Corriere della Sera, 13 maggio 2024
Intervista a Gianna Nannini
È oltre il rock Gianna Nannini. La solita adorabile ragazzaccia capace di graffiare e commuovere. Ancora una volta star, dopodomani a Milano, dove vive, dove ha vissuto.
Cos’è per lei Milano?
«La amo, mi ha dato i natali a 18 anni quando sono scappata da Siena. Era rivoluzionaria. Se fossi rimasta a Siena non sarei così».
Questo è il suo anno: disco, film, tournée.
«Bisestile, va alla grande».
Il 22 marzo, il nuovo album «Sei nell’anima».
«Mi dicevano: hai una certa età, non fare pezzi nuovi, inediti, fai pezzi vecchi. Io invece volevo fare new soul. Mi è uscito questo album. Ho bevuto vino bianco, è venuto perfetto. Quando lo sento cantato, non trovo un difetto, è aderente a me».
Caparbia come sempre. E «Sei nell’anima» è anche il titolo del film sulla sua vita, su Netflix dal 2 maggio, tratto dalla sua autobiografia «Cazzi miei» del 2016.
«È un biopic, si racconta la mia vita fino all’83».
La giovane attrice Letizia Toni le ha dato il volto. È identica senza scimmiottarla, c’è parte della sua anima.
«È così, mi ha incantata».
Si tocca il dolore quando si vede lei da bambina che viene cacciata fuori dal coro.
«Ho pianto tanto. Ero sicura di essere stata brava. In quel momento mi sono detta: io devo cantare».
Lei racconta di aver toccato l’abisso, attraversato la follia. Vorrebbe che questo film fosse utile ai giovani, a quelli che soffrono di disagio mentale?
«Ho dato l’ok al film perché parlava di follia.I meandri creativi ti portano in una dimensione che non conosci, io sono andata dietro la mia follia. Smarrimento totale, non sei più chi sei».
Chi o cosa l’ha salvata?
La figlia
In gioventù ho pianto per il mio aborto. Ma non si dica che ho avuto Penelope in tarda età
«Mi ha salvato Carla (la sua compagna da anni, ora moglie, ndr): ha detto al dottore che avevo preso LSD. Se l’è inventato e così i medici, gli psichiatri hanno pensato che fossi così stravolta per quello e non mi hanno ricoverato. Così ho avuto tempo per tornare in me stessa. Altrimenti sarei ancora lì ricoverata».
Traumi che segnano.
«Non auguro a nessuno quello che ho provato io. Quando arriva il successo i ragazzi arrivano allo stress totale. Alle volte bisogna solo staccare i fili e poi riattaccarli».
Nell’83, l’anno della sua rinascita, lei aveva 29 anni.
«Ero a Colonia, in Germania. L’uscita dalla follia e dall’abisso psicologico. Ma non è stata rinascita, è stata la mia nascita. Io ho 41 anni (e non 70,ndr), sul serio».
È convinta dei suoi 41 anni. Se li sente così e basta...
«L’ageismo è una differenza culturale, una discriminazione e basta»
Sua figlia Penelope, quasi 14enne, ha visto il suo film?
«No, ha detto che lo vedrà. Quando avrà voglia».
Chissà che direbbe...
«So che quando è morta mia mamma, la sua nonna, lei ha detto: “Non si può fare come hai fatto tu, che rinasce?”»
Penelope ha trascorso l’infanzia in Inghilterra. È più libera di testa?
«Lì sicuramente non ha sentito la differenza che so di come è nata (tramite fecondazione assistita). Si è formato un pensiero libero e poi lì non era “la figlia di”. Ho sofferto più io a essere “la figlia di” (è noto il rapporto conflittuale di Gianna con il papà, ndr)».
Il suo brano di esordio è «Morta per autoprocurato aborto». Così attuale...
«Vero, cantavo la tragedia dell’aborto clandestino. Seguivo Adele Faccio e le sue conferenze. Chi l’avrebbe detto che ora stiamo facendo il gambero su questo tema. La nostra autodeterminazione è legge e non va toccata, non possono cambiarla. Il libero arbitrio ci deve essere. Trovano sempre il sistema per mettere uno contro altro, ma non deve essere così. Se non sei per l’aborto ok, non farlo, ma non impedirlo agli altri. Quando io ho abortito ho pianto una settimana. Abortire ti fa sentire molto male, se una donna lo può evitare, lo evita. Non è una passeggiata, ma bisogna rispettare le scelte delle donne».
L’età percepita
Ho toccato l’abisso della follia, mi ha salvata Carla
La mia vita è cominciata allora, dunque ho 41 anni
Penelope l’ha rimessa in pace con questo?
«Sì, ma non si dica che l’ho avuta in tarda età: l’ho avuta all’età giusta. “Tarda, sarai tu” mi viene da dire».