Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2024  maggio 18 Sabato calendario

Su Moana Pozzi

Sono Moana
non sono una santa
Non sono stati gli incontri sbagliati a portarla sulla via del porno. L’attrice, scomparsa 30 anni fa, usava
il suo corpo e i tanti amanti per essere libera. Come
racconta chi l’ha conosciuta e frequentata: dalla A dell’amica Angelucci e di Arbore alla V di Verdone
di Enrica Belloni e Andrea Greco
Atrent’anni dalla morte, è giusto chiedersi se il mito di Moana Pozzi non sia stato edificato mattone dopo mattone su una pietosa bugia, una di quelle che lei, nella sua coraggiosa anarchia, aveva sempre combattuto: in tante ricostruzioni, infatti, il ruolo del sesso e della componente esibizionistica nella personalità dell’attrice diventa marginale fino quasi a scomparire, quasi che quella roba sporca che si fa a letto e la compagnia cafona che gira intorno ai set hard sarebbe stata di impaccio al ricordo di una donna straordinaria, elegante, ironica, libera, intelligente e fascinosa come poche altre. Nella narrazione più accreditata sono stati gli “incontri sbagliati” a portare Moana sulla via della perdizione: una lettura che ha il doppio torto di mortificare il libero arbitrio di una ragazza che ha sempre dimostrato di avere grande consapevolezza di se stessa, e di ridurre il diritto alla libertà sessuale a un incidente di percorso, e non a un principio che una donna sinceramente anticonformista come Moana Pozzi sosteneva convintamente.
Partita da Genova prima di compiere vent’anni per tentare di sfondare nel mondo dello spettacolo romano, trova subito delle buone occasioni. La fa debuttare Renzo Arbore nel video musicale della sua hit Smorza e’ lights, girata nella reggia di Caserta nella camera e sul letto di Francesco II di Borbone (il video è ancora disponibile – molto sfocato – sul canale web di Renzo Arbore). Il grande autore, conduttore e musicista la ricorda così: «La conobbe non so come Luciano De Crescenzo. Lei era una ragazza di provincia, semplice e piacevole, con Luciano ebbe un flirt che li portò a partire in coppia per una vacanza insieme in un villaggio nel quale faceva l’animatore Fiorello: lui stesso, in seguito, mi raccontò che quella coppia lo colpì, soprattutto lei. Eravamo ancora nel periodo dell’estetica femminista, un po’ mortificatoria. Moana invece era molto appariscente: alta, molto formosa, indossava tacchi e abiti scollati. Era una perfetta pin-up, quando il genere era vicino all’estinzione, e non le spiaceva attirare gli sguardi».
Poco dopo l’esordio su Rai 2 in un programma pomeridiano che conduce con Bobby Solo nel 1982, la Rai scopre che Moana ha intrapreso la carriera dell’hard; così viene sostituita con la rassicurante annunciatrice Roberta Giusti. Di quella vicenda la stessa Moana disse: «Ne ricavai tanta pubblicità».
Carlo Verdone ha raccontato: «Cercavo una casa dove girare il film Borotalco. Andammo con la troupe in zona Trastevere, per un sopralluogo. Chiesi di vedere tutte le stanze, ma ne mancava una. “La stanza c’è”, ci disse la padrona di casa, “ma c’è un’amica che sta riposando”. Bussiamo per svegliarla. Ci fecero entrare e vidi una ragazza nuda che ci offriva il sedere più bello mai visto. Non avevo un ruolo per questa splendida creatura e me lo inventai». La casa di Trastevere era di Antonella Angelucci, allora attrice e oggi organizzatrice di eventi. «L’ho conosciuta nei primi anni Ottanta. Un giorno, dopo aver sorpreso il suo convivente a letto con un’altra o altro, mi chiese di ospitarla. Era un’igienista, ordinatissima, curava il suo aspetto, faceva ginnastica ogni mattina. A volte litigavamo perché mi portava a casa personaggi appena incontrati. Diceva che non riusciva a dormire se non faceva l’amore. Quando cominciò a fare i porno, io ci litigai moltissimo e provai a ostacolarla, bloccando le telefonate di chi la voleva su quei set. La misi davanti a uno specchio: “Fermati, chi te lo fa fare? Sei così bella e parli tre lingue...”. Lei si arrabbiò, mi rispose che non ero sua madre né sua sorella e non dovevo intromettermi».
Per Antonella Angelucci a guidare Moana era il desiderio di libertà: «Non voleva essere schiava di un uomo. Ha avuto amanti che le hanno offerto il mondo: un matrimonio, una vita tra gli agi, ma in prigione. E lei diceva sempre no. Adorava il lusso e il denaro, che la rendeva libera, e voleva usare gli uomini. Un giorno scoprì che un amico mi aveva regalato un orologio di Bulgari. Un pomeriggio lui passò a prendermi per andare a cena. Lei, in mutandine, gli offrì un tè. Diventò il suo amante, naturalmente prodigo di regali». Moana era bellissima, con un piccolo difetto: il naso grosso. «Se l’è rifatto grazie a un chirurgo estetico, uno degli uomini che la volevano sposare», rivela Antonella. E, a proposito delle voci di una liaison tra la Pozzi e Roberto Benigni, dice: «È vero, un giorno all’Argentario siamo finiti a letto in tre, Roberto, Moana ed io, ma non è successo niente. Noi abbiamo dormito, ma forse Roberto no, in mezzo a noi due».
Fu Angelucci a presentare Moana a Bettino Craxi, uno dei suoi più discussi amanti. Di molti parlò nel suo libro La filosofia di Moana: «Ne ho avuti molti – sempre in contemporanea con un fidanzato ufficiale – giovani e meno giovani, industriali, costruttori, gioiellieri, tutti ricchi e generosi». Ai più famosi, diede un voto. Marco Tardelli prese 8 pieno (perché era tenero). Un 7 ad Andrea Roncato (per un’indecente virtù), Luciano De Crescenzo («ossessionato dal sesso»), Beppe Grillo (ma con un meno), Francesco Nuti (instancabile). Sufficienza stiracchiata per Nicola Pietrangeli (la sua colpa? indossare il pigiama), Massimo Ciavarro ed Enrico Montesano. Bocciato Paulo Roberto Falcao (troppo sbrigativo). Quanto ai fidanzati, il primo si chiamava Sergio, a 11 anni, l’ultimo Giampaolo Cofano, musicista, che nel 1992 ha ceduto il posto ad Antonio Di Ciesco, con cui Moana si è sposata a Las Vegas (il matrimonio è stato registrato in Italia dopo la morte della pornostar). In mezzo, tra gli altri, Luca Ronchi, regista e produttore («Il nostro è stato un amore vero. Di lei mi piaceva il corpo, ma soprattutto la testa»), un tale Alfredo, che l’ha ospitata, mantenuta e portata nei posti più belli del mondo («Sono stata la donna di un boss senza saperlo») e Massimo, un gioielliere «bruno, bassino, simpatico e viziato» con cui si è fidanzata nel 1987 e che la copriva d’oro: «Prima di fare l’amore si divertiva a farmi indossare i gioielli che mi regalava. Io mi divertivo più di lui».
Ma torniamo a Craxi. Ricorda Antonella Angelucci: «Le prestai un vestitino celeste, molto trasparente. Passammo a prendere Bettino al Raphael con una Mini Minor e andammo a cena sull’Appia. Al ritorno, lei si fermò da Craxi e io tornai a casa. La mattina non poteva certo uscire dall’hotel con quell’abitino, così Bettino mandò il suo segretario personale, Cornelio Brandini, a comprare un paio di jeans, una maglietta e un paio di sneakers. Da lì cominciò la relazione. A un certo punto se ne andò da casa mia e smettemmo di vederci. Era una donna ricca e libera, ma non era felice, perché si sentiva sola. Io le insegnai If, la poesia che il premio Nobel Joseph Rudyard Kipling ha dedicato al figlio. Lei l’ha fatta sua».
In 14 anni di carriera, Moana ha girato 64 film: il primo è stato La compagna di viaggio, nel 1980, con Anna Maria Rizzoli e Giorgio Bracardi. Oltre ai tantissimi titoli porno, spiccano Ginger e Fred, di Federico Fellini (Moana è una figurante, compare per un minuto), e alcuni film non per adulti: W la foca, Miracoloni, Borotalco di Verdone, Vieni avanti cretino di Luciano Salce, (con Lino Banfi), Paulo Roberto Cotechiño centravanti di sfondamento, Vacanze di Natale di Carlo Vanzina (è Luana, con cui Jerry Calà fa cilecca).
 
Più o meno vestita, ha illuminato anche le sfilate di moda. Racconta Chiara Boni, una delle stiliste che l’ha fatta salire in passerella: «La consideravo una donna intelligente e interessante, oltre che molto bella. Lei era molto contenta, un po’ meno il suo manager, Riccardo Schicchi. La ricordo seduta, mentre le pettinavano i suoi bellissimi capelli color miele. Parlava e confermava l’opinione che avevo di lei: una donna forte, indipendente, brillante. Poi è salita sulla passerella, senza neanche provare, tanto era sicura di sé. Si muoveva benissimo, come se avesse fatto da sempre la modella. Indossava un abito con cappuccio, come una Jessica Rabbit: ha abbagliato tutti. Siamo rimaste in buoni rapporti, ogni tanto ci si sentiva. L’idea che mi sono fatta? Era amante degli uomini, ma non li amava, e dimostrava una certa disistima nei loro confronti».
Michele Mozzati, insieme con Gino Vignali, ha conosciuto Moana Pozzi durante le registrazioni del programma Matrioska di Antonio Ricci, poi chiuso e “risorto” con il titolo L’araba fenice: «La più grande protagonista del porno si presentò con un tailleur grigio, da vera donna manager: cordiale, gentile, ma distaccata, molto professionale e corretta nei rapporti con i colleghi. Ricci la faceva recitare avvolta nel cellophane, nuda senza essere nuda, a mio avviso la cosa meno erotica del mondo». Mozzati ricorda l’autoironia e la soavità della Pozzi: «Il primo giorno di lavoro Ricci ci chiese di andare nel camerino di Moana a provarle la parte. Bussammo, lei rispose: “Venite pure, mi sto truccando”. Fu imbarazzante: avevamo davanti Moana nuda, non sapevamo cosa fare. Ma lei non faceva una piega, era abituata anche all’imbarazzo degli altri».
La Moana “politica”, o meglio primo alfiere dell’antipolitica a cui oggi siamo abituati, fondò con Mauro Biuzzi, architetto, il Partito dell’Amore, in lista alle elezioni del 1992. Non venne eletta ma ricevette 12.393 voti, più di Francesco Rutelli per i Verdi (10.778), di Sergio Garavini di Rifondazione comunista (9.824) e di Umberto Bossi (6.985).
A Gigi Marzullo confessò che la vecchiaia non le piaceva ma avrebbe voluto essere eterna. E in modo doloroso ha ottenuto ciò che desiderava nell’unico modo possibile, quello di tutti i miti: andarsene presto per restare giovane e non morire mai. Già, la sceneggiatura più forte di cui Moana è stata protagonista è quella scritta dopo la sua morte. Ufficialmente il 15 settembre 1994 in un ospedale di Lione, stroncata da un carcinoma epatocellulare, un tumore aggressivo che l’ha strappata alla vita in soli cinque mesi. Troppo banale per una donna eccezionale? Forse è per questo che la versione è stata accettata a fatica e ha dato la stura a racconti alternativi, ognuno con mille varianti. Anche thriller: Moana non sarebbe morta di cancro al fegato o di epatite cronicizzata o addirittura per colpa dell’Aids, ma fu eliminata con piccole dosi di polonio perché era una spia del Kgb usata per la sua capacità di entrare nel letto dei potenti e carpire le loro confidenze. Nel 2oo7 il marito, Antonio Di Ciesco, dichiarò di averle praticato l’eutanasia facendole «entrare piccole bolle d’aria attraverso la flebo». Mille volte smentito ma sempre in voga è il filone «Moana è viva», ma si nasconde nei Caraibi o in India. Un destino che la accomuna ad altre leggende come Elvis Presley o Jim Morrison.

Se fosse ancora qui
Oggi avrebbe 63 anni. «Sarebbe impegnata
in politica o beneficenza», dice Francesca Pellas,
autrice dell’ultimo libro
sulla star e i suoi misteri.
Come certe strane telefonate
di Deborah Ameri
In polinesiano Moana significa «il punto dove il mare è più profondo». Ai genitori, Rosanna Alloisio, casalinga, e Alfredo Pozzi, ricercatore nucleare, quel nome era rimasto appiccicato, era perfetto per quella figlia nata a Genova il 27 aprile 1961. Ma il parroco aveva storto la bocca, una santa di nome Moana non esisteva, e così il signor Pozzi, insegnante di catechismo, fervente cattolico, aveva deciso di chiamarla Anna Moana Rosa. Per tutti sarà solo Moana, la più celebre attrice porno italiana, morta trent’anni fa per un cancro al fegato (o così si dice).
A ricordare con delicatezza e poesia quella creatura libera, intelligente, che ha sfidato tabù e convenzioni sociali, è Francesca Pellas, giornalista e traduttrice, con il suo libro appena uscito Tutto deve brillare. Vita e sogni di Moana Pozzi (Blackie Edizioni). Pellas ripercorre quella vita fuori dagli schemi e la personalità complessa di una donna che ha esibito sfacciatamente il proprio corpo, ma mai la sua vera natura.
Che cosa distingue Moana dalle altre attrici del mondo hard?
«L’intenzionalità con cui lei si è servita di questo mestiere per ottenere quello che voleva: denaro e fama. Lei non è mai stata vittima del sistema, al contrario, lo ha sfruttato, anche per fare cose che le stavano a cuore».
Era intelligente, colta, aveva una famiglia solida alle spalle. Perché proprio il porno?
«Ha iniziato facendo provini per film e tv, ha anche ottenuto delle piccole parti e dei programmi ma si era resa conto che avrebbe dovuto fare una lunga gavetta e forse già sentiva di non avere molto tempo a disposizione. Così ha scelto una strada inaspettata per poter diventare la stella che voleva essere».
 
Michela Murgia diceva che incarnava il desiderio delle donne, non degli uomini. Possiamo considerarla femminista?
«Sicuramente. Anche se il femminismo anni Settanta rifiutava il porno come vessazione della donna, lei ha preso un’altra direzione. Ha sfruttato i suoi strumenti, corpo e bellezza, per portare avanti la sua personale rivoluzione anarchica e andare contro le regole imposte del buon gusto e della morale. Lei ha sempre detto che la vera donna oggetto è la casalinga che lava e pulisce».
«Mettetemi in frigorifero prima che arrivi mio padre», aveva detto in punto di morte. Le voci su presunti abusi di Alfredo Pozzi, morto a 80 anni, circolano da tempo.
«Non ci sono prove, solo teorie. Bruno Fantauzzi, co-autore insieme a lei della biografia La filosofia di Moana, sosteneva che Simone Pozzi, per anni creduto fratello dell’attrice, potesse essere in realtà figlio di Moana o, più probabilmente, della sorella minore Tamiko (conosciuta come Baby Pozzi). E il padre? Potrebbe essere qualcuno della famiglia, dice Fantauzzi. Mentre facevo ricerca per il libro ho parlato con una persona di cui non posso fare il nome, che mi ha detto: “Lì c’è una storia irraccontabile, troppo dolorosa e pericolosa per chi la scrive”».
Altro mistero: davvero uMoana lavorava per i servizi segreti?
«È una teoria sostenuta da tanti, tra cui il giornalista d’inchiesta Marco Gregoretti, autore del documentario Essere Moana: segreti e misteri, che nel libro intervisto. Sospettava che avesse un legame con il Kgb. E mi ha raccontato che ogni tanto un aereo privato veniva a prenderla per portarla a Washington. Secondo lui aveva una storia con un alto ufficiale dei Carabinieri, uomo dell’Intelligence. C’era persino una “Operazione Moana”».
In che cosa consisteva?
«Secondo Gregoretti i servizi monitoravano il suo rapporto con Bettino Craxi, allora l’uomo più potente d’Italia. Tanto è vero che il colonnello Camillo Guglielmi (ufficiale del Sismi che si trovava in via Fani la mattina del rapimento di Aldo Moro, ndr) aveva messo un suo agente fidato, Riccardo Sindoca, a fianco di Moana, come autista e guardia del corpo».
Che rapporto aveva con Craxi?
«È stata una storia di affetto genuino, iniziata quando lei aveva 19 anni ed era arrivata a Roma dal paesino dove viveva (Lerma, in provincia di Alessandria). Lui l’ha fatta entrare in Rai, lei gli avrebbe salvato la pelle, passandogli informazioni, sostiene Gregoretti. Comunque, si volevano bene».
Moana è morta a 33 anni il 15 settembre 1994 di cancro al fegato. Ma c’è chi ancora non ci crede.
«Se fosse viva, lo sapremmo. È probabilmente deceduta di tumore, ma forse non il 15 settembre. Dopo quella data ci sarebbero state delle telefonate fatte proprio da lei».
Oggi avrebbe 63 anni. Come se la immagina?
«In politica e nel mondo della beneficenza ad alto livello, ma con una vita che tende all’inaspettato, sempre con qualche sorpresa in serbo».