Corriere della Sera, 13 maggio 2024
Dal calcio agli orologi di lusso Passioni (e litigate) di Sciò Aldo e del suo delfino
«Un confronto continuo ma decisioni non sempre condivise», racconta chi li conosce bene entrambi. Di sicuro con discussioni intense, dall’esito incerto, talvolta tese. Non solo per quanto riguarda i colossali affari legati alla logistica portuale. Ma anche nel calcio. E questo, sin da quando c’era da pianificare le campagne acquisti, prima del Genoa e del Livorno poi.
Testardo il padre, il Sciò Aldo Spinelli, 84 anni, self-made man che si è fatto tutto da sé e che nel curriculum, oltre al titolo di commendatore che il Quirinale gli concesse nel 1990, vanta poco altro. Ma testardo anche il figlio Roberto, 53, laurea in legge, sposato, incarichi sempre più importanti nelle aziende fondate dall’ingombrante genitore. Che al figlio ha voluto dare lo stesso nome di suo padre, il «nostromo», quello che nel 1958 si salvò da un naufragio in Atlantico con 22 morti.
Mentre Aldo con i giornalisti si è sempre trovato a suo agio, le interviste concesse da Roberto sono rarissime, eventi in cui tra l’altro si finisce a parlare quasi sempre di pallone. Nel 2019, a Primo Canale, l’emittente genovese, raccontò del bomber Tomás Skuhravy, i cui gol resero indimenticabili le stagioni del Genoa tra il 1990 e il 1995. «Avemmo offerte stratosferiche da Olympique Marsiglia e da Berlusconi» ricordò l’imprenditore.
Papà tentennava, per il centravanti erano pronti a sborsare oltre 25 miliardi delle vecchie lire. Il figlio però, con l’aiuto di mamma, lo convinse a tenerlo. Ma «forse fu un errore perché con quei soldi della cessione saremmo potuti ripartire». E ancora, un’altra ammissione: «Non fu una grande idea, lo riconosco, ma al cuore non si comanda».
Gli insider del gruppo Spinelli dicono che le passate discussioni sul calcio non siano differenti da quelle, attuali, sugli affari legati al porto: «Le decisioni le prendono loro, Aldo e Roberto». Di sicuro l’indagine racconta un’altra passione condivisa, quella, si legge nelle carte, «per il collezionismo di orologi svizzeri di lusso». Se c’è da spendere Roberto non si tira indietro: e in due settimane, nel marzo 2022, nelle gioiellerie di Genova ha lasciato 124.500 euro.