Avvenire, 15 maggio 2024
Ogni auto elettrica venduta fa perdere al costruttore cinquemila euro
La transizione ecologica costa, e questo si sapeva. Ma nel settore della mobilità, la rivoluzione peggio organizzata della storia sta portando a una situazione paradossale. Secondo uno studio di Boston Consulting Group, la maggior parte dei costruttori perde in media 6 mila dollari (circa 5.500 euro al cambio attuale) per ogni vettura elettrica venduta, considerando un valore medio di 50 mila dollari al netto dei crediti d’imposta per i clienti. Al momento questa voragine viene compensata dalle vendite di auto diesel, benzina e ibride – che non a caso in Italia hanno subito un incremento medio di prezzo del 34% negli ultimi tre anni –, ma se le cose non cambieranno si prospettano tempi duri per le Case automobilistiche.
La stima della multinazionale di consulenza strategica riguarda specificatamente il mercato americano, ma anche i marchi europei navigano nella stessa situazione. Motivo per cui, scrivono gli analisti del BCG, «la più grande sfida per l’industria non è solo riuscire a vendere le vetture 100% a batteria superando lo scetticismo espresso sinora dal mercato, ma anche produrre in modo profittevole la prossima generazione di elettriche». Sono passati dieci anni esatti da quel 21 maggio 2014 quando, a Washington, il Ceo dell’allora Fiat Chrysler, Sergio Marchionne, disse agli americani: «Non comprate, per favore, la nostra 500 elettrica, perché ogni volta che ne vendo una perdo 14 mila dollari...». Sembrava solo uno sfogo per sottolineare la sua avversione verso l’elettrico, in realtà Marchionne aveva toccato un tema che avrebbe segnato il futuro.
Oggi le cose vanno meglio, ma fino ad un certo punto. A guadagnare davvero dalle vendite di veicoli a zero emissioni sarebbero oggi solo due grandi Gruppi, uno certificato dalle trimestrali depositate in Borsa e l’altro per affermazione del suo Ceo. Tesla ha impiegato dieci anni per arrivare a rendere profittevoli le sue auto a batteria: il fatto di essere un marchio nativo elettrico l’ha agevolata, ma anche Elon Musk oggi per continuare a guadagnare ha dovuto sforbiciare i listini delle sue vetture in tutto il mondo. L’altro costruttore che è – o almeno dichiara di essere – in attivo è, a sorpresa, Stellantis. Carlos Tavares lo ha dichiarato pubblicamente parlando lo scorso dicembre a una conferenza di Goldman Sachs, banca d’affari statunitense. L’amministratore delegato di Stellantis ha spiegato di esserci riuscito stando non solo «estremamente attento ai costi» ma cercando «continuamente di livellare i margini tra elettriche e termiche».
Renault, che sull’elettrico ha scommesso tanto e da tempo, ha scelto di scorporare l’attività per i mezzi esclusivamente a batteria in una società chiamata Ampere da portare in Borsa, ma ha poi dovuto rimandare il debutto della quotazione. Ora l’obiettivo dichiarato è ridurre del 40% i costi delle auto elettriche del marchio in tre o quattro anni per ottenere margini positivi del 10%, ma solo nel 2030. Quanto a Audi, il marchio premium tedesco aveva indicato il 2025 quale primo anno per cominciare a guadagnare sulle elettriche, ma l’obiettivo è stato spostato in avanti. «All’inizio pensavamo che avremmo raggiunto rendimenti positivi entro la metà del decennio. Ma alla luce degli attuali sviluppi, è probabile che ci siano ritardi», ha detto il Ceo, Gernot Döllner. Inevitabile dunque fare un passo indietro. Ola Källenius, amministratore delegato di Mercedes- Benz, è recentemente tornato a parlare della frenata alle strategie di elettrificazione del costruttore di Stoccarda: «Nei prossimi anni nella nostra gamma ci saranno sia auto elettriche sia vetture con motori a combustione elettrificati», ha spiegato il top manager all’ultima assemblea degli azionisti. «E se c’è domanda – ha aggiunto ci saranno anche nel prossimo decennio. Ci assicureremo che tutti i sistemi di propulsione vengano completamente aggiornati e poi toccherà ai clienti decidere». Anche Ford ha innestato la retromarcia. Nel 2021 il costruttore americano aveva dichiarato l’obiettivo di vendere solo auto elettriche dopo il 2030, cinque anni prima di quanto deciso dall’Europa con il bando delle nuove vetture endotermiche. Alla luce di quanto sta accadendo invece «se vedremo una forte domanda, ad esempio per i veicoli ibridi Plug-in, continueremo a produrli anche dopo il 2030», ha detto il responsabile delle attività europee di Ford, Martin Sander, al summit Future of the Car