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 2024  maggio 17 Venerdì calendario

“Hamas non è indebolito”: i numeri sbugiardano Bibi

“La battaglia di Rafah deciderà molte cose in questa guerra, è cruciale”, ha ribadito ieri Benjamin Netanyahu. Quella di Jabalya è un déjà-vu. Nel campo profughi a nord di Gaza, pesantemente bombardato a dicembre, le forze israeliane avevano quasi dichiarato vittoria. Una settimana fa, invece, i tank e i soldati dell’Idf sono tornati a pattugliare nel sobborgo, trovando una forte resistenza. Solo ieri sono morti cinque soldati. La parabola di Jabalya, oltre al bilancio di vittime civili e distruzione crescenti nella Striscia di Gaza dopo 7 mesi di conflitto sta rafforzando tra gli osservatori (Usa inclusi) l’idea che l’obiettivo fissato da Netanyahu per la vittoria, “distruggere Hamas”, sia irraggiungibile. Il sospetto incrina anche i rapporti nel governo di Tel Aviv. Per aver parlato della necessità di “accompagnare l’offensiva a una soluzione politica” che coinvolgesse l’Anp, il ministro della difesa Yoav Gallant mercoledì si è trovato contro lo stesso premier e il collega Itamar Ben Gvir che gli chiedeva le dimissioni. Secondo Gallant, Hamas “non ha riserve, non ha scorte e non ha la capacità di curare i feriti”.
L’Idf ha dichiarato che Hamas avrebbe ancora tra 4 e 6 battaglioni a Rafah e di aver eliminato “oltre 12 mila” miliziani e “oltre 125 comandanti” del gruppo di Sinwar, di cui otto con un ruolo di rilievo. Il team di Bbc Verify ha analizzato gli elenchi dell’Idf e ha concluso che che in molti casi non è possibile stabilire che i nomi indicati siano veramente di miliziani. Nell’elenco ci sono dei doppioni, ed è citato come miliziano ucciso anche il giornalista freelance Mustafa Thuraya, morto con un collega a gennaio scorso nel sud di Gaza dopo che un missile ha centrato la sua auto. I capi uccisi non sarebbero più di 113, secondo l’emittente britannica.
Hamas ha contestato le cifre israeliane, ha ammesso di aver perso tra il “20 e il 30%” dei combattenti, quindi circa seimila uomini se crediamo all’intelligence israeliana che stima in 30 mila effettivi le forze operative delle brigate Ezzedin al-Qassam, l’ala militare di Hamas (gli americani stimano tra 15 e 40 mila). “Non possiamo affidarci né alle stime israeliane né a quelle di Hamas – dice al Fatto Azmi Kerzhwi, ricercatore dell’International Crisis Group da Doha –, l’unica cosa da fare è valutare le forze in base alle battaglie sul terreno. A oggi, Hamas non sembra aver perso molto potere militare: continua a colpire l’esercito israeliano e ha mostrato la capacità di restare insediata a Jabalya”. L’unica risorsa degli islamisti ridotta finora è la capacità di lanciare razzi.
Il 27 marzo Israele ha detto di aver eliminato Marwan Issa, numero tre di Hamas e vice del leader militare Mohammed Deif, l’8 maggio Ahmed Ali, che controllava i “progetti navali” di Hamas. A gennaio a Beirut è morto in un bombardamento (non rivendicato da Israele) Saleh al-Arouri, un leader dell’ala politica.
Sono vivi fino a prova contraria (nonostante le operazioni di information warfare) il capo politico di Hamas a Gaza Yaya Sinwar e il capo dell’ala militare Mohammed Deif, “il fantasma”. Più che le foto di spalle rubate nei tunnel, lo dimostrerebbe almeno l’ultimo round di negoziati tra le parti al Cairo. I vertici politici, si sa, sono a Doha con Ismail Haniyeh. “L’ala militare interviene nelle questioni politiche almeno dal 2006, ma negli ultimi anni, parallelamente alla militarizzazione delle brigate al-Qassam è diventata una sorta di quinta circoscrizione ombra dell’apparato decisionale dell’organizzazione (che si basa sul voto a maggioranza tra quattro circoscrizioni: Gaza, West Bank, estero e prigioni, ndr). Sinwar è il legame tra lato militare e politico – spiega Paola Caridi, autrice di Hamas. Dalla resistenza al regime –. Tutti gli studiosi, a cominciare da quelli israeliani, concordano sul fatto che distruggere Hamas operando a Gaza è impossibile, perché l’organizzazione si estende oltre la Striscia. Non penso che Tel Aviv abbia fissato un obiettivo chiaro fin dall’inizio per la sua operazione, mi sembra che lo modifichi nel corso dei mesi”.