la Repubblica, 16 maggio 2024
Intervista a Bill Nelson, capo dell’agenzia spaziale americana
«È una nuova corsa allo spazio». Sono passati 55 anni dallo sbarco sulla Luna, ma certe espressioni non tramontano. «Torneremo sul satellite, stavolta per battere la Cina» dice Bill Nelson, direttore della Nasa.
«Dobbiamo evitare che loro arrivino prima e dicano: questo è nostro, state alla larga». Nelson, 81 anni, carriera da parlamentare democratico impreziosita nel 1986 da una missione nello spazio, guida dal 2021 l’agenzia spaziale americana. Il Vaticano l’ha invitato a Roma per il World Meeting on Human Fraternity della Fondazione Fratelli Tutti.
Cosa le hanno chiesto?
«Che aspetto ha la Terra dallo spazio. Ho risposto che il nostro pianeta è meraviglioso e fragile. Ho volato nel 1986, ma già si vedevano le ferite della deforestazione in Amazzonia. Con un’orbita ogni 90 minuti, da lassù non si notano confini politici o barriere razziali e religiose. Siamo tutti cittadini della Terra».
Perché la corsa allo spazio allora?
«Vediamo le pretese di Pechino nel Mar Cinese Meridionale e non vogliamo che si ripetano sulla Luna, specialmente al Polo Sud, dove vediamo ghiaccio nei crepacci in ombra. A fine anno uno strumento Nasa a bordo di una missione privata scaverà per cercare l’acqua».
Quali sono le tappe della Nasa per il ritorno sulla Luna?
«A settembre 2025 partirà Artemis II, la missione che orbiterà attorno alla Luna. Nell’autunno 2026 Artemis III porterà di nuovo l’uomo sul satellite».
Perché la Nasa vuole tornare lì?
«Useremo la Luna come palestra per andare su Marte. La Luna dista 4 giorni di viaggio, Marte fra 6 e 8 mesi. Una volta lì, poi, bisognerà attendere uno o due anni perché l’allineamento dei pianeti consenta il ritorno sulla Terra. Serviranno sistemi di propulsione più veloci degli attuali».
Come si vivrà sulla Luna?
«Le missioni sul suolo lunare all’inizio dureranno al massimo 30 giorni. L’agenzia spaziale giapponese che collabora al programma Artemis sta realizzando veicoli pressurizzati per consentire agli astronauti di coprire grandi distanze sul terreno.
Indossando le tute, potranno poi avventurarsi all’esterno».
Cosa mangeranno?
«Sappiamo far crescere dei vegetali su campioni del suolo lunare riportati dalle missioni Apollo. Credo che la trama di The Martian, in cui Matt Damon sopravvive solo su Marte coltivando patate, non sia lontana dalla realtà. Una rete di satelliti in orbita attorno alla Luna garantirà le comunicazioni con la Terra anche sul lato nascosto del satellite».
Le tappe successive di Artemis?
«Vogliamo essere pronti prima di annunciarle. Stiamo esplorando una frontiera, abbiamo di fronte missioni ad alto rischio. Ogni lancio per me è un’esperienza da cardiopalmo».
Come vanno invece i rapporti con i russi sulla Stazione Spaziale?
«Abbiamo costruito la Stazione Spaziale Internazionale insieme.
Collaboriamo dal 1975, quando eravamo in piena guerra fredda. I nostri astronauti e i loro cosmonauti formano un equipaggio e lavorano insieme con professionalità».
La Stazione ha superato i 25 anni di età. Quale sarà il suo futuro?
«Sarà fatta scendere dalla sua orbita nel 2031. Un veicolo realizzato ad hoc la guiderà verso la Terra. Gran parte della massa brucerà a contatto con l’atmosfera. Essendo grande come un campo da calcio, però, varie sezioni resteranno intere. Il veicolo la condurrà verso un punto preciso del Pacifico del sud noto come il cimitero degli oggetti spaziali. Spenderemo 1,5 miliardi per questa operazione. Nel frattempo incoraggeremo gli imprenditori a realizzare nuove stazioni spaziali private».
La Nasa è impegnata nella gara allo spazio con la Cina, ma si affida a SpaceX, azienda privata guidata da un manager imprevedibile come Elon Musk. Non è un rischio?
«SpaceX ha fatto fare all’industria spaziale progressi fenomenali. Inviano alla Stazione Spaziale astronauti e materiali con regolarità. È vero che l’azienda è stata fondata da Elon Musk, ma oggi è guidata da un’altra manager, Gwynne Shotwell. Lavoriamo molto bene con lei».
Di recente si è scoperto che la Russia è in grado di lanciare testate nucleari nello spazio. La Cina è capace di distruggere satelliti dalla Terra. Gli Stati Uniti hanno creato una nuova divisione militare, dedicata allo spazio. La prossima guerra verrà combattuta in orbita?
«Guido la Nasa. La sua missione è l’esplorazione pacifica dello spazio. Se è vero, come hanno riportato i giornali, che la Russia è in grado di far detonare una testata nucleare nello spazio, si tratta di una minaccia molto grave per l’umanità.
Un’esplosione del genere danneggerebbe anche i cosmonauti e i satelliti russi, oltre a mettere fuori uso tutti i gps del pianeta».
La “generazione Artemis” che andrà sulla Luna dovrà affrontare anche la minaccia ambientale. Vincerà la sfida del clima?
«Dobbiamo metterci il cervello, ma anche il cuore. La Nasa ha almeno una ventina di satelliti che prendono dati precisi sull’ambiente. Nel giro di qualche anno realizzeremo anche un modello a 3 dimensioni molto preciso dell’atmosfera e del clima sulla Terra».