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 2024  maggio 14 Martedì calendario

Intervista a Greta Gerwig

CANNES – La presidente di giuria Greta Gerwig, la prima regista a superare la soglia del miliardo di dollari conBarbie,fenomeno globale dell’estate 2023, è adorabile e statuaria in un abito a righe bianche e blu. Si siede in poltroncina di una terrazza del Palais con affaccio sul mare e sospira: «In questo preciso momento provo molta ammirazione per le donne del XIX secolo, perché indosso un corsetto e vi dirò, quelle donne erano toste, come questo corpetto. E sono anche onorata e un po’ stupita di essere stata scelta per questo ruolo. È straordinario, mi sto dando dei pizzicotti».
“Barbie” ha unito autorialità e incassi. Cerca questo tipo di film?
«Ogni film è un universo a sé stante.
Non faccio divisioni. Cerco l’anima che puoi sentire dietro un film grande o piccolo. E mi piace essere gelosa, guardando un film, pensare: cavolo avrei dovuto farlo io così. Il cinema degli altri ti riempie di idee.
Qui spero di essere sorpresa».
Cerca un film da grande pubblico?
«Non divido il pubblico per categoria. Chiunque sieda in sala si può connettere a film che sembrano “difficili o impenetrabili”, Lo so bene perchè i miei genitori vivono in Kentucky, vanno sempre al cinema d’essai, non hanno un farmazione specifica, s’innamorano della storia, della fotografia, dell’atmosfera.
Ognuno interpreta il cinema commerciale a modo suo, per me è quello capace di connettersi con il pubblico».
Parallelo al successo di “Barbie” in Italia c’è stato “C’è ancora domani” una commedia su violenza e diritti delle donne.
«È un connubio in cui credo. Penso al
Dottor Stranamore. Beh, non c’è niente di più serio. E però è così divertente proprio perché è così serio. Mi interessano i film che osano qualcosa di inaspettato perilluminare, che tirano fuori qualcosa che avevi dentro senza saperlo».
Lei è presidente di giuria, c’è la Palma d’oro a Meryl Streep, un film sul MeToo, ma solo quattro registe in concorso.
«Penso che sia un periodo di cambiamento, che il comitato di selezione si prenda il suo tempo e cerchi di avere una vasta gamma del cinema mondiale oggi. Ho fiducia che il numero crescerà».
Il MeToo francese quest’anno travolge il festival. Lei è sempre stata militante.
«Il MeToo ha cambiato in modo sostanziale l’industria. Pensiamo ad esempio all’intimacy coordinator. Si deve andare avanti: l’ascolto delle voci, delle storie, il lavoro per rendere l’industria del cinema e i film luoghi sicuri che incoraggiano l’espressione artistica».
Consigli per registi indipendenti che vogliono lavorare con studios?
«Io sento di essere una registaindipendente. E sono riuscita a lavorare con gli studios facendo il film che avevo in mente, senza scendere a compromessi. Da attrice ho fatto tante audizioni, ero spaventata, mi sentivo giudicata.
Quando sei dall’altra parte del tavolo invece vorresti solo che entrasse un attore a cui affidare il ruolo. Lo stesso vale per gli Studios. Ti pensi diverso da quel che cercano, e invece vogliono un regista che arrivi e dica: “Ho la tua storia, lo faremo in questo modo”.
Cercano quella originalità, quella scintilla. E poi ci si prepara a litigare per i due anni successivi».
Dopo un successo come “Barbie” ci si sente più forti o impauriti?
«Sono eccitata. I film sono difficili da realizzare e io vorrei continuare fino a ottant’anni, come Coppola, Miller e Scorsese. Devo restare in forma perchè voglio fare film a 80 anni.
Spero che Barbie mi abbia dato qualche possibilità in più».
Cosa ama del cinema italiano?
«Quando penso al vostro cinema mi viene in mente il viso di Giulietta Masina. Mi sono sempre sentita legata a lei, perché amo recitare. La prima volta che l’ho vista sullo schermo, ho pensato: oh, sono io: questo è quello che vorrei fare. È quel tipo di esuberanza. E penso anche al cinema di Fellini, la folle cacofonia dei suoi film».
Come va con i suoi giurati?
«Alla prima cena è venuto fuori che tutti noi abbiamo e amiamo i cani. Ci siamo mostrati i video dei nostri cani, ribattezzato la nostra giuria, del Festival Canino di Cannes». —