la Repubblica, 13 maggio 2024
Intervista a Frédéric Vasseur
Formula Fred Vasseur: sorrisi e rivoluzioni. L’ingegnere francese, 56 anni a fine maggio, è alla sua seconda stagione al governo della Ferrari. Ha già cambiato e innovato tanto: tecnici, piloti, metodo.
L’ingaggio di Lewis Hamilton dal 2025 rimarrà (anche) nel suo curriculum. E chissà che non gli riesca pure di portare in Italia il progettista più corteggiato del pianeta, Adrian Newey, che ha detto addio alla Red Bull. Intanto, ha concepito con il suo staff una macchina competitiva. E a Imola in questo fine settimana in cui si celebra Ayrton Senna a 30 anni dalla morte, la rossa esordirà con i primi aggiornamenti della stagione.
Avete provato le evoluzioni a Fiorano. Soddisfatto?
«Difficile dirlo prima. La verità è che la griglia è così vicina che per un decimo puoi fare una differenza enorme in termini di posizioni di partenza e in gara. Qualsiasi piccola cosa che possiamo portare può pagare, non è più come in passato che con un’evoluzione guadagni 7 o 8 decimi. Stiamo tutti inseguendo i dettagli. La cosa più importante è migliorare e stare davanti, non importa di quanto. Spero che siamo nella giusta direzione e, anche se piccolo, è un passo che ci aiuta nella lotta contro Red Bull e McLaren».
La Ferrari lotta per avvicinarsi ai campioni del mondo o difendersi dalle McLaren?
«Entrambe le cose. Io sono concentrato su noi stessi, penso che sia un errore guardare agli altri.
Molto dipende da pista a pista, ma anche del buon uso che facciamo della macchina e dei mezzi a disposizione».
Sarebbe felice di un secondo posto a fine Mondiale?
«È ancora presto, dopo sei gare l’anno scorso eravamo nella terra di nessuno in termini di performance, siamo riusciti a risalire ed è importante mantenere questa tendenza e questo ritmo. Sarà ancora lunga fino alla fine. Siamo secondi al momento, lo puoi essere al termine dopo aver combattuto o con dei rimpianti. Noi quest’anno a ogni weekend possiamo combattere per una vittoria e questa è una buona sensazione, vale più questo che pensare al Mondiale».
Si sta divertendo?
«Moltissimo, è una stagione eccitante, leggo di commenti negativi ma credo che la F1 quest’anno sia molto coinvolgente, non capitava da sei o sette anni di avere tre vincitori diversi di tre squadre diverse dopo sei gare».
Cosa porterà Hamilton alla Ferrari?
«Sangue fresco nel sistema.
Conosco la sua professionalità, non che i nostri piloti non ce l’abbiano, ma Lewis ha una visione diversa delle cose e ne possiamo beneficiare. Con Fernando Alonso è uno di piloti più esperti sulla griglia, il più vincente, ha la più grande esperienza sul campo e anche nel vincere i campionati. Certamente porterà velocità sulla pista ma non solo. Darà il suo contributo anchecon la sua conoscenza fuori dalla macchina, su come approcciarsi al weekend. È uno che sa mettere pressione alla squadra con l’obiettivo di raggiungere l’eccellenza. Questo ci spingerà moltissimo. E comunque dobbiamo ricordarci che adesso stiamo guardando ai dettagli. Qualsiasi particolare o singolo contributo può fare la differenza».
Quanto è stato difficile convincerlo?
«Onestamente, per niente difficile. Penso che lo avesse in mente da secoli, e forse quest’anno per diverse ragioni, compreso il fatto che avesse l’opzione di lasciare Mercedes, che noi avessimo un sedile a disposizione e una buonarelazione, è stato il momento giusto per ciascuno. Tutti i pianeti si sono completamente allineati per una volta. Credo sia una buona opportunità per lui, per noi».
È cambiata la sua relazione col capo della Mercedes Toto Wolff?
«No, è ancora ok. Quando sono arrivato in F1 dieci anni fa, sapevamo che a un certo punto avremmo potuto essere concorrenti su alcuni temi e sarebbe stato un problema per la relazione personale, ma è anche vero che finora non siamo mai stati rivali diretti. L’anno scorso, la nostra prima battaglia in pista, ma abbiamo sempre provato a separare il business dal privato. Non sempre è facile, in questo sport è complicatodividere completamente le cose».
Che coppia sarà Hamilton-Leclerc?
«Non chiedo mai ai miei piloti di essere migliori amici o di andare in vacanza insieme, io non lo faccio con i miei colleghi per lavorare meglio. C’è solo bisogno di avere una relazione schietta e piena di reciproco rispetto, credo che tra i due questo sia assodato, non vedo nuvole in cielo. Hanno già cominciato a stare un po’ più vicini in questi due ultimi mesi, è un periodo di allenamento come una luna di miele (ride, ndr ).Direi finora tutto bene».
È stato difficile salutare Sainz?
«Non è stato facile, ho assoluto rispetto per Carlos, soperfettamente cosa ha fatto per la squadra l’anno scorso, il ruolo che ha avuto per il recupero del team e in parte anche per quello di Charles nella seconda parte del campionato. È stata dura arrivare a questa decisione, ma credo che la reazione di Carlos sia stata super professionale, ha grande rispetto per la Ferrari, ci siamo trovati d’accordo nel rimanere concentrati sulla stagione e fare il meglio per spingere fino all’ultima curva dell’ultimo giro perché era nel comune interesse».
In Cina c’è stata qualche frizione tra Sainz e Leclerc. Qualcosa si è rotto tra loro?
«Direi proprio di no. Sono sempre stati più o meno a ogni gran premiofianco a fianco, è il positivo e il negativo di avere due ottimi piloti, allo stesso livello. Per me è utile, perché in campo c’è una sorta di emulazione permanente. Sono entrambi molto competitivi, ogni due gare devo parlargli e calmarli ma per me questo è più che altro un piacere, hanno entrambi a cuore il team».
Leclerc ha avuto qualche difficoltà in un paio di qualifiche, ne è preoccupato?
«Per niente. Capita che i piloti possano avere delle gare più complicate, è successo anche a Carlos. Nessun panico, normali fluttuazioni».
Charles avrà un nuovo ingegnere di pista da questa gara in poi, BryanBozzi al posto di Xavi Marcos.
Come mai questo cambiamento in corso?
«Perché siamo in un processo continuo di miglioramento, volevamo fare questo passo, è stata una promozione interna con Bryan che viene dal team, conosce Charles molto bene e hanno un buon rapporto, è parte dello sviluppo della squadra come lo sono gli altri.
Abbiamo appena ufficializzato che dal 1° ottobre arriveranno da Mercedes Loic Serra e Jerome d’Ambrosio. Tutti innesti per rafforzare la squadra».
La Ferrari prenderà anche Adrian Newey?
«Adrian è un riferimento per tutta la Formula 1 per la sua esperienza e il suo palmarès, è forse quello che ha più esperienza di tutti. Detto questo, io credo molto più nel gruppo che negli individui. Parte del successo arriva sempre dal potere del collettivo, nel fatto che ognuno sappia e sia convinto del ruolo che ha nel sistema, io sarò sempre quello che spingerà sull’importanza di questa tesi».
Lei sorride spesso, ma quello che si vede fuori non corrisponde alla fermezza della sua gestione e delle sue scelte. Carattere o strategia?
«Viviamo in un ambiente durissimo, con tanta pressione e competitività, proviamo sempre a tirare fuori il massimo e il meglio da ognuno, tutti lavorano come matti, non è facile da gestire, non lo è per me come per nessun altro. Molto spesso provo a cercare un equilibrio anche per me stesso. Alcuni dicono che dovrei essere più aggressivo. Io dico: quando puoi divertirti, fallo.
Quando stai al muretto non hai voglia di scherzare. Sono sicuro di fare il lavoro migliore al mondo, l’ho sognato da tutta la vita, sono arrivato quasi per caso al motorsport, nessuno in famiglia se ne occupava. E voglio godermela.
Sono serio ma non serioso. Il mio ruolo è anche mettere un po’ di olio negli ingranaggi».
Com’è cambiata la sua vita da quando è a Maranello?
«Tanto. Sono felice che mia moglie si sia trasferita a Bologna con mio figlio di 16 anni, gli altri tre sono più grandi e stanno per conto loro. Si trova bene e ha imparato l’italiano, a differenza mia, e anche per questo è il mio idolo. Quando ero a Zurigo per la Sauber non volle raggiungermi, mi sentivo molto solo».
Ha ricordi di Senna?
«Del giorno della morte, ero a Magny-Cours: sembra un secolo fa, non c’erano le comunicazioni di oggi, nessuno riusciva a credere alla notizia, inimmaginabile. Mi ricordo di Ayrton in azione, forse era a Le Mans nel 1984: il nome della pista era Alain Prost».
C’è qualcuno che oggi gli somigli?
«Hamilton, Leclerc, Verstappen...
L’esposizione dei piloti oggi è enorme, i social media hanno un impatto grandissimo e la Formula 1 è in una forma splendida. È impossibile fare confronti».