la Repubblica, 16 maggio 2024
I giovani e il talento
Si parla molto dei giovani che sono imbecilli, fanno cose senza senso di cui poi crescendo – alcuni, i migliori, non tutti – si pentiranno. Molti difatti restano imbecilli anche da adulti. Di conseguenza non bisogna dar credito alle parole e alle azioni di chi ha meno di trent’anni (Venti? Venticinque? Sono incerta sui recenti parametri che fissano l’ingresso nell’età adulta) perché, appunto, non sanno quello che fanno.Ogni volta mi torna in mente una lunga conversazione con Rita Levi Montalcini che mi spiegava come negli esseri umani e nei primati il cervello nasca già perfettamente formato: quello di un neonato è uguale, tranne che per dimensioni, a quello di un adulto. Da lì in poi dipende da cosa ci metti dentro.Leggo dai dati Istat che in Italia due persone su tre sotto i 34 anni vivono ancora con i genitori.Molto dettagliate le cause: cattiva qualità del lavoro, redditi infimi, potete consultarlo, l’imbecillità non figura. Gesù Cristo a 33 anni non viveva coi genitori: era già morto e risorto, per chi ci crede, salvando l’umanità. Erano altri tempi ma le potenzialità cerebrali, diciamo così, si vede che c’erano.C’è un sito intitolato “Cose che altre persone più famose di te hanno fatto alla tua età”. A 25 anni Orson Welles aveva diretto Citizen Kane, a 22 Charles Darwin si avviava verso le Galapagos, a 19 Jean Cocteau aveva già pubblicato. A 20 Bill Gates ha co-fondato la Microsoft, Jane Austen ha scritto Orgoglio e pregiudizio e Mary ShelleyFrankenstein. Non so se fossero tutti imbecilli che hanno sgominato la naturale condizione. Certo il talento è distribuito in modo diseguale fra gli umani. Però magari anche tra i sedicenni odierni c’è n’è in giro qualcuno. Chi lo sa.