il Fatto Quotidiano, 17 maggio 2024
La Rai e il business delle produzioni
Non solo la politica italiana scopre all’improvviso che la Rai si affida a produzioni esterne per i suoi programmi. Ma ora illustri parlamentari come Maria Elena Boschi e il dem Stefano Graziano se la prendono pure con il Fatto, chiedendo “chiarimenti” persino in Parlamento sui 305 mila euro costati a Viale Mazzini per mandare in onda La Confessione di Peter Gomez (peraltro un prezzo ben sotto la media del mercato). Chissà cosa penserebbero Boschi e Graziano di fronte all’ultimo rapporto Anac, secondo cui in tre anni la Rai ha speso oltre 800 milioni per produzioni esterne di programmi tv. Non solo: Repubblica, il giornale su cui Boschi ha attaccato il Fatto, ha ottenuto 108 mila euro dalla Rai, vendendole un documentario.
Andiamo con ordine. Da parecchi anni la Rai si affida a società esterne per molti dei suoi programmi, dall’intrattenimento all’informazione, acquistando prodotti già confezionati o affidandoli in appalto totale o parziale. Realizzare tutto internamente sarebbe complicato, anche per chi vanta circa 13 mila dipendenti e un bilancio da quasi 3 miliardi. E del resto affidarsi a società esterne è abitudine diffusa in Europa e così si spiega il proliferare delle società di produzione televisiva, spesso fondate da nomi noti del mercato.
Nell’ultimo bilancio della Rai, quello riferito al 2022 (quando il capo azienda era ancora Carlo Fuortes), i “servizi per acquisizione programmi”, esclusi i grandi eventi sportivi, raggiungono la cifra di 198 milioni di euro, in aumento sul 2021 quando erano 189,7 milioni. Parliamo di acquisizione e produzione di programmi televisivi, fiction e serie tv, e di quelli in appalto totale o parziale.
Numeri che sono confermati dalla relazione annuale dell’Anac (l’Autorità nazionale anticorruzione) che, nel rapporto 2024 fissa a poco più di 800 milioni per il triennio 2020-2022 i contratti affidati da Rai per “servizi di produzione televisiva”. I 200 milioni l’anno di cui sopra dunque, a cui va aggiunta la spesa per i diritti dei grandi eventi sportivi.
Il trend sembra essersi mantenuto, seppur in leggero calo. Nei palinsesti estivi da poco approvati, gli appalti e gli acquisti esterni non mancano. Per la sola Rai1, per esempio, se ne trovano ben 16, tra cui Linea Verde Discovery (TvCom), Treni antichi (Diramare), L’Acchiappatalenti (Fremantle), Cronache criminali (Verve).
Altri 14 se ne trovano su Rai2, tra cui Boss in incognito (Endemol) e Da vicino nessuno è normale (Fremantle). Infine 6 su Rai3, tra cui le repliche di Far West (Stand by me) e Dilemmi (Ruvido). Mentre su Rai Storia andranno anche le repliche dell’Avversario, nuovo programma di successo condotto da Marco Tardelli, un po’ sulla falsariga di Sfide. E infatti è anch’esso realizzato dalla Stand by me di Simona Ercolani (moglie del giornalista Fabrizio Rondolino), che per qualche anno è stata assai vicina al mondo renziano, organizzando anche un paio di edizioni della Leopolda. La Stand by me a febbraio è stata acquisita da Fremantle, da dove nel frattempo sono usciti i due fondatori, Lorenzo Mieli e Mario Gianani.
Insomma, Viale Mazzini guarda molto fuori, anche se nell’ultima stagione televisiva con Roberto Sergio (2023/2024) gli appalti esterni sono diminuiti: dal 45,4 per cento al 40,8, mentre sono salite le produzioni interne (57,6 per cento contro il 52 della passata stagione). La percentuale però si alza parecchio se ci limitiamo ai programmi di access e di prime time, ovvero quelli su cui mamma Rai punta di più come ascolti e introiti pubblicitari. Nella stagione 2022/23, per esempio, sulle tre reti principali, su 39 programmi di prime time e access ben 20 erano in appalto totale o parziale.
Grazie alla banca dati dell’Anac e in attesa dei dati finali di quest’anno, il Fatto ha ricostruito il giro d’affari tra Rai e colossi della produzione nel 2023. A partire da Lux Vide, casa di produzione fondata da Ettore Bernabei e dalla figlia Matilde, moglie di Gianni Minoli. Nel 2023 Lux Vide ha chiuso contratti con la Rai per 22,5 milioni di euro grazie a due fiction, Don Matteo (13,1 milioni) e Doc (9,4 milioni). Altro gigante del settore è la già citata Stand by me di Simona Ercolani, che invece ha firmato accordi per 15,4 milioni vendendo alla Rai diversi show, come È sempre mezzogiorno (3,2 milioni), Effetto Flo (1,4) e Il Santone 2 (1,3).
Molto simile è il caso dei francesi di Banijay, con 16,9 milioni di ricavi. La maggior parte arrivano dalla seconda stagione di Un Professore (7,3 milioni), mentre altri 4,7 sono per Lea – I nostri figli.
Poi c’è Fremantle, di cui a lungo si è parlato soprattutto per il flop del suo Avanti Popolo, il talk condotto su Rai3 da Nunzia De Girolamo e chiuso in anticipo causa ascolti al minimo. Il contratto per Avanti popolo valeva 2,1 milioni, poco meno dei 2,6 previsti per due tranches di Belve, uno a inizio anno e uno nell’autunno scorso, per fortuna di Fremantle con ben altri risultati. Il totale tra la Rai e la società per il 2023 è stato di 11 milioni.
Impossibile, in questo quadro, non citare Endemol, attivo soprattutto nell’intrattenimento. Il giro d’affari per l’anno scorso registra 16,7 milioni grazie ai varietà: Tale e quale show (2,2), Il cantante mascherato (identica somma) e il pre-serale Affari tuoi, 5 milioni per 126 puntate. È invece grazie a film e serie tv che Palomar ha chiuso intese per circa 10 milioni, valorizzando su tutti Makari 3 (5,1 milioni) e Studio Battaglia (4 milioni).
E qui arriviamo alla Ibc Movie di Beppe Caschetto, l’agente dei vip che da qualche tempo ha allargato i propri business anche verso le produzioni. I suoi 9 milioni e mezzo di contratti arrivano dalla fiction di successo Imma Tataranni(5,3) e da un lavoro, ancora inedito, su Giacomo Leopardi (4 milioni). Accanto a Caschetto va menzionata la Arcobaleno Tre, se non altro perché la società faceva riferimento a un altro agente illustre come Lucio Presta, prima che vendesse le quote ai figli: nel 2023, ha curato per la Rai la produzione dell’Arena Suzuki per poco meno di 2 milioni.
La lista delle società non è finita. C’è la Bibi Film con Le indagini di Lolita Lobosco (5,5 milioni), ma pure la Blu Yazmine fondata dall’ex direttrice di Rai2 di epoca renziana Ilaria Dallatana: con la Rai ha chiuso 4 contratti per 5 milioni di euro (ora fa parte della Eagle Picture).
Infine, con buona pace di Boschi, c’è Gedi: nel 2023 ha venduto alla Rai un documentario su Via Poma per 108 mila euro. Se ne occuperà il Parlamento?