la Repubblica, 17 maggio 2024
Dal regicidio agli spari nel muccchio
La produzione dell’odio verbale, anche nella fattispecie di odio politico, da quando i social hanno fornito gambe smisurate a qualunque causa, anche la peggiore, è ai suoi massimi. Per giunta non è nemmeno convogliata e imbrigliata in quei grandi collettori degli umori di massa che erano i partiti novecenteschi. Si tratta dunque di odio sfuso, a disposizione di tutti, dai dodici ai cento anni, come il porno.
In questo quadro, il pensionato Cintula che spara al leader della Slovacchia sorprende (fortunatamente) per la sua isolata follia. Non sembra esserci rapporto diretto tra la fioritura permanente dell’odio politico digitale e l’odio politico fisico. La violenza politica non figura, attualmente, come una vistosa emergenza. Al massimo è una febbre endemica, oggi in Occidente non ai suoi massimi.
A meno di pensare che “violenza politica” non sia più quella direttamente etichettabile come tale. E dunque le stragi frequenti di sconosciuti che falciano sconosciuti, nelle scuole, nei supermercati – e ormai le vittime sono migliaia – siano invece la vera forma contemporanea della violenza politica. L’odio di tutti contro tutti, non l’odio di classe o l’odio ideologico, l’odio paranoico del singolo isolato, non comunicante, che ha per bersaglio non il padrone o il capo o l’oppressore, ma “gli altri” in quanto tali, la folla anonima, chi passa per caso. Se questo è il nuovo odio “politico”, ha fatto molte più vittime del terrorismo rosso e nero messi assieme, e fa sembrare il regicida, l’assassino di Lincoln e di Kennedy, buon ultimo il pensionato Cintula, uomini antichi, autori di crimini obsoleti, soppiantati da ben altra distribuzione della morte.