la Repubblica, 16 maggio 2024
La nuova Rai non tocca Chiambretti
La gag di Piero Chiambretti era stata: «Ritorno in Rai, speroche sia rimasto qualcuno». Il dubbio è che si riferisse al pubblico, inteso come pubblico Rai, di questa Rai di cose a caso: e di tentativi all’ammasso purché ci sia dentro la nuova narrazione.
Chiambretti se ne stropiccia assai della nuova narrazione, ha consolidato nei decenni un modo televisivo personale, al ritorno dopo 22 anni mette in piedi (Rai3 il martedì sera) questo Donne sull’orlo di una crisi di nervi
e lo riempie di cose: ma soprattutto abbraccia l’archivio Rai, quello in cui giacciono le perle del passato. E ne fa buon uso, recupera spezzoni e li infila in anfratti di puntata, chiamando quasi al confronto. Il risultato è impietoso, ovviamente.
Per esempio c’è Mentana ospite in studio, che è sempre garanzia di venti minuti di attenzione da parte di chi guarda, e alla fine parte un breve duetto Chiambretti-Mentana aIl Laureato. Erano trent’anni fa, era un programma folle e affamato, si giravano le università meglio non pensare a cosa accadrebbe oggi – e c’erano ospiti da commuoversi. Chiambretti prova a giocarci, ma l’effetto è quello. In più, questa sterminata prima serata, tra gag, spunti frizzanti o non frizzanti, stacchetti musicali e cotillons (sempre riusciti bene nei suoi programmi): un condensato da un’ora in meno avrebbe dentro il meglio, se poi fosse una seconda serata su più giorni sarebbe il massimo della vita, forse. Le donne e i nervi sonoun pretesto su cui far girare ospiti e idee, spesso azzeccandoci. Si può aggiustare e rendere tutto più riconoscibile per il pubblico, mantenendo un certo gusto della scoperta e valorizzazione – lo stand-up Fanucchi, per dire – si possono rinnovare i miracoli. Ma tornare a quell’epopea (vedi il finale di puntata: antico filmato con il Pierino giovane che chiede a Dulbecco di eventuali tresche con la Montalcini) è impossibile e comunque non sarebbe tollerato dalla nuova narrazione.