellario giudiziale in mano: «C’è». Allora ricorda: «Quella della revisione dei camion, che è stata indagata tutta Genova... la motorizzazione». E lei: «Dal nostro casellario risulta una condanna del ’90 per corruzione, una per corruzione elettorale e una per falso». Interviene il pm facendogli notare che in quel periodo patteggiò una condanna: «Mah, io non so», dice Spinelli che cambia discorso: «Io ho sempre risposto ai giudici (…) sono stato assolto in primo e secondo grado per una telefonata…».
La giudice legge il capo di imputazione: «Reato di corruzione… finanziamenti per 74 mila euro ai Comitati di Giovanni Toti». «Confermo tutto». Denari in cambio di delibere e favori, più altri 400 mila euro tra benefit e regali e la promessa di un lavoro da 300 mila l’anno al presidente dell’autorità portuale Paolo Signorini.
«Vuole rispondere?».
Ho dato soldi a tutti
i partiti: Pd, Lega, Forza Italia
Anche
a Bonino
e Pannella
Mi scrissero una bella lettera chiedendo aiuto e io gliel’ho dato
«Giudice, guardi io vorrei rispondere perché non ho niente… purtroppo le dico quello che penso. Dottoressa», e stavolta l’appellativo è corretto. «Io sono un cittadino italiano e pago 10-11 milioni di tasse l’anno…». La gip lo interrompe di nuovo: «Non le ho fatto ancora alcuna domanda». «Mi dica le domande, quello che posso rispondere, rispondo, io non ho paura di niente». Dice che i soldi lui li ha dati, oltre a Toti, a tutti i partiti: «Al Pd, alla Lega, a Forza Italia, Bonino». Bonino? «A un certo momento ho mandato dei soldi anche a Pannella e Bonino che non conosco nemmeno, mi hanno mandato una bella lettera chiedendomi aiuto e io gliel’ho dato… Io ho fatto anche la campagna elettorale per la Paita (Raffaella, l’avversaria dem di Toti alle regionali del 2015, ndr)...». È un big del porto e come tutti i big ha il suo grande yacht, diventato crocevia di appuntamenti top: il Leyla, ormeggiato alla Darsena della Fiera. «Invitavo tutti i miei amici… è venuto Garrone, è venuto Mondini, è venuto Schenone, è venuto Burlando».
Poi c’è il capitolo fidanzate e casinò, Montecarlo e Las Vegas. «Ho fatto un regalo alla mia ragazza colombiana di 24 anni e sono andato da Cartier. Ci ho detto “Paolo (Signorini, ndr), fa un regalo anche tu alla T., perché è il suo compleanno il 31 e il primo agosto è quello della D”. Mi dice: “Non ho i mezzi”. Sono gli unici amici che ho dopo la morte di mia moglie. Gli ho detto, vabbé te lo regalo io, sono andato da Cartier e ne ho presi due uguali, per la D. e per la T.».
Suo figlio Roberto, che gli voleva dare un amministratore di sostegno, la pensa così: «Lui crede che gli vogliano bene». Un giorno gliel’ha detto: «Papà, frequenti persone solo per convenienza, per interesse, la verità è che poi sei solo».
Alla fine dell’interrogatorio nuovo azzardo con la gip: «Le posso chiedere una cosa?». «Guardi, lei a me non può chiedere niente», risponde gelida. Spinelli non si dà per vinto: «Ho tre telefonini che lei ha (sequestrati dal pm, ndr), se avevo qualcosa che non andava fatto usavo il telefono di Montecarlo, che non ho mai usato». Per l’accusa le conversazioni con Toti e con gli altri indagati sono passate proprio da quei cellulari e sono la prova delle mazzette.
Prima di salutare Scio’ Aldo ci riprova: «Vorrei tornare libero per poter lavorare, ho mille e passa persone…». E chiede che il fratello possa fargli visita per giocare a scopone: «Viene a farmi compagnia». Un film.