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 2024  maggio 14 Martedì calendario

La vita da single, le parole sbagliate e quel ritorno di Fedez alla legge della strada

di Candida Morvillo
Il rapper e la «brutta periferia» che riemerge inesorabilmente

Se c’è una cosa che emerge da questa brutta storia del pestaggio di Cristiano Iovino, è che la nuova vita da single di Fedez sta pericolosamente virando verso un ritorno alle origini, alle legge della strada. Ci sono le compagnie anzitutto: il bodyguard Christian Rosiello star della curva Sud del Milan, che era con lui in discoteca quella notte, assieme a un manipolo di altri ultrà; Islam Hagag, detto Alex Cologno, con cui Fedez ha fatto una foto – stretti vicini vicini – in un altro locale, il Volt, e che sabato è stato arrestato fuori dallo stadio di San Siro, per l’accoltellamento di un venticinquenne romeno.
Fedez poteva esserci o non esserci davanti a quel palazzo in via Traiano dove è stato picchiato il personal trainer Iovino, reo – pare – d’aver detto una parola di troppo nel privé della discoteca The Club. Fedez può essere stato il primo a scendere dal van e menare due cazzotti (andati a vuoto, peraltro), come sostengono due testimoni, o poteva non essere lì, come sostiene lui. I fatti li accerteranno i magistrati che lo hanno indagato per rissa, lesioni e percosse in concorso. Ma il punto, per ora, è che ci si aspetta che uno chiamato dal Salone del libro di Torino per parlare di salute mentale ai giovani, uno che ha preso l’Ambrogino d’oro per i suoi meriti di filantropia, messo di fronte a un’accusa simile, si offenda, condanni il raid e dica che è inimmaginabile che una persona civile come lui guidi una spedizione punitiva di otto o nove ai danni di uno solo. Fedez no. Fedez rilascia un’intervista per dire che il pestato non ha denunciato, non è andato al pronto soccorso, tre giorni dopo stava a Ibiza a ballare e che quindi, non essendoci il ferito, non c’è reato. Spiega pure che pioveva, ergo la telecamera che l’avrebbe inquadrato a dar pugni non è attendibile. La linea di difesa avrebbe una sua logica, forse, se espressa da un avvocato in tribunale, ma se è Fedez stesso a sostenerla, suona piuttosto balorda, equivale a minimizzare l’aggressione. Equivale a un «errore di comunicazione» di quelli che rischiano di comprometterti la reputazione fino a completa, incerta, riabilitazione. È la «periferia», quella brutta, che riemerge, inesorabilmente.
Il rapper di Rozzano aveva raccontato a Francesca Fagnani, a Belve: «Vengo da un luogo in cui esiste l’omologazione di periferia, con canoni che vanno dal machismo all’essere bullo e sentirsi di strada. C’è chi è preda e chi predatore. Io ero un ragazzo di strada, ma non ero il re del quartiere, ero lo str...zo del quartiere. Ho imparato a farmi rispettare, ma mi picchiavano lo stesso».
La linea di difesa
In un’intervista dice che il pestato non ha denunciato e che quindi non c’è reato
Ora che, dopo la separazione da Chiara Ferragni, la nuova casa da single di Fedez è un appartamento da 400 metri quadrati in piazza Castello a Milano, 500 metri in linea d’aria dal Duomo, sembra che la «strada» gli è rimasta dentro. E la strada ti frega, se te la porti appresso come tutte le ferite antiche. «Da quel contesto sono derivati traumi personali», ammetteva ancora lui. Traumi, ferite. Tiziano Ferro ha appena detto che si muove ancora come se fosse grasso, perché dentro si sente grasso. Dentro, da qualche parte, Fedez sembra ancora il ragazzo che non ha scelta fra darle o prenderle, fra essere bullizzato o essere bullo. Pare rimasto in quell’altrove in cui il confronto muscolare è normale e le amicizie non si scelgono ma capitano.
Nella notte fra il 20 e il 21 aprile era al The Club per un DJ-set. Lo accompagnavano un’amica e Christian Rosiello, che è la sua guardia del corpo ma è anche, per dire, vicinissimo al leader del tifo rossonero Luca Lucci, detto Toro, uno ai domiciliari per traffico di droga, già condannato per lesioni gravi a un tifoso interista mai risarcite in quanto nullatenente. La prima rissa in discoteca è stata ripresa dalla videosorveglianza con immagini nitide che riveleranno chi era con Fedez e chi con Iovino. Quest’ultimo è celebre per un «caffè» con Ilary Blasi che a suo dire era molto più di un caffè, tant’è che Francesco Totti l’ha voluto testimone nella causa di divorzio. Incroci bizzarri del mondo della notte. Più tardi, sotto casa di Iovino arriva un van con una banda in via di identificazione. Sono 30-40 secondi di botte. La modalità è da regolamento di conti pure se la vittima si è fatta male poco e Fedez che non lo capisce resta quello che canta «a 14 anni ti rigavo la Porsche invece adesso c’ho una Lamborghini nel box». La strada è un luogo interiore. Se non te la scrolli di dosso, te la porti pure a Piazza Castello.