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 2024  maggio 19 Domenica calendario

Ultimatum di Ganz a Netanyahu

DAL NOSTRO CORRISPONDENTE
GERUSALEMME Il 9 giugno compie 65 anni. Chi sperava annunciasse le dimissioni già ieri sera commenta che Benny Gantz ha fatto un regalo a Benjamin Netanyahu. Perché l’ex capo di stato maggiore minaccia sì il primo ministro, ma gli concede tre settimane – fino all’8 giugno – per accettare e implementare il suo piano in sei punti, altrimenti se ne andrà. Tre settimane in cui – si è impegnato – resterà nella coalizione, tre settimane in cui – speculano i critici – Bibi, com’è soprannominato, avrebbe il tempo per le macchinazioni. Il premier non sta ad aspettare e respinge a giro di social media l’ultimatum: «Lo presenta a me invece che ad Hamas. È un disfattista». Sa che Gantz non ha i numeri per far cadere il governo.
Mentre l’ormai avversario – ha lasciato l’opposizione per entrare nel consiglio di guerra ristretto – confida che il suo eventuale strappo definitivo spinga ancor più israeliani a scendere in strada, già ieri sera a migliaia chiedevano le dimissioni di Netanyahu e il cessate il fuoco immediato che porti al rilascio degli ostaggi. L’esercito ha identificato il cadavere di Ron Binyamin, che era stato recuperato venerdì in un tunnel nel Nord di Gaza assieme ai resti di altri tre israeliani uccisi il 7 ottobre dai terroristi palestinesi, i cadaveri portati dentro la Striscia. Restano 128 rapiti a Gaza, tra loro meno di 100 sarebbero in vita. Tutti insieme rappresentano una delle richieste fondamentali messe sul tavolo del premier da Gantz: devono essere riportati a casa; con l’alleato Gadi Eisenkot, pure lui ex capo di stato maggiore, spinge nel gabinetto per rilanciare i negoziati con Hamas, la cui distruzione resta uno degli obiettivi elencati nel discorso, assieme alla smilitarizzazione della Striscia.
Accuse all’ultradestra
«Una minoranza
ha preso il controllo
e sta guidando la nave Israele contro le rocce»
Gantz delinea quel piano per il dopoguerra che il premier ha solo vagheggiato, vuole tenersi stretti i ministri messianici e rappresentanti dei coloni: «Una piccola minoranza ha preso il controllo del ponte di comando, e sta guidando la nave Israele contro le rocce. È necessario un cambiamento adesso. Non resteremo, se Netanyahu continua verso l’abisso». Propone un’amministrazione civile coordinata da palestinesi, arabi, americani ed europei per porre le basi su cui costruire il nuovo governo che prenderà il controllo di Gaza, dove i palestinesi uccisi hanno superato i 35 mila. Specifica che il futuro del territorio non può essere né Hamas né il presidente Abu Mazen. Non nomina l’Autorità palestinese e sembra non escludere il controllo militare israeliano.
La fine del conflitto – continua – deve aiutare «a promuovere la normalizzazione con l’Arabia Saudita», che però chiede in cambio la certezza della creazione di uno Stato palestinese: Netanyahu ribadisce subito di opporsi. Gantz pretende anche una legge – come ha indicato la Corte Suprema – per garantire «un’equa ripartizione del servizio militare obbligatorio», pensa alla promessa fatta da Bibi ai partiti ultraortodossi di una legge per esentare gli studenti delle scuole religiose.